Stefano Canto – Sotto l’influenza del Fiume. Sedimento
Matèria è lieta di presentare la seconda personale in galleria di Stefano Canto, dal titolo Sotto l’influenza del Fiume. Sedimento – accompagnata da un testo critico di Lorenzo Madaro – in cui l’artista prosegue la sua ricerca sulla scultura e su Roma, intesa come città “liquida”.
Comunicato stampa
Matèria è lieta di presentare la seconda personale in galleria di Stefano Canto, dal titolo Sotto l’influenza del Fiume. Sedimento – accompagnata da un testo critico di Lorenzo Madaro – in cui l’artista prosegue la sua ricerca sulla scultura e su Roma, intesa come città “liquida”.
“Il fiume Tevere diventa il punto di osservazione e riflessione sulla metropoli – dichiara Canto – il suo fondo il luogo in cui si configura la città nella sua vera forma in costante mutamento. Materie organiche e inorganiche di diverso genere e frammenti architettonici di ogni epoca si accumulano e confondono in una unica omogenea massa grigia fatta di infiniti strati e sedimentazioni in continuo movimento e rimodellamento”.
Entrare nella Galleria Matèria vuol dire immergersi nell’opera di Canto e nel suo stesso farsi, mediante un allestimento in progress che prevede un vero e proprio dialogo tra l’aspetto contemplativo dell’opera e l’osservazione – processuale e in diretta – della sua stessa realizzazione. Il perimetro del primo ambiente è stato rivestito da impalcature di tubi innocenti: queste strutture, provenienti da un cantiere edile, si sviluppano verticalmente per rivestire quasi del tutto lo spazio, invitando lo spettatore ad introdursi in questa fabbrica temporanea in cui tutto si riferisce al concepimento della scultura, da intendere come stadio finale di un processo di rigenerazione, osservazione e teorizzazione di alcuni concetti che sono alla base della ricerca dell’artista.
Per Stefano Canto, “In questa mostra la galleria sita all’interno della città Universitaria diviene una sorta di distaccamento del Dipartimento di Scienze della Terra che dista a poche centinaia di metri, lo spazio espositivo si trasforma cosi in un piccolo Museo di paleontologia della città contemporanea”.
La scultura di Canto rivela l’esito di un doppio e parallelo processo, legato all’accumulazione della materia, al suo farsi, a specifiche relazioni con l’architettura e a una meditazione ininterrotta sul medium, che negli ultimi anni l’ha spinto ad interrogarsi sulla forma della scultura e sulle sue trasformazioni all’interno dello spazio stesso in cui agisce. Così le scaffalature accolgono, giorno dopo giorno, nuove sculture-sedimenti e la mostra muta costantemente; lo spazio che custodisce le opere diviene opera anch’esso, entra a far parte della dinamica di costruzione del lavoro di Canto, accoglie e formalizza, genera senso e invita il pubblico ad una vera e propria esperienza diretta, che nel secondo spazio della galleria si rivela fino in fondo.
Qui l’artista ha installato la fucina in cui tutto nasce, un cono meccanico – una sorta di betoniera – produce costantemente cumuli di materia, mescolando cemento ad altri materiali rintracciati durante una serie di perlustrazioni dell’artista lungo le rive del Tevere. È ancora una volta l’acqua a favorire la genesi primigenia dell’opera, grazie ad essa la polvere di cemento diviene scultura e gli strati di materia, comprese le foglie e altri residuali di natura, divengono parte integrante di un organismo vivente.
Profilo biografico dell’artista
Stefano Canto è nato a Roma nel 1974, dove si è laureato in Architettura nel 2003 e dove attualmente vive e lavora. Le sue produzioni artistiche si esprimono attraverso la poetica del luogo, passando attraverso le implicazioni sociali insite nel rapporto tra uomo e architettura. «La mia ricerca artistica – afferma Canto – ha avuto inizio dall’osservazione dell’ambiente circostante, inteso come una realtà complessa, polimorfa e polisemantica, costituita da molteplici elementi, in continuo dialogo gli uni con gli altri, dotati di una propria identità e di proprie valenze simboliche, evocative e comunicative». I suoi lavori sono stati esposti in diverse gallerie e istituzioni, tra le quali Viafarini Milano (2016); Museo dell’IFAN Biennale Dakar, Senegal (2016); Galleria Matèria Roma (2016); American Academy in Rome (2015); Biennale Di Kochi Muziris, India (2015); Museo RISO Palermo (2014); Museo della Triennale Milano (2013); Museo Civico del Marmo Carrara (2013); MACRO, Roma (2012); Corpo 6 Gallery, Berlino (2012); Museo Carandente, Spoleto (2010-11). Nel 2005 è stato vincitore del Premio Roma, Tempio di Adriano e nel 2009 del Premio Terna 02, Museo MAXXI, Roma.