Stefano Cescon – Metamorfosi

Informazioni Evento

Luogo
GAGGENAU DESIGNELEMENTI
Lungotevere de' Cenci 4 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

opening ore 18.30

lunedì-venerdì ore 10:30 - 13:00 / 15:30 - 19:00 solo su appuntamento previo contatto e-mail o telefonico.

E-mail: gaggenau.[email protected]

Telefono +39 06 39743229, +39 371 1733120

Artisti
Stefano Cescon
Curatori
Sabino Maria Frassà
Generi
arte contemporanea, personale

Comunicato stampa

LA PIETRA SI FA CERA CON LE METAMORFOSI DI STEFANO CESCON AL GAGGENAU DI ROMA

A due anni dalla mostra milanese Terra! e dopo il successo della personale a Palazzo Morando di Milano, Gaggenau e Cramum portano per la prima volta a Roma l’evoluzione artistica di Stefano Cescon, uno dei più promettenti talenti dell'arte italiana. Dal 30 settembre al 20 dicembre 2024, il Gaggenau DesignElementi Hub di Roma ospita METAMORFOSI, un percorso espositivo curato da Sabino Maria Frassà, in cui l'artista sperimenta per la prima volta l'unione della cera, suo materiale distintivo, con il lapislazzulo e il travertino, pietra simbolo di Roma e della nostra storia. Le opere in mostra incarnano ciò che il curatore Frassà definisce “metamorfosi al contrario, fluidi istanti infiniti, in cui la pietra che si fa cera diventa metafora dell'esistenza umana. Stefano Cescon dà forma e volume a una nuova pittura in grado di esplorare e raccontare in modo rivoluzionario l'armonia e la bellezza insita nella complessità e nella fragilità umana. E così i nuovi miti narrati da Cescon sono fatti di dubbi e realtà, di eroi di tutti i giorni che non possono che combattere per resistere e travalicare i confini della materia e del tempo". L’artista stesso spiega: "Il senso di ambiguità e dubbio tra i due stati della materia – solido e liquido – è il fulcro della mia ricerca. Esso pervade una dimensione classica, quasi mitologica, per approdare a un enigmatico approccio alchemico che mi affascina da sempre."

Con questa mostra Gaggenau conferma il suo impegno a ricercare e dare spazio al punto di incontro tra eccellenza e bellezza. "Noi di Gaggenau," spiega Mistral Accorsi, brand manager, "siamo onorati di ospitare le ultime creazioni di Stefano Cescon, un artista il cui lavoro richiama fortemente quell'equilibrio estetico ricercato attraverso un pensiero sofisticato, un sapere artigianale e la costante tensione verso l’eccellenza; valori che condividiamo e che definiscono la nostra storia sin dal 1683. Al pari di quanto fatto con il nuovo piano cottura Essential Induction, Cescon, partendo dalla tradizione e dal passato, ha sviluppato una pratica artistica unica e innovativa, capace di donare alla materia tangibile la forza dell’invisibile. In Metamorfosi, grazie alla curatela attenta e raffinata di Frassà, queste opere d’arte si fondono perfettamente con gli elementi di design di Gaggenau, creando un percorso visivo ed emotivo straordinario che non può che riempirci di meraviglia e farci riflettere. Ciò che vediamo va così ben oltre l’apparenza: un quadro in cera e pietra o un elemento di design della nostra cucina diventano infatti l’espressione di una filosofia e di una visione dell’esistenza come viaggio verso una vita migliore, attraverso l’esperienza quotidiana di una bellezza che nasce dalla materia trasformata in pensiero."

Il punto di partenza concettuale della mostra è la massima latina “Nitimur in vetitum semper cupimusque negata” (Tendiamo sempre a ciò che è proibito e desideriamo ciò che ci è negato), espressione del fascino dell’interdetto, una tensione universale che Cescon trasforma in un processo artistico. Cescon sovverte l’immaginario classico, dove la pietra

rappresenta l’eternità, portando la cera, fragile ed effimera, a fondersi con il travertino per creare “lastre” che sfidano la percezione. Le sue sono metamorfosi al contrario, in cui la materia si trasforma in forme che invitano a oltrepassare i rassicuranti confini dell’arte tradizionale. Nulla è ciò che sembra: al di là della bellezza estetica, c’è un profondo concetto e un approccio rivoluzionario che ridefinisce i limiti della pittura come metafora dell’esistenza. 

Parlare di Stefano Cescon e del senso della sua ricerca "oltre i limiti" significa approfondire la sua tecnica distintiva, che Gaggenau e Cramum supportano dal 2022. L'interesse di Cescon per il colore e la materia lo ha portato a sviluppare un metodo unico che combina pigmenti, cera d’api e lapislazzuli, collocandosi tra pittura e scultura, con la stratificazione come elemento centrale. Dal 2019 la cera è divenuta un materiale chiave nella sua ricerca, abbandonando la paraffina per una cera più pura e naturale, ispirata alla tradizione scultorea della fusione in bronzo. Dopo la mostra Terra! presso Gaggenau Milano, Cescon ha continuato a sperimentare, presentando l’evoluzione del suo lavoro nella mostra Ritmo a Palazzo Morando. Qui, l’introduzione di casseforme di vetro ha permesso un maggiore controllo sui materiali, con toni più netti e una stratificazione materica ancora più evidente. Le sue opere riflettono la complessità del tempo e la tensione tra il controllo e l’imprevedibilità del processo creativo.

In “Metamorfosi” l’artista introduce in tutta la sua potenza la pietra come nuova variabile nella sua ricerca. Questo sviluppo è iniziato diversi anni fa con l’utilizzo del lapislazzulo, una roccia proveniente dall’Afghanistan, nel tentativo di raggiungere il blu ideale. Le opere della serie “Oltremare” del 2022 nascevano infatti da questa sperimentazione, con un titolo che richiamava esplicitamente l’antico nome del lapislazzulo, una pietra blu importata dai paesi “oltre” il Mar Mediterraneo. Il lapislazzulo, carico di riferimenti all’arte sacra, viene ancora oggi mescolato dall’artista con la cera, creando un dialogo tra simbolismo e contemporaneità. D’altronde "il processo creativo di Cescon si configura come un tentativo di far dialogare gradienti cromatici con un’idea di scansione temporale, dove l’opera diventa un istante fluido e perpetuo, un processo co-generativo soggetto al tempo e alla sua trasformazione. La fusione di roccia e tempo ha spinto l’artista a utilizzare una roccia dal forte valore simbolico e iconico come il travertino. Questa roccia rappresenta la romanità per come noi la vediamo oggi, nella sua scansione e dimensione archeologica: non è un caso che il travertino della storica Cava del Barco sia stato impiegato per la costruzione anche del Colosseo. "In questi lavori" " spiega il curatore Frassà "l’artista ha così trasformato la pietra in cera, combinando il travertino con il suo “amato” blu oltremare. Il risultato è una fusione reale oltre che concettuale di pittura e scultura, di storia e materia, che riesce ad esplorare l’essenza stessa della pittura e della rappresentazione della realtà. La cera che si fa pietra diventa così metafora stessa dell'esistenza umana, che l'arte non può che raccontare".