Stefano Di Stasio – Le città invisibili
La mostra ospiterà alcune delle più importanti opere di Stefano Di Stasio, pittore fondamentale dell’Anacronismo con Calvesi.
Comunicato stampa
La mostra ospiterà alcune delle più importanti opere di Stefano Di Stasio, pittore fondamentale dell’Anacronismo con Calvesi; protagonista indiscusso di quel ritorno alla pittura che ha caratterizzato gli ultimi venti anni del ventesimo secolo. Ricordiamo che è stato presente con sala personale alle Biennali di Venezia nel 1984 e nel 1995 ed ha partecipato alla XI, XII, XIII Quadriennale Nazionale di Roma; ha, inoltre, ultimato nel 2005 un importantissimo ciclo pittorico per la chiesa di Santa Maria della Pace a Terni, su progetto di Paolo Portoghesi. Questa mostra parte dal concetto, dallo stile combinatorio calviniano, così simile per certi versi alla pittura figurativa di Di Stasio. Le città invisibili non esistono, vivono nell’immaginazione e nelle parole del protagonista del libro, Marco Polo, così come i mondi pittorici di Di Stasio che esistono in maniera (in)visibile dentro e fuori i soggetti scelti, l’artista e i fruitori dell’opera. Un tratto onirico, a tratti metafisico, che racconta storie - città dell’animo – immaginate, che non sono poi così lontane dalla realtà ma che esistono fisicamente solo sulla tela del pittore e nella mente di chi guarda. L’artista sarà presente all’inaugurazione, nella Galleria Centometriquadri arte contemporanea (via Carlo Santagata n. 14) di Santa Maria Capua Vetere (Ce), l’allestimento rimarrà fino al 2 dicembre 2020; il testo critico della mostra è ad opera di Rita Alessandra Fusco. Biografia: Nato a Napoli nel 1948, cresciuto in una famiglia di musicisti, si dedica fin da piccolo alla pittura e, giunto a Roma, sperimenta un’arte che superi i confini bidimensionali della tela, con le istallazioni della fine degli anni Settanta nella galleria autogestita La stanza. Diviene esponente di spicco dell’anacronismo, movimento artistico teorizzato da Maurizio Calvesi negli anni Ottanta, rivolto a esaltare un ritorno alla pittura tradizionale in contrasto con le tendenze concettuali dell’epoca. La sua è una pittura dove l’artista trasporta sulla tela le immagini che si affacciano nella propria mente, senza alcuna mediazione della ragione o rapporto con la realtà. Le immagini sono simboliche e metastoriche, testimoniano l’amore viscerale per la tecnica pittorica quale espressione artistica del proprio sentire e si offrono con potenza evocativa. Partecipa alla Biennale di Venezia (1984 e 1995), alla Quadriennale di Roma (1975, 1986, 1992 e 1999), alla mostra Novecento alle Scuderie del Quirinale di Roma (2001), alla mostra Un secolo d’arte italiana, la collezione Faierabend, al Mart di Rovereto (2005). Nel 2005 conclude il ciclo pittorico per la chiesa di Santa Maria della pace a Terni e realizza il ritratto di Amintore Fanfani per la collezione di Palazzo Madama, su incarico del Senato della Repubblica. La Mairie del 5° arrondissement di Parigi gli dedica una personale nel 2007.