Stefano Frascarelli – Plexi
Stefano Frascarelli riporta l’attenzione dello spettatore sui valori di forma e colore, giocando da artista su questi con la freschezza del principiante e l’intensità del professionista, alludendo, con la parola principiante, al “principio” o al “principiare”, cioè al porsi in origine del fare: “in principio era”.
Comunicato stampa
STEFANO FRASCARELLI: VITALITÀ DEL COLORE, FLUIDITÀ DELLA FORMA
Nel 1937 Picasso dipinge Guernica, il proprio capolavoro, tripudio informe di frammenti d’umanità sottomessi al caos della follia: corpi non più corpi; vita non più vita; mondo non più mondo. Le forme si appiattiscono e i volumi scompaiono, ma soprattutto, scompare il colore, perché un mondo che non è più mondo è un luogo grigio e senza spessore.
Colore e forma determinano il posto in cui viviamo. La natura si esprime così, attraverso la gamma dell’arcobaleno. Grazie a questi elementi sappiamo riconoscere oggetti e cose, ma spesso dandoli per scontato; per noi che senza non sapremmo più orientarci e che, quando tutto è morte, subito li abbandoniamo.
Così Stefano Frascarelli riporta l’attenzione dello spettatore sui valori di forma e colore, giocando da artista su questi con la freschezza del principiante e l’intensità del professionista, alludendo, con la parola principiante, al “principio” o al “principiare”, cioè al porsi in origine del fare: “in principio era”. Le masse cromatiche stese sulla superficie pittorica – a volte plexiglass, assunto per il valore di trasparenza – esprimono la forza del pianeta in formazione, cristallizzando fluidità materiche in spazi di colore puro, autonomamente reagenti all’“incontro” con altre zone, originando fusioni di vitale intensità. Da sempre interessato ai tonalismi della natura, Frascarelli passa da opere dove la “realtà” è suddivisa in fasce opposte di colore, allusione alla complementarietà degli elementi e al rapporto tra maschile e femminile (come sottolinea Laura Bartoli), a lavori in cui non esiste più la suddivisione netta dell’azione programmata: aree dove è il colore a stabilire i propri confini. Dopo aver controllato e deciso come e in quali zone esso dovesse agire, guidandolo secondo una propria scelta, l’artista fa che sia quest’ultimo a decidere, lasciandone intatta la vitalità.
Già l’espressionismo astratto ebbe a comprendere la forza insita nel colore, emancipata dalla totale volontà dell’artista, ma in questo inizio millennio la riflessione di Frascarelli ha il sapore di una riscoperta non priva di senso. In tempi di ostentata tecnologia l’artista comunica il valore nascosto della natura attraverso i numerosi toni che la contraddistinguono, restituendola in tutta la sua ricchezza cromatica, traendone aspetti nascosti a testimonianza dell’avvenuta catarsi nell’uomo; distratto da illusorie tentazioni, tempestato da inutili accessori. “La natura è un tempio”, scriveva Baudelaire, e guardando le opere di Frascarelli viene da pensare che in quel tempio sia conservata proprio la vera anima dell’uomo.
Andrea Baffoni, Perugia, settembre 2013