Stefano Lazzari – Tra le mura
Due serie di dipinti dell’artista umbro rendono omaggio allo spazio museale di Porta San Sebastiano raffigurandone scorci inusuali e combinazioni di dettagli nascosti.
Comunicato stampa
La mostra “Stefano Lazzari. Tra le mura” ospitata a Roma nella suggestiva cornice del Museo delle Mura dal 13 dicembre 2022 al 26 febbraio 2023, vuole essere un omaggio allo straordinario sito archeologico di Porta Appia, o di San Sebastiano, uno spazio tra i più suggestivi di Roma e naturale museo di se stesso, ma anche scenario perfetto per dialoghi contemporanei. Lazzari ha realizzato due serie di dipinti, otto tondi e un polittico di quattordici elementi, in tutti i casi tempere su tavola, che ripropongono scorci inusuali del museo, come farebbe un turista curioso attratto da dettagli minimi che estrapolati, manipolati e ingranditi possono diventare materiale instagrammabile oppure una sequenza pittorica inaspettata e dal sapore Pop.
L’autore, Stefano Lazzari, classe 1971, è alla prima esperienza personale ma ha al suo attivo un lungo cammino come copista d’eccellenza, avendo ideato vent’anni or sono una delle poche aziende al mondo specializzate nella riproduzione delle opere d’arte antiche con tecniche originali, la Bottega Tifernate.
La mostra, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da Bottega Tifernate, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, è a cura di Tommaso Strinati e sarà inaugurata martedì 13 dicembre alle ore 11.30.
“Una serie di dipinti di formato circolare e quadrato delle medesime dimensioni dialogheranno tra loro, con gli spazi della torre ovest e i camminamenti del percorso esterno. Traendo dal luogo stesso combinazioni di dettagli nascosti e sempre diversi al mutare della luce, Lazzari ha ideato due serie di opere – tondi e segni sulle mura – con l’obiettivo di entrare in simbiosi con lo spazio, volendo dare l’idea di un segno che lo abita al pari della natura attorno ad esso.” (T. Strinati).
La mostra
Lungo il Camminamento e nella Torre Ovest dedicata a spazio espositivo Lazzari reinterpreta nel primo caso, all’aperto, il rapporto tra le Mura Aureliane e il parco ad esse retrostante – un luogo singolarissimo dove la città moderna non è mai arrivata - nel secondo caso, all’interno del Museo, la ‘pelle’ stessa del laterizio antico che nelle infinite manomissioni del tempo diventa essa stessa qualcosa di organico alla stregua della corteccia di un albero secolare.
Lo spettatore camminerà sotto ai tondi posizionati nel Camminamento - dove lo scorcio del parco, attraverso uno degli archi, si ripete identico per otto volte, variando solo la luce, dal giorno alla notte - e sosterà dinanzi a un polittico all’interno del Museo, dove quattordici particolari dei laterizi delle mura, ravvicinati e combinati insieme, danno l’idea di una composizione astratta, di un’architettura che si presta a diventare altra come in un gioco scomponibile, parlando di ciò che il tempo restituisce agli antichi prospetti in laterizio: manomissioni, restauri, riparazioni grossolane, vegetazione spontanea, decori improvvisati, graffiti, combinazioni e scorci inaspettati. Testimoni dell’impero e della sua implosione, le mura raccontano una immensa stagione della storia e una microstoria quotidiana, entrambe allo stesso livello. I dettagli svelano la pelle di un monumento che, visto alla lente di ingrandimento, restituisce una sensazione tra l’astratto e il ritorno alla scabrosità naturale.
L’Artista
Nel 1990 Stefano Lazzari inizia le sue ricerche attraverso la riscoperta delle antiche tecniche di lavorazione delle botteghe pittoriche tra Rinascimento e Barocco. Perugino, Raffaello, Piero della Francesca ma anche Leonardo Michelangelo e Caravaggio, sono stati oggetto di studio direttamente nei musei dove ha potuto approfondire il loro modo di dipingere. Tutto questo porterà nel 2000 al brevetto per l’invenzione della Pictografia e alla fondazione della Bottega Tifernate a Città di Castello, azienda specializzata nella riproduzione delle opere d’arte seguendo letteralmente la tecnica di esecuzione originale.
Collabora con importanti musei come il Louvre di Parigi, il Metropolitan di New York, i Musei Vaticani, gli Uffizi ed il British Museum, dove si reca spesso per approfondire la conoscenza del colore, delle pennellate, del modo di dipingere di grandi artisti protagonisti del Rinascimento e del Barocco. L’idea di Lazzari è quella di un “ritorno alla forma” con l’utilizzo di linee e curve essenziali che, con l’aiuto del colore, permettono di ricreare la suggestione che provoca un paesaggio fiorito o l’intimità di un ritratto sacro, senza distrazioni.
Nelle sue opere sono forti i rimandi alle ultime prove di Alberto Burri, soprattutto alle composizioni più tarde e figurative conservate ai Seccatoi del Tabacco, dalle quali Lazzari trae il rigore delle forme, la tecnica e le campiture pure dei colori, complice anche una conoscenza del grande maestro nella sua adolescenza.
Come lui stesso afferma “negli anni ho creato opere dove inserivo l’emozione di una scoperta, il raggiungimento di un traguardo ma anche la forte delusione data da una sconfitta. Vedo nei miei quadri una continua contaminazione e un riutilizzo di tecniche antiche su materiali moderni, linee e forme ispirate da grandi capolavori ma anche il profumo e i colori, il paesaggio della nostra terra.”