Stefano Scheda – Zona Rossa
Galleria Fumagalli presenta “Zona Rossa”, il nuovo progetto di Stefano Scheda con Francesco Benedetti, pensato come monumento al periodo segnato dall’emergenza sanitaria.
Comunicato stampa
L’idea, che nasce in un tempo di ritrovata normalità e dall'esigenza di non dimenticare i momenti “bui” dovuti alla pandemia di Covid-19, si basa sulla riflessione a posteriori di una circostanza storica vissuta sulla nostra pelle e che ha riaperto cicatrici che pensavamo superate nell’epoca contemporanea. La seconda parte del secolo scorso ha regalato all’Occidente decenni di pace, di benessere e l’illusione che il progresso e la scienza avrebbero sconfitto il male in ogni sua forma. Il ventunesimo secolo si è aperto con l’undici settembre, seguito da una stagione di atti terroristici nelle capitali europee e dalla crisi finanziaria del 2008, dimostrando la nostra vulnerabilità. Ora, con la pandemia, abbiamo dovuto prendere atto anche dei limiti della scienza medica. Improvvisamente ci siamo risvegliati deboli e indifesi, passando dal narcisismo e dall’esaltazione alla paura e all’angoscia.
L’obiettivo è quello di continuare a riflettere sui limiti reali dell’uomo, cioè sul “conosci te stesso”, tenendo vivo il ricordo di ciò che può rappresentare per tutti noi, a livello mondiale, una Zona Rossa.
La memoria di ciò che ci ha investito e condizionato pesantemente può essere il vaccino culturale per affrontare l’indifferenza verso tutto ciò che dimentichiamo, senza trarne spunti positivi ed esperienza. L’oblio o il sonno della ragione e della coscienza troppo spesso ci hanno condotto a danneggiare irreparabilmente la nostra società nei suoi principi e valori, la natura e il pianeta Terra che ci accoglie, una natura che detta delle regole ben precise, ma che troppo spesso vengono infrante dalla nostra indifferenza e superficialità. È dunque bastato un microscopico virus per mettere in ginocchio l’intero pianeta.
La Zona Rossa che per mesi ci ha angosciati, tenuti in ostaggio, ci ha fatto sentire indifesi, ci ha travolto, inglobato, lasciato dentro o fuori, è uno spazio di allerta, un confine, un pericolo, ha occupato lo spazio dell’inconscio, del dolore, ma ci ha anche regalato il tempo della riflessione. Questo vuole essere un viaggio intenso fuori/dentro la Zona Rossa a ricordo delle sofferenze e di tutti quelli che non ce l'hanno fatta. La memoria presentata a sé stessa nella sua essenza luminosa e immateriale che soltanto il buio rende evidente. L'installazione nel luogo chiuso e raccolto della Galleria fa sì che la memoria venga elaborata in una dimensione intima e spirituale.
La Zona Rossa può anche essere uno spazio dove ci si sente protetti per trovare una nuova visione, ma allo stesso tempo è monito di un vissuto triste, un cortocircuito tra vita e morte.
Il visitatore si troverà solo e sospeso in uno spazio atopico dove rielaborare liberamente il proprio isolamento; potrà fotografare sé stesso o anche solo la luce in cui è immerso così da portarsi via un frammento di memoria. L’invio di una fotografia alla Galleria contribuirà alla creazione di un immaginario collettivo.
L’opera si ricollega all'installazione permanente collocata nella piazza principale di Marradi (Firenze), ideata per il festival Marradi Campana Dis/Infesta – edizione 2020 – (in)Differenza. Una declinazione diversa dello stesso tema: monumento antimonumentale, luce che si accenderà ogni giorno, dal crepuscolo all'alba, per mantenere viva la memoria, nel buio della vita notturna.
Accendere una luce rossa dentro ognuno di noi può essere il faro che ci ricorda i nostri limiti invitandoci a mantenere viva la memoria e la consapevolezza di sé senza perdere la fiducia nel futuro.
Annamaria Maggi
BIOGRAFIA
Stefano Scheda nasce a Faenza nel 1957 e vive a Bologna, dove insegna “Strategia dell’Invenzione” all’Accademia di Belle Arti. La sua ricerca è rivolta a catturare i cortocircuiti della realtà senza alterarne la fisionomia oggettiva anzi esponendone lo scarto, l’altrove. L’ambiguità tra reale e illusorio si manifesta nelle immagini che realizza, spesso evocatrici di un senso di estraniamento in chi osserva, come nel caso delle serie fotografiche che ritraggono edifici fagocitati dalla vegetazione o inglobanti il paesaggio in porte e finestre specchianti. Lo specchio come superficie riflettente e l’acqua, il mare, come archetipo della soglia tra la vita e la morte sono elementi ricorrenti nella ricerca sulle relazioni tra il corpo, l’architettura e il paesaggio. Queste interazioni, che l’artista cattura in immagine, rivelano modi di speculazione sulla percezione della realtà e rendono visibile il suo processo dialettico. Anche la presenza del corpo umano nudo, scevra da connotazioni erotiche, coglie la corporeità come elemento spaziale integrato, come un’“immagine nell’immagine”, allo stesso modo degli specchi che riflettono ciò che sta davanti.
Stefano Scheda è ideatore di “Marradi Campana Infesta”(www.marradicampanainfesta.it). La manifestazione artistica giunge nel 2020 alla sua settima edizione dal titolo “MARRADI CAMPANA DIS/INFESTA. (in)Differenza". Gli abitanti di Marradi si confrontano con gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, artisti e intellettuali su temi sempre diversi, conservando un rapporto elettivo col poeta marradese Dino Campana.
Nel 2020 Stefano Scheda ha inaugurato la sua prima mostra personale alla Galleria Fumagalli, “Nudo mani in alto! Naked hands up!”, preceduta da partecipazioni a mostre in importanti istituzioni nazionali e internazionali quali Ghisla Art Collection, Locarno (2019); MAMbo, Bologna (2017); Palazzina Azzurra, San Benedetto del Tronto (2017, 2006); MART e Galleria Civica, Trento (2015, 2011); Museo Revoltella, Trieste (2013); Salone degli Incanti, Trieste (2012); The Leslie/Lohman Foundation, New York (2012, 2009); Kunstverein Augsburg (2010); Centro d’Arte Contemporanea del Ticino, Bellinzona (2009, 2007); Merano Arte (2009); Kunsthalle, Vienna (2009); ZKM Center for Art and Media, Karlsruhe (2006); Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, Genova (2006); “fuoribiennale” Biennale di Venezia (2005); Kunsthalle Goppingen (2005); Museo della Permanente, Milano (2005); Ursula Blickle Stiftung, Kraichtal-Unteröwisheim (2005, 2001); GAM, Bologna (2004, 2001); Villa delle Rose, Bologna (2002, 2001, 1997); Mücsarnok Kunsthalle, Budapest (2002); Rupertinum Museum, Salzburg (2000); Kunstsammlungen, Chemnitz (2000); Museo Ken Damy, Brescia (1996, 1995).