Stefano Trappolini – 4114
Con la mostra “4114” e l’installazione “Interno”, esposta nel giardino del Museo di Giacomo Manzù ad Ardea, l’artista Stefano Trappolini partecipa alla rassegna “Manzù, L’Arte e il Territorio”, promossa dalla Dott.ssa Marcella Cossu – Direttore della Raccolta Manzù – in collaborazione con MAD Museo d’Arte Diffusa.
Comunicato stampa
Con la mostra “4114” e l’installazione “Interno”, esposta nel giardino del Museo di Giacomo Manzù ad Ardea, l’artista Stefano Trappolini partecipa alla rassegna “Manzù, L’Arte e il Territorio”, promossa dalla Dott.ssa Marcella Cossu - Direttore della Raccolta Manzù - in collaborazione con MAD Museo d’Arte Diffusa.
Il lavoro di Trappolini giunge a questo traguardo dopo numerose esposizioni che l’hanno visto protagonista all’interno di un importante circuito di mostre personali e collettive, inserite nel panorama artistico contemporaneo nazionale e internazionale. Tra le maggiori e recenti, vogliamo ricordare: “VELARE E SVELARE”, nel 2001 alla Galleria Eventi e “SIMBOLI”, nel 2008 alla Galleria Hybrida a Roma; “COSTELLAZIONI”, nel 2009 alla Torre civica di Pomezia e Galleria Horti Lamiani Bettivò sempre a Roma. Tra le collettive: “Le Due Rive. Artisti italiani e croati”, nel 2005 alla Galleria Civica di Arte Contemporanea di Termoli e alla Galleria Klovicevi Dvri di Zagabria ; “Libero Libro d’artista libero”, nel 2006, al Museo Archeologico di Spoleto e “Falce e Martello”, nel 2008, al Museo D’arte Contemporanea del L’Aquila; “Sagome 547”, nel 2011, istallazione all’Istanbul Art Faire nel Padiglione Italia; “Libertà è Partecipazione”, nel 2014, al Palazzo Ruspoli di Cerveteri.
StefanoTrappolini, in occasione di questa nuova esposizione presso la Raccolta Manzù, presenterà quella che è la sua ultima ricerca artistica incentrata sul soggetto-modello: “SAGOMA”. Una ricerca iniziata nel 1995, ampliata ed approfondita fino al 2010, anno in cui è stata esposta al pubblico l’importante collezione di opere “Passi-Partout”, attraverso la quale l’artista ha esibito l’opera-scintilla dell’idea: “Figure” 1997 e la serie dei i numerosi lavori sviluppati “sulla e attraverso” il suo modulo Sagoma, indagato nei vari aspetti pittorici informali e installativi - il clichè delle opere, infatti, viene anche utilizzato dall’artista per incorniciare la realtà esterna con punto di vista delimitato, fotografare la porzione del vero che esso concede allo sguardo dell’osservatore dal suo interno, o dal suo fronte, attraverso il ritaglio della silhouette Sagoma - come possibile modello d’indagine artistica, ma anche come punto di vista scelto “con cui e verso cui guardare la realtà”.
In occasione della Mostra “4114”, sarà inoltre presentata l’installazione itinerante: “Viaggiatori Viaggianti”, inaugurata l’aprile scorso (2013), presso il Museo L. Pigorini.
Dall’intervista della Dott.ssa Cossu con l’artista:
M.C. Nell’ambito del tuo intervento presentato al Museo Pigorini nel 2013 - che si interfaccia e s’innesta nell’ambito del preesistente progetto demoetnoantropologico sui migranti partito nel 2009 in diverse città italiane - l’icona della sagoma, tra colore e trasparenza, è definita quale “...modello unico ripetibile” (e ripetuto). Qual’è il tuo rapporto con la serialità, contrapposta alla caratterizzazione artistico-artigianale dell’“unicum”? Nessuna delle tue sagome, infatti, risulta mai identica alle altre.
S.T. L’installazione “Viaggiatori viaggianti” rientra nell’ambito di questo discorso: è stata concepita per poter essere realizzata in 41 pezzi, 41 sagome che muovono all’unisono verso un unico destino, tant’è che vanno tutte verso destra, nella stessa direzione. Mi piace, infatti, che siano un gruppo di persone unite, ma al contempo tutte diverse.
M.C. Non sembrano assolutamente comunicare tra loro.
S.T. No, se non per il comune scopo di compiere tutti lo stesso percorso. Un po’ un gioco, un po’ una favola: quella di voler credere nella possibilità di una situazione migliore.
Il Museo d’Arte Diffusa, nel suo incedere, non poteva non incontrare l’arte di Stefano Trappolini; le sagome camminanti, i colori caldi che le incidono su tela, su carta, nel legno, su forex sembrano raccontare un viaggio comune, solitario e di massa perché l’arte “muove” dalle idee dell’artista arrivando ai cuori e alle menti del pubblico. Obiettivo di MAD è dunque quello di individuare messaggi d’Arte Contemporanea coerenti col rapporto che la Cultura instaura con uomini e donne attraverso l’Arte, quindi segni emozionali, scelte stilistiche stimolanti, immagini originali e istintivamente comprensibili e tutto questo insiste nel lavoro creativo di Stefano Trappolini che è fotografo, videomaker naturalmente pittore e scultore, professore, musicista all’occorrenza, sempre curioso, attento e pronto a immortalare ogni sensazione con la sua penna-gesto-occhio fluttuando tra antropologia e tecnologia, da una matita ad un iPad. (Fabio D’Achille curatore MAD)
La silhouette incorniciata della Sagoma, sempre presente nell’ultima produzione di Trappolini, rappresenta quindi un simbolo: supera il suo valore figurativo ed estetico per concedersi al pubblico come elemento di possibilità riconoscibile. Il tranfert e la comunicazione immediata, avvengono attraverso un’istantanea riconoscibilità del soggetto, lampo che indiscutibilmente innesca un meccanismo di scambio e immaginazione, rendendosi strumento del concept guida dell’artista. Le sue sagome ritraggono la stessa figura di un uomo che cammina, la ricerca pittorica ne caratterizza l’identità, ma quello che conta è il sentimento che le accompagna: “…il nostro continuo viaggiare” (Stefano Trappolini).
“L’opera del maestro offre l’occasione di identificare L’IO e L’ALTRO in unica SAGOMA: un IO attivo e consapevole della sua realtà e nella realtà, un ALTRO inteso come simile, anche quando straordinariamente opposto. Possibilità quindi, che ha come principio d’indagine il concetto del transfert come l’inizio di un viaggio: il senso più intimo di trasmissione che avviene da uomo a uomo e che attraverso l’arte, si proietta verso Terra Infinita, quella delle certezze offerte e delle possibilità inespresse.
..quelle Sagome allora, siamo Noi e gli Altri; una diversità che non è mai distanza ma dono, valore aggiunto, conoscenza e sogno di paesi lontani e lontane storie, di cui l’opera stessa diventa il racconto.
Viaggiatori erranti, soli o in disparate compagnie. Profondamente simili perché anche quando Colore cambia, Forma non muta, né s’interrompe Moto.
…le sue Sagome sono straordinariamente libere, perché eternamente in cammino. Il valore dell’esperienza assunta durante il percorso, supererà l’ambizione al raggiungimento della meta. Non conta la partenza, non è previsto arrivo, quando la vera bellezza è vivere nella propria vita e saper rispettare e riconoscere in quella degli altri, il moto perpetuo di Viaggiatori Viaggianti”. (Romina Guidelli, curatrice della mostra “Viaggiatori Viaggianti”).