Still

Un gran tour fotografico di scatti visionari e ordinari che attraversano periferie e interni metropolitani, incontrano ritratti che bucano l’obiettivo e mettono a fuoco close up di nature morte o plastificate.

Comunicato stampa

Inaugura il 5 marzo la mostra Still, un gran tour fotografico di scatti visionari e ordinari
che attraversano periferie e interni metropolitani, incontrano ritratti che bucano
l’obiettivo e mettono a fuoco close up di nature morte o plastificate.
Sulle pareti si alternano fermi immagine di storie inventate ad altre con ambientazioni
reali. Il viaggio ha inizio nei sobborghi americani degli anni Sessanta, attraversa gli
States e approda nella New York anni ‘80. Prosegue poi oltre oceano, in Europa, tra
New Wave e intimismi di fine secolo, quando gli scatti si asciugano in snapshot rubati
al quotidiano, sfuocati e saturi. Non mancano micro set magistralmente diretti secondo
le regole usate dalla comunicazione e dalla moda, dove ogni dettaglio non è mai lasciato
al caso ed è usato nel territorio ibrido della fotografia d’arte con giochi di rimandi e
azzeramenti di significati.
Nelle immagini in mostra, seppur diverse per epoche e stili, un manierismo surreale e
allucinato convive con lo spirito più decadente della cultura underground.
L’insieme si presenta come una quadreria di frammenti macroscopici di una memoria
personale, quella degli autori, che racconta inconsapevolmente una storia più ampia.
Ciascuna inquadratura distilla sogni, paure, trasgressioni, contraddizioni: l’erotismo
con la violenza, la realtà con la finzione, l’oltraggioso con il sublime.
Still è un omaggio all’istantanea che sospende il tempo in un limbo perenne, per certi
versi onirico, universale anche quando non ha la pretesa di esserlo. Nel domestico,
nel quotidiano, intravisto da ogni obiettivo, risiedono le verità incidentali proposte
dallo scatto e dal suo autore. Alle stanze nude e umorali di Nan Goldin si accostano
le immagini vintage di Natalia LL, attivista politica, femminista, capofila della postavanguardia polacca degli anni Sessanta.
I ricordi d’infanzia prendono vita sullo sfondo dei diorami di Gregory Crewdson o
diventano iconografie sacre e sacrileghe nei set teatrali di Janieta Eyre. Le pose in
studio dei ritratti di Armin Linke, Bettina Rheims o Hiroshi Sugimoto, ognuno con il
suo background culturale, conservano la stessa freschezza che si ritrova nelle modelle
improvvisate dai famosi scatti di Larry Clark e Leeta Harding. Ci sono poi i travestimenti
surreali di Cindy Sherman insieme alle ambientazioni ironiche di David Levinthal o i
quadri sospesi e sfocati di Laurie Simmons.
Con loro, completano la ricca selezione proposta, i lavori di Clegg & Guttmann, Richard
Kern, Marzia Migliora, Tracey Moffatt, Tony Oursler, Jack Pierson, Terry Richardson,
Kiki Smith, Wolfgang Tillmans, William Wegman