Strappi. Tra violenza ed Indifferenza
Con l’evento della mostra inizia il percorso triennale che porterà alla celebrazione, a Torino, del centenario della fondazione dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia (A.N.Art.I.).
Comunicato stampa
AL MUSEO STORICO NAZIONALE D'ARTIGLIERIA NEL MASTIO DELLA CITTADELLA
LA MOSTRA FOTOGRAFICA
STRAPPI. Tra violenza e indifferenza
Con l’evento della mostra inizia il percorso triennale che porterà alla celebrazione, a Torino, del centenario della fondazione dell'Associazione Nazionale Artiglieri d'Italia (A.N.Art.I.), le cui attività saranno presentate in Conferenza Stampa
Venerdì 26 novembre 2021 alle ore 11,00
presso il Mastio della Cittadella (corso Galileo Ferraris, 0 – Torino) si inaugurerà la Mostra Fotografica Strappi. Tra violenza ed Indifferenza.
La mostra Strappi.Tra violenza e indifferenza nasce con l’intenzione di dare spazio a un tema duro, aspro, complesso come quello della violenza. È la cultura che si incarica di ricordare, nel suo valore sociale ed educativo, le situazioni dimenticate o addirittura sconosciute. È la cultura che, quando il tema trattato è così difficile ci permette di affrontarlo con credibilità.
Dieci fotografi, dieci reportage, cento scatti. Un'esposizione fotografica collettiva ideata e curata da Tiziana Bonomo, che spiega: “Abbiamo scelto immagini da leggere con dovuta lentezza per scoprire nelle pose, negli sguardi, nei ritratti delle vittime le loro storie al limite del reale: istanti cruciali che ogni fotografo ha rubato a suo modo, ciascuno con la propria capacità di cogliere orrore e bellezza, sconforto e speranza con l’implacabile forza della propria sorprendente dote di testimone”. La narrazione di Domenico Quirico, voce autorevole del quotidiano La Stampa, da sempre testimone della violenza nel mondo, approfondirà inoltre il concetto di “strappo” accompagnando la mostra con la sua introduzione e con le sue parole.
I PROTAGONISTI E I LORO PROGETTI
“Strappi” è un’esposizione che integra fotografia e parola.
I fotografi presenti in mostra sono: Alfredo Bosco, Derek Hudson, Karl Mancini, Fabio Polese, Ivo Saglietti, Laura Secci, Chloe Sharrock, Francesca Tosarelli, Roberto Travan, Mattia Velati.
Le fotografie sono il frutto di una ricerca e di una selezione fatta da progetti di reportage molto estesi, lavori a lungo termine in luoghi e situazioni diverse: dal Sud America al Medio Oriente, dal Messico al Myanmar, dal Congo allo Yemen.
Estado de Guerrero – il racconto visivo eseguito da Alfredo Bosco tra il 2018 e il 2019 a Guerrero in Messico – denuncia come la violenza, causata dal narcotraffico, trasforma villaggi, città, persone, bambini.
Il lavoro di Karl Mancini, sui femminicidi in America Latina, denuncia quanto le donne siano vittime di violenze inimmaginabili. Lo sguardo della ventinovenne Chloe Sharrock, con la sua personale sensibilità per i diritti delle donne, si è concentrato in questi ultimi tre anni, su Raqqa e sul campo di prigionia di Al-Hawl nel nord della Siria.
Ogni progetto esposto rappresenta simbolicamente una delle cause che scatenano la violenza: traffico di droga, integralismo, corruzione, maschilismo, potere.
Il noto fotografo Ivo Saglietti, da oltre un decennio segue puntualmente, a Potočari, la cerimonia di restituzione e riconoscimento delle vittime del genocidio di Srebrenica e ci mostra cosa significa convivere con le conseguenze di un genocidio L’esodo di popolazioni perseguitate continua ad essere simile a quello documentato da Derek Hudson durante la fuga degli hutu dai tutsi e nei suoi drammatici bianchi e neri ci fa capire cosa sono costrette a vivere queste persone. L’integralismo rischia di annientare la bellezza di un popolo e di un paese come quello yemenita, così magnificamente raccontato da Mattia Velati.
Laura Secci ci svela la sua esperienza in Afghanistan all’interno della missione ISAF (International Security Assistance Force). Un’altra giovane reporter Francesca Tosarelli, oggi diventata video maker ha deciso di riprendere – nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo – le donne, stanche di subire violenza, che combattono all’interno di gruppi ribelli. Il dolore, che anni di guerra procurano ai civili – continui strappi – è immediatamente tangibile nelle immagini in Nagorno Karabakh di Roberto Travan. La resistenza dei giovani, considerati ribelli, che lottano per la libertà in Myanmar è una silente denuncia che Fabio Polese è riuscito a documentare come unico reporter italiano.
MOSTRA FOTOGRAFICA
Alfredo Bosco, Chloe Sharrock, Derek Hudson, Fabio polese,
Francesca Tosarelli, Ivo Saglietti, Karl Mancini,
Laura Secci, Mattia Velati, Roberto Travan
Dieci fotografi si riconoscono unicamente
nel fermare il tempo, documentare la colpa, chiedere giustizia.
E stanarci dalla indifferenza. Domenico Quirico
CURATELA
Tiziana Bonomo
MASTIO DELLA CITTADELLA
Corso Galileo Ferraris 0, Torin
Organizzazione e Gen. Epifanio Pastorello e
supervisione Gen. Luigi Cinaglia
Progetto grafico Wow Studio di Adriano Padovani
Traduzioni Eleonora Brero eccetto i testi di Quirico e le didascalie di Tosarelli e Hudson
Stampa fotografie Emozioni by Fine Art Lab di Davide D’Angel
Cornici Silvio Zamorani
Editore Prinp - Editoria d’Arte
Allestitore P&P Italia