Strumenti di un rito esistenziale
Il titolo è tratto da una frase di Ettore Sottsass, designer, architetto e artista, che descrive pienamente il senso di questa mostra: un dialogo paritetico fra forme espressive diverse che convivono nello stesso intento. In un progetto che unisce fotografia e design, si esplicita il superamento del confine fra differenti mezzi espressivi come teorizzato dal gruppo Alchimia di cui Sottsass è stato uno dei principali esponenti.
Comunicato stampa
Inaugura venerdì 26 ottobre 2018, alle ore 18, la mostra collettiva dal titolo “Strumenti di un rito esistenziale”. Il titolo è tratto da una frase di Ettore Sottsass, designer, architetto e artista, che descrive pienamente il senso di questa mostra: un dialogo paritetico fra forme espressive diverse che convivono nello stesso intento. In un progetto che unisce fotografia e design, si esplicita il superamento del confine fra differenti mezzi espressivi come teorizzato dal gruppo Alchimia di cui Sottsass è stato uno dei principali esponenti.
I mobili di Gabetti e Isola, importanti architetti e designer torinesi, convivono con le fotografie degli anni Ottanta e Novanta di Occhiomagico, studio protagonista della stagione di Alchimia, creato da Ambrogio Beretta e Giancarlo Maiocchi, e poi portato avanti da quest’ultimo, che ha profetizzato e realizzato il superamento della fotografia come strumento per rappresentare la realtà oggettiva. Anche il lavoro di Paolo Giordano, fotografo e designer, si muove sullo stesso binario; saranno in mostra le sue foto dei primi anni Ottanta insieme a scatti più recenti che dialogano con gli oggetti della sua produzione di design.
Le Polaroid di nudo di Gianpiero Fanuli rappresentano, invece, un omaggio al tratto di Carlo Mollino, senza avere un approccio didascalico, mettendo in scena piuttosto la capacità evocativa della fotografia attraverso rimandi legati all’atmosfera e ai colori del poliedrico Mollino.
Ferdi Giardini sintetizza da sempre, nel suo lavoro, il rapporto fra arte e design: in esposizione alcune delle sue creazioni di design e una serie di sculture luminose realizzate a quattro mani con Jins che, a sua volta, presenta un progetto, intitolato “Natural Mystic Room”, in cui interviene con la pittura su bastoni in legno dal sapore tribale e primitivo.
Le lampade realizzate da Daniela Puppa e Franco Raggi rimandano nuovamente all’immaginario degli anni Ottanta e a quella stagione di creatività in cui il design ha saputo confrontarsi con la dimensione scultorea della luce.
Lady Tarin, infine, fotografa riminese che da anni vive e lavora a Milano, propone alcuni lavori della sua ultima produzione in cui viene ritratto un erotismo spontaneo che guarda alla grande fotografia internazionale. Con VI+M Studio, l’artista ha realizzato, inoltre, una serie di lavori dal titolo “Che luna nella mia stanza ma la tua pelle non la riflette” in cui le sue immagini sono incastonate in eleganti mobili-oggetto che creano un rapporto di osmosi fra fotografia e design.