Su pei monti #2 – Lalla Morassutti
Questo è il 2°evento del 2° ciclo delle attività culturali nella Villa Mabulton, a pochi chilometri a sud di Udine. Nel 2° ciclo, dedicato alla montagna, esporranno 16 artisti e saranno presentati 4 libri.
Comunicato stampa
PROGRAMMA di domenica 27 novembr e 2011
16.00 - Vernissage mostra d’Arte di: Lalla MORASSUTTI
17.00 - Presentazione del libro:
“SONO MONTAGNE” di Lalla Morassutti, Edizioni Campanotto
Introduce: Giorgio Ganis
Presenta: Carlo Marcello Conti, l’editore
Brani letti da: Raffaella Ferrari
18.30 - Aperitivo
Testo di pr esentazione:
Dott.ssa Raffaella Fer r ar i Cr itico d’Ar te
Via XXV Aprile 42 ● 33050 Pozzuolo del Friuli (UD)
0432 561 340 ● 349 55 89 508
[email protected] ● www.raffaellaferrari.it
ANTEPRIMA DEL TESTO DI PRESENTAZIONE
DELLA DOTT. SSA RAFFAELLA FERRARI
Lalla Morassutti è nata nel 1925, già all’età di 13 anni iniziò a frequentare lo studio del maestro
Augusto Colombo a Milano, a causa della guerra si dovette trasferire con la famiglia ad Abano
Terme (PD).
Finì il Liceo a Porlezza sul lago di Lugano in territorio italiano e, sempre a causa della guerra, si
ritrasferì prima a Belluno, poi a Venezia nel 1944 e, sempre nello stesso anno, a Ghieffa sul Lago
Maggiore dove, assieme ad un’amica, iniziò un periodo di studio presso il laboratorio dell’artista
Leonardo Dudreville, tema di studio nature morte, per poi arrivare allo studio del maestro Contardo
Barbieri. Consegue il Diploma al Liceo Artistico di Brera.
Lalla Morassutti si dedicava tanto al paesaggio soprattutto quando era a Belluno a Villa Buzzatti.
Continuò gli studi di bottega per diversi anni e con vari maestri, imparando varie tecniche di pittura
dall’olio all’acquerello, carboncino e china. Durante questo periodo affina soprattutto la conoscenza
delle ombre e chiaro-scuro.
Inizia l’attività di grafica nel ’56, disegni per pubblicità e progettazione di libri per le scuole,
disegno tecnico, etc…
Nel ‘58 sposa Bruno Morrassutti.
La montagna, nella sua pittura, è in principio eseguita ad acquerello ed inizia a far comparsa con la
fine degli anni ’60 grazie ad una visita ricevuta durante le vacanze a San Martino di Castrozza dalla
guida di montagna di zio Dino, Gabriele Franceschini, che le chiese di illustrare un libricino delle
montagne più belle che si vedevano nella passeggiata dell’Alta Via sulle dolomiti dedicata a Dino
Buzzati, nelle Pale di San Martino, libro edito nel 1979.
Iniziarono così le esposizioni e le Montagne divennero per Lalla Morassutti, da allora, il tema più
amato e trattato.
Ciò che la montagna lascia dentro Lalla Morassutti non sono solo i semplici ricordi di bei momenti
passati insieme alla sua famiglia e agli amici in periodi di vacanza, ma la montagna consegna e
radica nel cuore della Morassutti la sua anima, si sveste dei suoi misteri e libera la sua purezza.
La Galleria di foto-ricordi si apre e si fissa indelebilmente nei suoi quadri, Lalla disegna le varie
stagioni, il passare del tempo giornaliero e lo racconta con la sua ricca tavolozza, nascono così le
sue montagne, maestose che si danno in dono nella loro pienezza, purezza: Passo San pellegrino,
Croda dei toni, Nuvolau, Pelmo, Cristallo, Croda Marcora, Le Tre Cime di Lavaredo, Civetta sono
eseguiti con la tecnica mista dell’acquarello, china, acrilico e carboncino.
Il segno deciso, sicuro rimarca che il tema trattato da Lalla è a lei ben conosciuto e le sfumature
chiaro-scurali potenti e dal grande impatto visivo sono atte ad aumentare le naturali discese
scoscese delle crode che le accompagnano fino al loro ancoraggio a terra; l’artista, in maniera
emblematica, sfoggia e ci offre un fitto frasario nascosto di silenzi e suoni, dove la luce, l’aria
cristallina e i profumi propri della montagna, divengono una sorta di lettura intradermica di ciò
che il soggetto rappresentato è, di ciò che è rimasto nella pelle dell’artista, ciò che la sua pelle ha
assorbito durante le escursioni a piedi, in bicicletta, arrampicando o semplicemente girovagando
con il papà in motocicletta.
L’artista arricchisce o depura ogni montagna ritratta, alcune sono ricche di particolari minuziosi,
quasi a ricordare gli appigli ai quali s’è affidata durante le sue scalate, vedi ad es: Il Pelmo o la
Cima Grande di Lavaredo.
Quel che comunque traspare in ogni quadro della Morassutti è la sua attenta partecipazione fisica
all’interno della figura creata, perché lei, nell’atto della creazione, sembra riversarsi dentro la tela e,
pennellata dopo pennellata scala virtualmente la montagna.
Le montagne dunque raccontano la Morassutti o è Lalla che racconta le montagne?
Io penso che le due cose si compenetrino.
Ogni madre racconta dei propri figli, ogni figlio racconta la propria madre.