Susana Ljuljanovic – Tegumenti Aquis. Pelle all’acqua
La NITIDO – Exhibition & Body Art presenta Tegumenti Aquis-Pelle all’acqua, che espone identità spogliate del loro corpo nelle opere di Susana Ljuljanovic.
Comunicato stampa
Nell’urgenza del contemporaneo, Tegumenti Aquis - Pelle all’acqua si incentra tematicamente sull’identità, mettendo in mostra la connaturata contraddizione ascritta alla materia del corpo in un atto performativo che Susana Ljuljanovic (Roma, 1987) intesse alla trasposizione di effimere installazioni in tulle. In una manifesta risonanza delle pratiche promosse dalla NITIDO - Exhibition & Body Art, il processo di muta poeticamente inscenato dall’opera-video Idromanzia (2023) si ispira all’ecdisi degli insetti, che cambiano “pelle” quando questa diventa inadatta a contenerne il corpo: una mutazione morfologica suggerita dalla vulnerabile esibizione della muta e, con essa, delle maschere, quale rimando alle convenzioni dei propri ruoli sociali.
Effige residua di un corpo e di un individuo che non è più lo stesso, la muta con le sue maschere definisce una stratificazione di senso che, nella valenza metaforica della sua intima natura, passa anche dall’abbandono. Vanificato il corpo da vestire, i tegumenti edificano un memoriale acquatico di relitti slabbrati, che riaffiorano come trama tumultuosa di un’altra esistenza.
Divenuta materia a sé stante, l’incorporea muta viene quindi destinata ad un più ampio ciclo vitale, quale ineluttabile condizione dell'Essere e della sua stessa esistenza. Ed è così che, al pari di quanto accade per gli insetti, la muta-pelle si deforma e si degrada per poi essere riassorbita dalla natura. E se tutto è in “divenire”, l’immagine di un fiume che scorre -qui inscritta nell’immaginazione materiale di “Psicanalisi delle acque” di Gaston Bachelard- conferisce all’esistenza un principio di flusso e del fluire, che, in un’inestinguibile dialettica tra le parti, crea e distrugge.
Ecco che, trasversalmente alla forte accezione di “pelle” -rimarcata dalla fruizione di NITIDO- il fremito di un’indole metamorfica, che proprio l’immagine simbolica di ripudiati tegumenti in balia dell’acqua riesce ad instillare, decodifica il dialogo visivo instauratosi con il lavoro dell’artista. In tal senso, la mediazione percettivo-concettuale offerta dalle vetrate dello spazio espositivo configura, nella curatela di Rossella Della Vecchia e Giorgia Loccarini, un richiamo all’habitat acquatico che permea l’onirica traversata di Idromanzia: il tutto si traduce nel dato esperienziale di Tegumenti Aquis, che si rivela nel suggestivo scenario di un “acquario”.