Suzanne Santoro – L’immagine imprevista
La ricerca che Suzanne Santoro espone presso L’Alveare è una serie di disegni a grafite e a penna realizzati negli ultimi anni, che partono dalla rappresentazione della Yoni, la vulva sacra centro della sessualità e primo segno e simbolo della Dea.
Comunicato stampa
Quando Carla Lonzi nel 1969 manifestò per prima il suo dissenso verso una critica d'arte formalista e gerarchica, basata sullo scambio tra l'autorità costituita e l'artista come soggetto passivo, pose le basi per una critica d'arte femminista che rifiutava un modello patriarcale. Interessarsi agli artisti, alla loro storia, interagire con loro a livello personale lasciandosi coinvolgere dalla loro esperienza e dialogando in maniera dialettica, portare la propria testimonianza all'interno di una dimensione collettiva e non lineare alternando più voci nel dialogo, inserendo immagini e frammenti di vita è a mio avviso la base della critica d'arte femminile di oggi.
Nella mia esperienza personale non ho mai mancato di interessarmi alla vita delle artiste con le quali ho lavorato, rigettando il ruolo del critico come una posizione di potere o di autorità. Ho cercatori ribaltare i ruoli tra artista e critico, soggetto e oggetto dell'arte.
Dagli anni 70, le artiste hanno fatto dell'arte uno strumento per cambiare il mondo: sia uscendo che tornando alla pittura, sia indagando la performance, l'installazione o la fotografia in relazione ai profondi legami che questi strumenti intessevano con l'impegno femminista e una diversa e inedita visione del mondo.
Le critiche d'arte di oggi lo sanno. Un sistema culturale che impone delle regole dal suo interno, va scardinato. Di questo sono infinitamente grata alla Cooperativa Beato Angelico e alle sue socie fondatrici, Carla Accardi, Nilde Carabba, Franca Chiabra, Regina Della Noce, Nedda Guidi, Eva Menzio, Teresa Montemaggiori, Stephanie Oursler, Silvia Truppi, Annamaria Colucci / Samagra, Suzanne Santoro. Nata a Roma l'8 aprile del 1976, la Cooperativa Beato Angelico prende vita nel clima femminista, dagli incontri di autocoscienza tra artiste, storiche dell'arte e poetesse provenienti da varie parti dell'Italia e del mondo.
La ricerca che Suzanne Santoro espone presso L'Alveare è una serie di disegni a grafite e a penna realizzati negli ultimi anni, che partono dalla rappresentazione della Yoni, la vulva sacra centro della sessualità e primo segno e simbolo della Dea. Questo segno era in evidenza già nelle sculture neolitiche e paleolitiche: il triangolo sacro origine della vita. La venerazione della Yoni é ancora presente nell'induismo, nel taoismo e in alcune correnti del buddismo. Altro simbolo misterioso indagato dall'artista è il Triskell, simbolo celtico di unione tra la dea dalle gambe divaricate alla quale si unisce il dio priapico. In questo vortice di umori si realizza l'unione tra il maschile e il femminile.
Quando il cristianesimo si appropria di questi simboli attribuisce loro altri significati e piano piano svanisce la rappresentazione della vulva nell'iconografia. La potenza femminile viene silenziata, anche se la tradizione pagana rimane sottostante.
Parlare con Suzanne Santoro è come riaprire il vaso di Pandora: tutte le domande che mi sono fatta per anni sulla sessualità tornano immediatamente attuali. Cosa so del godimento femminile? Perché il mio comportamento intimo è condizionato da un modello maschile? Perché persiste una censura sui temi femminili, sulla ribellione delle donne e la sua capacità rigeneratrice?
Nell'antica Grecia la Pizia era una profetessa, la sacerdotessa che pronunciava gli oracoli . Essa agiva in uno stato di trance, di estasi mistica. Delfi era un luogo strategico e sacro per tutta la Grecia.
In Bulgaria, nei pressi del villaggio di Sveštari è stata ritrovata una tomba del III secolo a.C., dove dieci figure femminili sono scolpite ad altorilievo, con le mani protese verso l'alto e dalle cui vesti alzate come una corolla è possibile distinguere una vulva. Queste figure femminili vengono riprese nei disegni di Suzanne Santoro.
Con la scomparsa del culto della Dea in epoca paleocristiana e il consolidamento del dominio dell'uomo, (androcrazia), scomparse anche la facoltà di usare del piacere erotico come mezzo per conoscersi e una più profonda conoscenza spirituale nella relazione tra due persone di sesso opposto. E questa perdita, mi fa notare Suzanne, perdura fino ad oggi.
Nel suo lavoro artistico, Suzanne Santoro cerca i segni di questa mancanza celata dietro i veli della cristianità, una "controcultura" rivoluzionaria che permane nonostante i continui tentativi di censura. Nell'iconografia medioevale si possono vedere i simboli pagani, attraverso il delfino ritorna l'oracolo di Delfi, la Dea Madre.*
Secondo l'antropologa inglese Mary Douglas, il corpo possiede un'amplissima gamma di potenzialità simboliche ed erotiche che vengono però limitate dai controlli del sistema sociale. Il sistema sociale decide ciò che è "puro" o "impuro", ciò che è lecito fare o rappresentare e ciò che non lo è. Le culture adottano certi tabù per strutturare l'ordine morale della società.
Il corpo viene censurato e con esso la sua espressione sessuale, la vulva sacra diventa "impura", pericolosa, rischiosa.
Viviamo nella società del rischio mentre dovemmo vivere nella società della gioia, della liberazione, demonizziamo l'origine della vita, la Dea Madre, mentre dovremmo esaltare il godimento e la conoscenza profonda del sé.
Una società distorta, bulimica, l'esatto opposto di quello che il movimento femminista aveva auspicato. Una società dominata dal culto della morte anziché da quello della vita, dove solo le donne hanno capito che vita e morte sono cucite insieme, che non vi è nulla di orrifico e le donne sono inascoltate sibille di un mondo in declino.
Valeria Vaccari
ottobre 2013
M. Douglas, A. Wildavsky, Risk and culture: an essay on the selection of tecnological and environmental dangers, University of California Press, Berkeley, 1982.