Tabula picta. Dipinti tra Tardogotico e Rinascimento
Curata da Matteo Salamon, presenterà 15 dipinti su tavola, tutti databili tra l’ultimo quarto del Trecento e l’inizio del Cinquecento.
Comunicato stampa
La Galleria Salamon di Milano dal 23 novembre 2018 proporrà al pubblico una mostra a dir poco preziosa per la tipologia delle opere che espone e per la ricerca che la precede. Dedicata ai fondi oro, da sempre oggetto di un amore appassionato da parte dei collezionisti che ora sta registrando un autentico ritorno di fiamma.
La mostra Tabula Picta. Dipinti tra Tardogotico e Rinascimento, aprirà presso la Galleria Salamon, in Palazzo Cicogna a Milano, il 23 novembre 2018 per concludersi il 1 febbraio 2019. Curata da Matteo Salamon, presenterà 15 dipinti su tavola, tutti databili tra lultimo quarto del Trecento e linizio del Cinquecento.
Quello che si svelerà agli occhi del visitatore di Palazzo Cicogna sarà un percorso articolato lungo la nostra penisola che parte dal Lazio e dalle Marche, e attraversando la Toscana, approda nel nord est senza tralasciare la Lombardia. Non la tradizionale mostra di fondi oro di area toscana, quindi.
Le tavole documentano unItalia chiaramente di territori, in cui tutti gli artisti cercano di parlare una stessa lingua pur con inflessioni e sostrati originali e diversi. Ne risulta un importante confronto fra civiltà, che percorrere lintero Quattrocento: unepoca che, come sosteneva Roberto Longhi, non vede lirradiazione di una temperie formale da un centro verso tante periferie come accade ad esempio in Francia nello stesso periodo quanto piuttosto la simultanea espressione di lingue differenti.
Ciascuna delle 15 tavole rappresenta un capitolo mai secondario della storia dellarte nellItalia del 400. Tra i Maestri presenti, il fiorentino Niccolò di Pietro Gerini, formatosi alla bottega dellOrcagna e riferimento, a partire dagli anni 70 del 300, della grande committenza fiorentina. Testimone della maggiore bottega attiva a Roma nella seconda metà del secolo fu invece Antoniazzo Romano, presente in mostra con un capolavoro della fase tarda della sua folgorante carriera. Allievo tra i più dotati del Ghirlandaio, il cosiddetto Maestro dellEpifania di Fiesole è eccezionalmente presente con dipinto espressione di un linguaggio autonomo, che coglie con straordinaria capacità i dettami del suo maestro insieme al nuovo portato da Botticelli e Jacopo del Sellaio. Allievo, verosimilmente, del Perugino è il Maestro della Lamentazione di Scandicci, qui presente con un capolavoro che si evidenzia per la finezza del brano paesistico.
Le opere, tutte di autori italiani, - osserva Matteo Salamon - sono accomunate anche da uno straordinario stato di conservazione, il che in un certo senso rappresenta una felice anomalia nellambito del collezionismo italiano. Fino a pochi anni fa, a differenza di quanto accadeva nel Regno Unito o negli USA, in Italia si privilegiava la suggestione del nome del grande artista rispetto alla qualità conservativa del dipinto. Lautore dunque veniva considerato più importante dellopera stessa, in ossequio a una tradizione critica che in Italia ha la sua origine nei volumi di biografie di pittori, scultori e architetti.
Un altro, e non secondario, elemento connota le opere selezionate per questa raffinatissima esposizione ed è la certezza dellautografia: le attribuzioni, precise e inappuntabili, nascono dalle ricerche e dal contributo degli esperti di riferimento per ciascun ambito culturale e spesso dal rilievo delle pubblicazioni in cui le opere sono state inserite. Ad introdurre autorevolmente il catalogo è un saggio di Mauro Minardi mentre le schede delle opere, che per dimensioni e profondità delle ricerche occorse, assumono il carattere di brevi saggi, sono redatte da Federico Giannini. Ciascuna opere, inoltre, viene accompagnata dalla scheda di conservazione redatta da Carlotta Beccaria.