Tahar Ben Jelloun – Écrire Peindre
Prima antologica delle opere pittoriche di Tahar Ben Jelloun. La mostra, a cura di Marco Tonelli, presenta per la prima volta al pubblico più di cinquanta “opere romane” dello scrittore di origine marocchina, create durante i suoi frequenti soggiorni a Roma. L’organizzazione e il catalogo sono curati da Il Cigno GG Edizioni.
Comunicato stampa
Domani, giovedì 18 aprile 2013, alle ore 19.00, l’Ambasciatore del Marocco Hassan Abouyoub, il Presidente del Pio Sodalizio dei Piceni Giovanni Castellucci e Lorenzo Zichichi inaugurano “Écrire Peindre”, prima antologica delle opere pittoriche di Tahar Ben Jelloun. La mostra, a cura di Marco Tonelli, presenta per la prima volta al pubblico più di cinquanta “opere romane” dello scrittore di origine marocchina, create durante i suoi frequenti soggiorni a Roma. L’organizzazione e il catalogo sono curati da Il Cigno GG Edizioni.
«Difficile non credere che in questi disegni/dipinti Ben Jelloun stia scrivendo anche con i colori – scrive Marco Tonelli – pure quando, preso da un felice horror vacui, riempie il foglio di intricati arabeschi o forme geometriche quasi a imitazione di tappeti (tunisini o meglio ancora marocchini della zona di Haut-Atlas), apparentemente negando qualsiasi forma di scrittura».
Tahar Ben Jelloun si inscrive così nella nobile tradizione degli scrittori e poeti che sperimentano felicemente nuove forme espressive attraverso la pittura. «Direi che casi celebri di scrittori e poeti [...] dimostrino che oggi, molto più che in passato – nota Tonelli – questo confine tra scrivere e dipingere, tra raccontare a parole e raccontare disegnando rischia di non potersi più dare». È questa una sfida anche per chi esercita l’attività critica, in ambito artistico o letterario, cui spetta, secondo Tonelli, il compito di «trovare nuove modalità per capire l’oggetto delle loro analisi».
Le “opere romane” di Tahar Ben Jelloun possono essere lette come una serie inedita di «racconti per immagini», scrive Caterina Napoleone nel catalogo della mostra. La tavolozza del pittore crea in questo caso «una spontanea relazione fra calligrafia e segno». Un significato particolare acquistano i segni tracciati sulla tela da uno scrittore «ben consapevole che le verità della vita e dell’arte possono venire a galla sulle acque limpidissime di un foglio bianco».