Tarcisio Merati – Festa di colori
La mostra si compone di una ventina di opere (inclusi due arazzi), un linguaggio grafico che esprime l’articolato mondo mentale di uno degli artisti più potenti e meno conosciuti nel panorama dell’arte irregolare italiana.
Comunicato stampa
La mostra dedicata a Tarcisio Merati inaugura mercoledì 3 maggio 2017 alla galleria Maroncelli 12. “Festa di colori” si compone di una ventina di opere (inclusi due arazzi), un linguaggio grafico che esprime l’articolato mondo mentale di uno degli artisti più potenti e meno conosciuti nel panorama dell’arte irregolare italiana. Merati dipinge un suo personale e liberissimo alfabeto, in un’esplosione di colori incandescenti e vorticosi che non hanno equivalenti nelle produzioni outsider del tempo.
Tarcisio Merati nasce a Bonate Sopra, vicino a Bergamo, nel 1934. A 25 anni subisce il primo tracollo psichico: la miseria, le liti in famiglia, un lavoro non amato lo rendono vulnerabile. Lui reagisce scegliendo un nuovo ruolo sociale, in preda a un delirio di onnipotenza. Nel 1959 entra per la prima volta nell’ospedale neuropsichiatrico di Bergamo. Nel 1975 scopre la pittura e fino al 1983 la produzione artistica è enorme. Frequenta l’atelier interno all’istituto dalla mattina alla sera e non ha altro interesse che l’attività artistica. Tarcisio, “liberato” dalla pittura, sceglie di ripartorire se stesso. Per vivere la sua vita, ha bisogno di un altro codice; ha bisogno di disegnare, colorare, inventare, delirare. Così sceglie il manicomio anche quando sua sorella decide di riportarlo a casa. Per sette anni Tarcisio non dipinge più, fino a quando nel 1991, dopo le sue continue richieste di tornare nel “castelletto” (così chiama l’ospedale) viene trasferito in una casa di riposo e riprende a frequentare l’atelier, seguito dall’attenzione affettuosa di Silvia Pesce. Il suo mondo si popola di nuove immagini, elabora un suo personale linguaggio. Ci sono gli “uccelletti”, le “macchinette”, oppure la serie delle “turbine”, delle “carte d’Italia”, delle “lettere” decorate, gli “aereoplanini” gli “insetti”. Sono questi simboli, espressi in forme e colori che escono dal quadro per invadere lo spazio, che rendono ricca, intensa, emozionante e modernissima l’opera di Merati. Muore nel 1995.
L’artista è conosciuto solo da una ristretta cerchia di collezionisti: nel 1993 viene presentata da Vittorio Sgarbi la sua prima mostra al Teatro Sociale di Bergamo ma sarà l’esposizione “Oltre la ragione. Le figure, i maestri, le storie dell’arte irregolare”, nel 2006 a Bergamo, a cura di Bianca Tosatti, a consacrarne la fama tra gli autori storici dell’arte Outsider, quando un’intera parete del Palazzo della Ragione fu ricoperta dai colori brillanti delle lettere dell’alfabeto, decorate dall’artista.
“Tarcisio Merati è l’artista manicomiale per eccellenza: al riparo dal mondo ostile contro il quale si è paludato in forma di romanziere, musicista, uomo politico, maestro; al riparo dalle miserie e dalle volgarità può finalmente dedicarsi all’esercizio della meraviglia” scrive Tosatti.