Tatiana Defraine – I am water
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Comunicato stampa
Esco fuori dagli argini, trabocco, sussurra. Sono un fiume in piena, sono inafferabile. Siamo viste come ragazze isteriche - ricorda Marthe Bonnard -, come delle donne pazze e narcisiste. A volte come dei fantasmi - Ofelia annegata -, a volte come delle fertili dee della pioggia che riportano in vita la terra arida. Il mondo le ha prese in consegna per esprimere i suoi mali e i suoi misteri, ma chi le ascolta? Chi davvero le guarda, oltre che come una fantasia voyeuristica, una Diana spiata mentre fa il bagno? Portando uno sguardo distintivo alla femminilità ipersfruttata, le piccole ninfe di Tatiana Defraine incarnano l’urgenza pacata di reclamare un ‘io’ da troppo tempo definito dal solo sguardo maschile. Con gli occhi chiusi, come per isolarsi dal mondo, l'acqua è il loro unico specchio. Come è amichevole l'acqua – il solo elemento in grado di riflettere la loro natura incerta. Simbolo di metamorfosi e cambiamento, l'acqua offre loro l'ozio tanto desiderato nel più intimo dei luoghi, per sfuggire a chi osserva. Gli occhi degli altri sono le nostre prigioni, scriveva Virginia Woolf.
I corpi che si fondono con l'acqua del bagno evocano i contorni rimossi del sé. Le vasche da bagno presenti in ogni dipinto rappresentano tutte delle minuscole stanze, dei giardini segreti e dei gusci protettivi come delle conchiglie dove il gioco della rappresentazione è magicamente assente. L'acqua calda scioglie la gabbia dell’immagine femminile; questo è probabilmente ciò di cui parlava Sylvia Plath. Con il loro sorriso sereno e divertito, le bagnanti sembrano pensare: io sono uno specchio d'acqua, tu non potrai mai prendermi.
Clara Batistic
Durante l'inaugurazione sarà presentato il 6° Numero della Rivista Acappella con contributi di Tatiana Defraine, Clara Batistic, Ernesto Tedeschi, Giovanni Aiello e Roberto Lenza.