Telecromìa. Mostra d’Arte
Nelle complesse formule di questa contemporanea liturgia dell’immagine, la distanza tra oggetto e culto – tra presenza e partecipazione – è la vera protagonista.
Comunicato stampa
Telecromìa. Mostra d'Arte
a cura di Ivan Fassio
con le pitture di Simona Diana, Laura Marello, Silvia Perrone
e con le illustrazioni di Riccardo Cecchetti e le sculture luminose di Ennio Bertrand e Piero Gilardi
Inaugurazione venerdì 12 gennaio dalle 19
fino al 20 gennaio tutti i giorni 11 - 13 e 15 - 20 o su appuntamento (3382270563)
Spazio Parentesi
via Belfiore, 19
Torino
Nelle complesse formule di questa contemporanea liturgia dell'immagine, la distanza tra oggetto e culto - tra presenza e partecipazione - è la vera protagonista. Traghettare un messaggio, partorire e plasmare un linguaggio - compiti e scelte dell'agente creatore - non rappresentano la necessità dello spettacolo. L'apparenza, il fenomeno, si nutre, e sempre più, di suggestioni esistenziali, citazioni culturali, inter-mezzi parcellizzati, livelli e scale di definizione, corto-circuiti di significato. Ecco dove occorre arrivare con il medium espositivo: mostrare la linea che divide e allontana, che avvicina e riunisce il prodotto ed il codice. Sui due fronti contrapposti, complementari: l'espressione e la relazione, il particolare esclusivo e l'assoluto collettivo.
Tele-cromìa sarà, forse, la facoltà sensitiva che incrocia l'immediato delle percezioni e la sospensione dei pensieri? Quando la predizione si amalgama al presente, scaturisce la poesia. Dove il futuro si scontra con l'azione, lì dimora una domanda: la critica e la scissione.
Due Iris di Piero Gilardi, simulazioni di natura in vaso-cuore autentico, e altrettante sculture con luce di Ennio Bertrand, sognanti sospese riflessioni di struttura ed equilibrio, illuminano un percorso che trae origine dalla materia per incanalarsi, attraverso l'astrazione, verso la figura. E a ritroso.
I lavori di Simona Diana narrano episodi di passaggio. Scosse interiori generano fasci emotivi pronti a solcare delicatamente la superficie. Talvolta, si frantumano e sminuzzano spontaneamente in polveri, grani, sabbie. Spazzati e riordinati dai venti degli incontri, si fissano a contemplare l'unicità di un'occasione. Il caso vuole, intanto, che per segrete leggi statistiche riemergano a tratti le strutture, le cornici e decorazioni. Fino alla figura umana che, a pelo d'acqua sul colore come una brezza, si addensa prima in visioni e miraggi, e finalmente in misteriosa e indefinibile concretezza.
Laura Marello pratica esercizi di composizione e stile all'interno del quadrato magico della rappresentazione. Come se si trattasse di un territorio da conquistare e coltivare, lo spazio della tela viene costretto alla reazione, al contrasto, alla resistenza. Frutti saranno una pittura di impronta, traccia primordiale di flussi e urgenze, ed un effetto scultoreo, a rilievo su patine o terricci artificiosi. Il campo è quello dei colori neutri: terre, rame, bianchi, grigi e neri, amalgama di plastiche, stucchi e bitumi. Sullo stesso ramo, colano i residui del processo creativo, a modello esemplare. Strappi e fasciature, inserti estemporanei, ustioni trompe l'œil completano l'opera di auto-combinazione delle leghe.
Silvia Perrone compone dipinti ad olio su tela o legno, dal gusto spontaneo narrativo. Pre-testuali e oggettivanti, queste raffigurazioni e stilizzazioni umane si confrontano ad un primo impatto con le categorie del nudo e del ritratto dal vero, per tentare infine inedite prospettive e angolazioni visuali su corpi e spazi circostanti. Le fascinazioni pop dialogano fittamente con le scelte coloristiche, tendenti all'immaginosa soluzione del monocromo sfumato, del grigio grafite a mimetica citazione del disegno e dell'illustrazione. Atmosfere soffuse o luminose annunciano la tentazione postmoderna verso la risoluzione della fotografia. Filtri e cornici en abyme caratterizzano, spezzano, estraniano l'unità della forma-quadro. Le sequenze cinematografiche fanno capolino in accostamenti che si posizionano staccati ed estratti rispetto alla base decorativa, concreta e sognante.
Ivan Fassio