Tempus fugit
Paola Meliga Galleria d’arte ospita i lavori fotografici di Plinio Martelli con la pittura del Maestro Luciano Proverbio, amico di famiglia da lungo tempo. La mostra sarà anche a ricordo della scomparsa del Maestro Luciano Proverbio, avvenuta quattro anni fa. In esposizione 15 fotografie di Plinio con la ‘rivisitazione pittorica’ di Luciano.
Comunicato stampa
Paola Meliga Galleria d’arte ospita i lavori fotografici di Plinio Martelli con la pittura del Maestro Luciano Proverbio, amico di famiglia da lungo tempo.
La mostra sarà anche a ricordo della scomparsa del Maestro Luciano Proverbio, avvenuta quattro anni fa.
In esposizione 15 fotografie di Plinio con la ‘rivisitazione pittorica’ di Luciano.
Segue testo critico della mostra.
Catalogo in galleria.
Testo critico a cura di Armando Audoli:
“Il tempo. Il rovello del tempo. Questo enigma perenne, uno dei quesiti metafisici per eccellenza, sta alla base del processo di trasformazione inscenato da Luciano Proverbio sulle fotografie di Plinio Martelli. Il tempo, i tempi. Infatti nel greco classico dei filosofi antichi vi sono almeno due vocaboli principali per indicare il tempo. Mentre, cioè, col termine chronos si allude al tempo come successione, come divenire incessante (orientato secondo uno sviluppo lineare e irreversibile), col termine aion (aei-on, “sempre-essente”) si indica il tempo come durata, come dilatarsi del presente in una contemporaneità sempre uguale a se stessa. La fuga cronologica lineare di Proverbio, insomma, incontra l’eterno presente di Martelli: un mondo fatto di stravaganze orientaliste contaminate da uno spiccato gusto per il pastiche, fatto di giovani corpi da mirare e corrompere (vanitas vanitatum et omnia vanitas), di improbabili vergini annunciate e di angeli caduti, di echi circensi e malinconici manichini, di giochi di prestigio mirabili e inauditi. Su tutto, poi, domina l’icona ricorrente della meridiana: tempus fugit.
Proverbio e Martelli: due universi poetici lontani, ma terribilmente affini. Le malìe del mago trasformano le manie del voyeur. E viceversa. Il punto di contatto è una genialità lieve, quasi leggiadra, che genera fascinazione e incantamento. L’ironico segno novecentista di Proverbio istoria le fotografie opulente e immaginifiche di Martelli, operando una sorta di “transmutazione” alchemica. Il cromatismo stesso di tali interventi (alcuni pittorici, altri a collage) ha qualcosa di profondamente ermetico. Si tratta, in sintesi, di una sequenza rabdomantica di quattordici “visioni” perfezionate a quattro mani, concepite tra il 2008 e il 2009. Già, quattordici… Perché il tempo appunto, con la sua corsa incalzante e dannosa, non ha permesso che Luciano riuscisse a trasformare anche il quindicesimo scatto di Plinio: ruit hora, precipita l’ora!”
Bio:
Plinio Martelli:
nato a Torino nel 1945, si può considerare figlio d’Arte: il padre pittore milanese trasferitosi poi a Torino, dove lavorò a fianco di peculiare, Menzio, Quaglino, Fico e altri noti artisti di quel periodo, il nonno pittore ferrarese fu compagno a Milano di Carrà, Malerba, Bonzaghi... e del poeta Corrado Govoni con cui scrisse un libro.
Dopo studi scientifici si è diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino con maestri quali Enrico Paolucci e Mario Calandri.
Nel 1969 dopo varie mostre di “giovani artisti” allestisce la sua prima personale nella galleria d’arte contemporanea Christian Stein, con la quale ha avuto per molti anni una intensa collaborazione.
Già da quei primi lavori si nota la direzione della sua ricerca, improntata soprattutto sulla trasformazione del linguaggio artistico usando dei materiali e delle tecniche specifiche, atte ad esaltare il contenuto dell’opera stessa, come testimoniavano in modo eloquente le sculture a carattere evocativo esposte negli anni ‘70 nella galleria LP 220 di Franz Paludetto.
Il suo interesse si concentra sempre di più verso la “Condizione Umana” con riferimenti ad una “Identità Differente” con citazioni sulla sua continua trasformazione antropologica estetica e comportamentale.
Si susseguono negli anni innumerevoli mostre personali e di gruppo in Gallerie e Musei Internazionali: Torino, Milano, Roma, Parigi, Graz, Colonia , Sidney, Bologna, Bolzano, Londra, New York, Barcellona, Palma di Maiorca, Brusseles, ecc... fino alle recenti personali al Castello di Rivara, al Museo Internazionale Arti Applicate di Torino.
Luciano Proverbio:
nato ad Alessandria il 9 Gennaio 1936 – morto a Torino nel 2009
La sua attività artistica ha origine nell’ambiente culturale di Torino‚ città dove il pittore vive e lavora. Ben presto Proverbio raggiunge la sua autonomia artistica: le opere dipinte negli anni sessanta‚ caratterizzate da un linguaggio figurativo denso di significati e poetici ne sono la testimonianza.
Accanto all’esperienza della pittura‚ Proverbio produce un’intensa attività grafica: disegni e incisioni mediano in termini di modernità la sapienza tecnica della grafica antica‚ dall’Artista indagata con passione.
Intorno al 1970 il suo linguaggio registra una svolta verso una libertà inventiva fondata sull’uso fantastico e allusivo del colore e del segno nel quale eccelle in modo evidente.
Nasce così quel racconto continuamente in equilibrio tra fantasia e realtà che distingue la sua opera recente.
Proprio questa capacità immaginativa ha propiziato l’estensione dell’attività del Pittore nel campo dell’illustrazione di fiabe‚ racconti e testi letterari. Di lui hanno scritto critici e storici dell’arte‚ letterati e poeti tra i più illustri.
Per la spontaneità e la purezza di un segno − ostentato oltre ad una inesauribile fantasia‚ Proverbio è entrato di diritto a far parte di una non numerosa schiera di Maestri contemporanei nell’arte del disegno internazionale.
Muore dopo una lunga malattia nel 2009.