ten more ten #10 – Marco Raparelli
La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare il decimo appuntamento di ten more ten, una programmazione espositiva da svolgersi nel corso di un intero anno, concepita in occasione del decennale della sede napoletana e del ventennale dalla prima fondazione in Giugliano in Campania.
Comunicato stampa
La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare il decimo appuntamento di ten more ten, una programmazione espositiva da svolgersi nel corso di un intero anno, concepita in occasione del decennale della sede napoletana e del ventennale dalla prima fondazione in Giugliano in Campania.
ten more ten non è semplicemente un programma espositivo, ma il rendiconto critico e dimostrativo di un’attitudine operativa di ricerca continua, il risultato concreto dei rapporti di forze con gli artisti che esce dai confini dello spazio espositivo e ingaggia un dialogo costante con il territorio grazie ad una visione penetrante della società. Seguendo il punto di vista del legame tra identità e luoghi, la Galleria Umberto Di Marino ha avviato, circa un anno fa, una serie di eventi diffusi in città e in periferia, in collaborazione con gli artisti rappresentati. Così, la serie di eventi per ten more ten, questo speciale anniversario, ha visto protagonisti artisti come Satoshi Hirose, Gian Marco Montesano, Sergio Vega, Ana Manso e André Romão, Francesco Jodice, Alberto Di Fabio, Eugenio Tibaldi, vedovamazzei, a cui seguiranno Francesca Grilli, Santiago Cucullu, Jota Castro, Luca Francesconi, mentre, il 20 maggio, inaugura l’evento dedicato a Marco Raparelli, books & screening, organizzato al Riot Studio di Napoli.
Bisogna dire che la scelta dello spazio diventa parte integrante dell’elaborazione del progetto espositivo nella misura in cui assumono un'importanza decisiva le relazioni che le opere instaurano con il luogo: il Riot, uno dei luoghi significativi della scena culturale locale, con le sue particolari connotazioni site specific e l’attenzione a quegli artisti che portano avanti linguaggi sfuggenti a categorie precostituite riflettendo su tematiche sensibili ai cambiamenti repentini della società contemporanea. Marco Raparelli allestisce il suo ambiente in una delle stanze del Riot, proiettando le animazioni che hanno segnato le principali fasi del suo percorso artistico. La sala è un tutto organico caratterizzata anche dalla presenza del tavolo con installati i suoi libri d’artista, dunque la fruizione del suo lavoro attraverso il passamano, in un luogo ed un contesto diverso da quello di una galleria d’arte. Poi, perseguendo quel suo stile quasi istintivo che non prevede prove preliminari, Raparelli si serve del disegno per segnare lo spazio dello storico Palazzo Marigliano, sede del Riot. Così, ogni espressione si sovrappone all’altra diventando, nell’insieme, un’unica storia, un'unica immagine che ha senso e vita proprio grazie all’avvicendarsi di più mezzi espressivi. Il tema è l'osservazione del genere umano in modo ampio e trasversale, delle dinamiche, dei luoghi, del modo di fare della gente comune, oppure delle persone del sistema dell'arte, per catturarne, con fare antropologico, manie, contraddizioni, la singolarità dei caratteri. I protagonisti, nella loro sintetica bidimensionalità in bianco e nero, sembrano somiglianti, ma in realtà sono carichi di sensi allegorici e simbolici, e la stilizzazione iconica è increspata da scatti, pause e ammiccamenti. Figure che sembrano essere colte di sorpresa, in pose bizzarre o in scene ordinarie della vita quotidiana, talmente vive da permettere a tutti di riconoscersi in una di queste sue strane figure scomode.