The Blind Leading The Blind
La nuova mostra collettiva ospitata dalla sede della galleria Monitor di Pereto, intitolata “The Blind Leading The Blind”, vede invitati 8 artisti uomini, come 8 sono le gambe citate da Louise Bourgeois parlando del lavoro dal cui titolo prende nome l’intera mostra.
Comunicato stampa
La nuova mostra collettiva ospitata dalla sede della galleria Monitor di Pereto, intitolata “The Blind Leading The Blind”, vede invitati 8 artisti uomini, come 8 sono le gambe citate da Louise Bourgeois parlando del lavoro dal cui titolo prende nome l’intera mostra. Una scultura che nella sua prima versione nasce da un ricordo infantile dell’artista francese, rievocando la paura immobilizzante causata dalla visione dell’agglomerato di gambe, animate e inanimate, osservate da sotto il tavolo al fianco del fratello.
Gli artisti, Francesco Alberico, Simone Camerlengo, Matteo Fato, Giovanni Paolo Fedele, Gioele Pomante, Lorenzo Kamerlengo, Gianluca Ragni e Eliano Serafini, si mettono nuovamente in dialogo non solo sulle corrispettive ricerche ma soprattutto sull’evolversi delle implicazioni emotive delle rispettive relazioni, le più indifese.
La mostra è strutturata su un invito aperto alla condivisione di suggestioni generate dal confronto con un corpus testuale che ha avuto come punto di partenza il sentire femminile, frammenti estratti dall’intervista dell’artista Louise Bourgeois in conversazione con Alain Kirili, riportati in “Distruzione del padre / Ricostruzione del padre”, passando per la prefazione di Simone Weil “La persona e il sacro” , sfiorando infine alcuni passaggi dalla raccolta più recente del collettivo Diotima “La Magica forza del Negativo”, attraverso la riflessione di Chiara Zamboni “Quando il reale si crepa”.
Un invito a prendere in esame la vulnerabilità, imposta dalle varie condizioni di cecità che determinano l’andamento di un gruppo, in cui l’uno si affida all’altro per procedere, accettando il rischio di arrivare a una meta catastrofica, alla caduta in un fosso.
Una protezione reciproca, a volte fallimentare, che vede le opere come i reali interlocutori di uno sforzo che porta in sé una pericolosità mista a tenerezza.
La mostra collettiva si costruisce su distanze fisiche che toccano geografie antitetiche, da Termoli, in Molise, fino a Libreville, in Gabon, avendo come perno centrale d’incontro lo studio delle “Case Popolari” di Pescara.
La ferita e la stupefacente fragilità dichiarata sono state delle costanti durante il dialogo di questi mesi instaurato vicendevolmente degli artisti invitati, che hanno percorso il tema seguendo vie inaspettate rispetto alle premesse della nostra partenza. Con un orecchio teso ad un sussurro femminile che si va poi perdendo nel nero.
Durante la giornata di apertura della mostra, presso Piazza Maccafani, ci sarà un’ azione, una ‘serenata’ a cura di Matteo Fato.
La mostra sarà inoltre accompagnata dal lancio di un progetto editoriale inedito e dal titolo omonimo, a cura di Lucia Canto’ e sviluppato in collaborazione con gli artisti presenti in mostra.
“Sebbene mi senta protettiva nei confronti del fallo, non vuol dire che non ne abbia paura: non stuzzicare il can che dorme. Neghi la paura come un domatore di leoni. C’è pericolo e assenza di paura.” *
* Donald Kuspit, Bourgeois: an interview with Louise Bourgeois, Vintage Books, New York, 1988, pp 26–7.
*Estratto da ‘L’espressione di sé è sacra e fatale.’ (n. 20) Louise Bourgeois – Distruzione del padre / Ricostruzione del Padre Scritti e interviste’