The Icelandic Love Corporation – Embody
Mostra personale
Comunicato stampa
Comunicato stampa in forma di intervista
Pinksummer: In diversi studi sulle donne islandesi, si legge che siano profondamente emancipate, senza rinunciare in nessun modo alla propria femminilità intesa anche come fertilità, tanto è vero che l’Islanda rispetto all’Occidente ha il più alto tasso di nascite, il più alto tasso di divorzi, il più alto tasso di donne che lavorano fuori di casa. Oltre al reddito pro capite tra i sei più elevati del mondo, e al paganesimo sostanziale del popolo Islandese, che i missionari cristiani non sono riusciti a intaccare in nessun modo, lo “studio etnografico” riconduceva l’attitudine alla libertà delle donne islandesi agli antenati Vichinghi e, a titolo esemplificativo, riportava un detto che ci ha fatto ridere: “The Vikings went abroad and the women ran the show….”. A proposito di emancipazione e di arti muliebri, abbiamo letto che prima di chiamarvi con il nome internazionale “The Icelandic Love Corporation”, vi chiamavate Gjörningaklúbburinn, nome per cui non avete trovato una traduzione inglese adeguata, una parola composta che rimanda alla magia, agli incantesimi, ai malefici (witchcraft), ma anche ai circoli di taglio, cucito e ricamo (sewing circles). Il cucito, il ricamo nel vostro lavoro assumono connotazioni rituali, come a evocare uno spazio protetto, un cerchio magico, atto a fare emergere forze fisiche e emozionali nel contempo. Siete un po’ streghe?
ILC: Le donne islandesi sono molto divertenti da avere intorno – almeno le nostre amiche e la maggior parte dei nostri parenti (senza far nomi). Le saghe ci parlano di grandi personaggi che usavano il sarcasmo, tra le altre cose, come arma nella loro lotta contro l'oppressione. A noi piace usare anche l'umorismo, caratteristica che in questo senso possiamo ricondurre ai nostri antenati Vichinghi. Possiamo ringraziare i nostri antenati tenaci di tutti i tempi per un sacco di cose.
Negli anni ottanta quando siamo cresciute, le nostre madri erano tutte membri dei rispettivi circoli di cucito, che si riunivano nelle loro case a turno, più o meno ogni due settimane, e abbiamo capito che lo scopo di questi club non era solo il cucito o la maglia, ma l'amicizia e la condivisione dei sentimenti. Era un’ora emancipata di risate, sostegno reciproco e ovviamente pettegolezzi. Una di noi ricorda di quando era seduta in cucina ad ascoltare la conversazione tra qualcuna di loro che stava attraversando un divorzio e un’altra che aveva un bambino gravemente malato. Altre volte parlavano di progetti per il futuro, di carriera, di femminismo e risolvevano problemi difficili con il supporto delle amiche. Questi circoli potrebbero essere un canale per tutto. L'azione politica, l'azione sociale, la guarigione: erano caratterizzati da condivisione e forte sentimento. Eppure questo tipo di assemblea di persone non è stato molto considerato nella società. Il circolo del cucito è un gruppo sociale subordinato. L'opinione generale è che un circolo di cucito sia solo un superficiale gruppo di signore che si vedono per chiacchierare e fare centrini all'uncinetto, quando si tratta in realtà di un luogo in cui si attua un processo decisionale molto importante.
Quando eravamo insieme all’Accademia islandese di Arti e Mestieri nel 1996, abbiamo iniziato a collaborare e abbiamo visto che questo accelerava sensibilmente il processo di lavoro. Attraverso la discussione, le idee grezze si manifestavano in modo più chiaro e con più mani le cose pratiche diventavano più facili. Abbiamo deciso di chiamare il gruppo Gjörningaklúbburinn, parzialmente in onore dei club di cucito, questa pratica dei nostri antenati e anche come una provocazione in quanto il lavoro dei circoli naturalmente non è considerato vero lavoro artistico. Ma al posto del prefisso 'maglia' o 'cucito' abbiamo messo 'gjörninga', che significa azione o performance, ma ha una connotazione connessa agli antichi atti di magia e stregoneria. La cosa divertente da un punto di vista semiotico è che la parola inglese craft può significare al tempo stesso un’attività, come fare qualcosa con le proprie mani con abilità (ma craft è comunque subordinato a art) e stregoneria. Crafty sono quelli che hanno la magia , sono intelligenti in modo ingannevole.
Ma noi non ci consideriamo streghe. Crediamo nel potere della collaborazione e che la stregoneria sia probabilmente nascosta in essa, nelle relazioni e nell’energia tra le persone, la coscienza collettiva.
P: Uno slogan del femminismo anni ’70 recitava: “Tremate le streghe son tornate!”, ma in Islanda le streghe non sono mai finite sul rogo e hanno potuto continuare a tessere tutte le loro emozioni compresa la propria sessualità lunare, senza tema di entrare in conflitto con il logos. La parola textus di fatto deriva da tessere, il testo in questo senso può essere inteso come una trama, un tessuto di parole e la lingua nella sua struttura come una scienza pre-scientifica fondata sui due concetti basilari della semantica, vale a dire il significato e l’intendimento e se non si slega il vedere dal nominare, la lingua può essere utilizzata in modo concreto, per non dire incarnato. Si entra in un ragionamento di tipo magico-naturale, assai poco androcratico e decisamente più pacifico, che sottende quella che i greci chiamavano physis. La vostra seconda personale da pinkummer si chiama “Embody” e fa parte di un progetto articolato dal titolo “Think Less - Feel More”. Si tratta di un progetto politico?
ILC: Sì, “Think Less - Feel More” si potrebbe vedere anche come un progetto politico. Una dichiarazione del genere ha due facce, perché in contrasto con il suo enunciato richiede effettivamente di pensare. Ma nella nostra mente talvolta è ancora importante smettere di contare sul pensiero razionale che siamo tutti abituati a lodare tanto e lasciare il comando al regno delle emozioni. Il pensiero razionale non ci ha salvato dalla tragedia nel mondo, forse il contrario. Sono l'amore, l'empatia e l'attività emotiva a fondare l'etica. Quindi invitiamo le persone a sentire di più, a fidarsi dei sentimenti e ascoltare le loro emozioni.
E' vero che in epoca medioevale solo tre donne sono state bruciate sul rogo per stregoneria o eresia in Islanda, contro 19 uomini tra il 1500 e il 1700. (La storia racconta di casi in Scandinavia, dove si è dato fuoco alle streghe in gruppi). D'altra parte 18 donne sono state annegate in Islanda per una gravidanza fuori dal matrimonio (l'ultima nel 1749). Quindi dire che allora erano libere di manifestare la loro sessualità è ambiguo.
Il mistero soggetto/oggetto è ancora vivo. Un materiale e la sua natura e physis possono evocare una complessa attività emotiva. Per Embody abbiamo creato sculture materiali derivate da performance. Questo è ciò a cui si riferisce il titolo della mostra. Le sculture o gli oggetti sono l'incarnazione di una performance, il che è un po' strano dato che la performance di solito coinvolge il corpo, ma vogliamo sottolineare che, anche se una performance implica un corpo è comunque per lo più una cosa soggettiva o spirituale. Quindi questi oggetti che presentiamo da pinksummer sono passati attraverso il mulino del pensiero e poi presentati sotto forma di azione o momenti di astratta (o non così astratta) sensazione, la performance, che successivamente è diventata qualcosa di materiale. Per questo sono una performance incarnata.
Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme le nostre opere erano per lo più performance, ma presto abbiamo iniziato a lavorare con gli oggetti, come anche con ogni altro tipo di medium. Crediamo che tutti i nostri lavori abbiano radici nella performance.
Come la maggior parte della scultura, il nostro lavoro tridimensionale è stato creato in relazione alla forma del corpo umano e alle sue proporzioni, ma le nostre opere in più giocano sul confine tra scultura, oggetto, scenografia, costume, corpo. Affinché la nostra scultura funzioni, bisogna avvicinarla alla forma e alla soggettività di un corpo umano. In questo senso troviamo interessante investigare il rapporto tra materia ed emozione.
E ora sospettiamo anche che sia il materiale stesso ad alimentare un sentimento in se stesso, basato sull'esperienza acquisita nel corso delle performance. Il che confonde ulteriormente la distinzione tra materiale, oggetti e performance.
Una delle opere in mostra è una gigantesca tessitura di collant in nylon, che nel suo carattere colorato e stratificato acquista qualità spirituali o sciamaniche, nonostante sia piuttosto geometrica rispetto alle qualità strutturali. Proprio come il linguaggio: anche se di natura strutturale, con le sue regole e la grammatica, ha qualità magiche.
P: Nel film del 1960 diretto da Vittorio De Sica tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia “La Ciociara”, c’è una scena molto drammatica in cui Cesira, interpreta da Sofia Loren, prende a schiaffi la figlia tredicenne Rosetta che si era concessa al camionista Florindo in cambio di calze di nylon. La ragazza poco prima era stata violentata con la madre da un gruppo di soldati nord africani, che le avevano scovate in una chiesa diroccata, nel viaggio di ritorno a Roma da cui erano sfollate per sfuggire ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Le calze di nylon assumono in questo film un valore emblematico, di passaggio traumatizzante dall’età infantile all’età adulta della donna.
Sembra che per le donne che vivevano al di là della cortina di ferro, i collant incarnassero il sogno del ricco stile di vita occidentale e che, fino a non molto tempo fa, si potevano vedere le ragazze dell’Europa dell’est, indossare i collant anche nell’afa estiva come emblema di una condizione di benessere economico finalmente acquisito.
Su Wikipedia viene riportato che i collant sebbene siano considerati calze, non lo sono esattamente e anche che in Occidente sono un articolo femminile, ma che la situazione potrebbe cambiare da un momento all’altro, tanto è vero che gli stilisti hanno iniziato a introdurli nei defilé maschili, e i produttori hanno iniziato a proporli in Europa anche per i maschi proprio in virtù della crescente domanda.
Forse avevamo già toccato l’argomento nello scorso comunicato, ma ci piace tornare sul tema dei collant, essendo un materiale privilegiato e ricorrente nel vostro lavoro.
ILC: Abbiamo un lungo rapporto con il nylon. Abbiamo usato collant di nylon per scopi diversi. Come collant, ma anche per fare dipinti, sculture e installazioni. Possono essere utilizzati in una sorprendente varietà di modi.
Fin dalla prima infanzia la maggior parte delle donne del mondo occidentale ha un’ esperienza in qualche modo particolare con questo materiale . Come dite voi, tutto ciò riguarda ancora soprattutto l’ambito femminile, ma con l’interscambiabilità contemporanea tra tutti i tipi di generi e di identità, è diventato più attraente per gente di ogni tipo.
In Islanda riconosciamo la stessa figura di “svergognata” che descrivete in riferimento al film di Vittorio De Sica, perché i soldati inglesi e americani che hanno occupato l’Islanda (allora colonia della Danimarca), durante la seconda guerra mondiale, hanno dato alle donne e alle ragazze locali collant di nylon in cambio di favori sessuali. Ma perché questa gente li aveva portati con sé? Era un atto di guerra o una mossa imperialista equipaggiare tutti i soldati con qualche paia di calze di nylon? Oppure li hanno portati di spontanea volontà, per ogni evenienza? Si tratta di un argomento di ricerca interessante.
Il nylon e in particolare i collant di nylon sono oggetti molto interessanti in quanto tali, perché sollevano reazioni emotive diverse. Il nylon è decisamente un pezzo forte nell’ambito dei materiali. Le calze di nylon sono state commercializzate nel 1939 e subito divennero molto popolari. Il Nylon fu prodotto inizialmente da DuPont nel 1935 e ha questo intricato e contorto rapporto con la guerra, la vittoria del capitalismo e il pensiero occidentale in genere.
E’ un'invenzione abbastanza divina in sé. Realizzata in crudo greggio, è la replica del filo di baco precedentemente utilizzato per fare calze molto costose, ma più forte e più sottile, e in quanto tale, è simbolo di come la tecnologia si sforzi di replicare le creazioni della natura di solito in un modo molto goffo, ma con il nylon ha funzionato! Il nylon è un materiale sfaccettato. Super forte e super flessibile, ideale e molto attraente per le sue caratteristiche. Ma se c'è una piccola smagliatura tutto si strappa... (come talvolta accade nella società o nella vita in generale). Così abbiamo sentimenti ambivalenti nei confronti del nylon. Il sintetico è un segno distintivo. Ovviamente, rappresenta tutto ciò che sta distruggendo il pianeta. Industrializzazione fuori controllo, consumismo e cultura dell’usa e getta. Ma le calze di nylon che abbiamo usato per diversi anni hanno ben poco valore commerciale, le recuperiamo da una fabbrica in Finlandia (l'ultima fabbrica in Scandinavia che produce calze di nylon) ed è per lo più roba che butterebbero nel cestino comunque. Scarti di fabbrica. Quindi anche questo gira intorno all’idea di valore. Stiamo lavorando con i materiali che non hanno valore, ma ancora ricordano oggetti di valore e oggetti di dominio: dominio sulla natura, sul corpo femminile, sull'anima femminile. Eppure amiamo i collant di nylon. Sono un grande dono all'umanità e per tutte le persone che amano indossarli.
P: Raccontate della mostra da pinksummer e della performance che presenterete nello White Hole di Space Caviar?
ILC: Mostreremo una documentazione video della nostra performance “Think Less- Feel More”, e oggetti che incarnano questa performance e il suo spirito.
“Think Less- Feel More” presenta l’interazione su più livelli di diversi simboli e miti, che potrebbero apparire astratti a prima vista, ma che sono in realtà immagini familiari che riconosciamo nella nostra cultura collettiva. Il lavoro solleva interrogativi sulle strutture di potere, il controllo, il caos, l'abbondanza, l'attività e la passività, che sottolineano le regole i sistemi invisibili nella nostra società. Ventuno performers, attori, musicisti, ballerini e un architetto, hanno preso parte allo spettacolo che è durato circa 51 minuti ed è stato eseguito dodici volte presso la Galleria Nazionale d'Islanda. Solo quaranta persone alla volta potevano partecipare alle sessioni ed erano tutti tenuti a indossare abiti neri.
Durante il processo, dopo che abbiamo fatto la performance e abbiamo iniziato a concentrarci sull’elemento scultoreo, questi oggetti che esporremo da pinksummer hanno assunto la loro forma propria e gradatamente si sono allontanati dalla performance dalla quale hanno avuto origine. Questo è il processo naturale di tutte le entità. Quindi sarà molto interessante vederle nello spazio reale della galleria.
Tutto il nostro lavoro è collegato. Una cosa ne genera un’altra e una cosa nuova è in grado di far luce su quello che stava succedendo precedentemente. Quindi è una ragnatela piuttosto che una progressione cronologica. Questi nuovi lavori sono realizzati con materiali simili a quelli che abbiamo usato precedentemente , cose naturali accostate a materiali sintetici. Tutti oggetti abbastanza consueti, ma presentati in maniera nuova e inaspettata. Così ci colleghiamo con l'eredità surrealista creando qualcosa di nuovo da cose familiari.
Siamo tre persone che lavorano insieme e dipendiamo molto dall'intuizione e dal flusso. Le idee fluiscono tra noi e l'ambiente, e noi ci connettiamo con loro e nessuno di noi ha un concetto del tutto chiaro e razionale di cosa tutto ciò significhi. È un flusso. Ma deve anche avere un senso, preferibilmente non solo un senso razionale. Attraverso l’approccio estetico speriamo di ricavare una comprensione più profonda ed estesa dell'esistenza umana.
Non sappiamo ancora esattamente cosa faremo per la nostra performance da White Hole. Avrà a che fare con la vicinanza e l'intimità e probabilmente includerà della musica disco.
La galleria è aperta dal martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.30.
Pinksummer Palazzo Ducale-Cortile Maggiore Piazza Matteotti 28r 16123 Genova Italy
t/f +39 010 2543762 [email protected] www.pinksummer.com
THE ICELANDIC LOVE CORPORATION
Embody
Opening June 5th 2015, h 6.30 p.m.
Press release as an interview
Pinksummer: A variety of studies on Icelandic women report how deeply emancipated they are without giving up their femininity in terms of fertility. As a matter of fact, Island has the highest birth rate among western countries, the highest divorce rate, the highest rate of women working out of home. Besides the per capita income, one of the six highest in the world, and the substantial paganism of Icelandic people that Christian missionaries cannot notch, ethnographic studies took the empowering freedom of Icelandic women back to their Viking ancestors and provided as an example a saying that made us laugh: “The Vikings went abroad and the women ran the show….”. Speaking about empowerment and feminine crafts, we have read that before adopting the international name The Icelandic Love Corporation you were called Gjörningaklúbburinn, a name that you did not manage to effectively translate in English, a composed word that refers to magic, sorceries, witchcrafts, but also to tailoring, sewing and embroidering circles. Sewing and embroidery assume some ritual connotations in your work, as if evoking a protected space, a magical circle, which purpose is to let forces that are physical and emotional at the same time emerge. Are you some kind of witches?
The Icelandic Love Corporation: Icelandic women are a lot of fun to be around - at least our friends and most of our relatives (not naming any names). The Sagas tell us of great characters that would use sarcasm, among other things, as weapons in their fight against oppression. We like to use humor too. So in that sense we can trace this characteristic back to our Viking ancestors. We can thank our tenacious ancestors of all ages for a lot of things.
When we were growing up in the 1980's our mothers were all members of their own respective sewing circles, that would meet at each others house, every other week or so, and we came to understand that the purpose of these clubs was not only sewing or knitting but friendship and sharing of feelings. This was an empowering hour of laughter and support and of course some gossiping. One of us remembers sitting in the kitchen and listening to the conversation, when one of them was going through a divorce or one had a very sick child, and also when they were talking about future plans, career, feminism, and doing general problem solving with support from friends. These clubs could be a channel for everything. Political action, social action, healing, sharing and feeling strong. But still this kind of gathering of people was not highly regarded in society. The sewing circle is a subordinated social group. The general opinion is that a sewing circle is just some superficial bunch of ladies getting together to chat and make crochet doilies, when this is actually the site of very important decision making.
When we were together in The Icelandic Academy of Arts and Crafts back in 1996, we started collaborating and we felt that it really accelerated the work process. Through discussion the raw ideas manifested more clearly and with more hands practical things became easier. We decided to name the group Gjörningaklúbburinn, partially in honor of the sewing club, this practice of our ancestors and also as a provocation since sewing circle work is of course not considered to be real artistic work. But instead of the 'knit' or 'sewing' prefix we put 'gjörninga', which means action or performance but has connotations to ancient magic acts and witchcraft. (What is funny semiotics wise is that the word english word craft, can mean both an activitiy that involves making something in a skillful way by using your hand (but still craft is subordinated to art) and witchery. Crafty people are the ones with magic, they are clever in a deceptive way.
But we do not consider ourselves to be witches. We belief in the power of collaboration and we belief that the witchcraft is probably is hidden there, in the relationships and in the energy between people, the collective consciousness.
P: A slogan from feminist Seventies was: "Tremble! Tremble! Witches are Back." In Island though witches never ended up burnt at the stake and were free to keep on weaving all their emotions, included their own lunar sexuality, without fearing any conflict against the logos. Indeed the Latin word textus derives from the verb to weave, which means that any text can be read as a weft, a textile made from words, while a language in its structure can be seen as a pre-scientific science based on the two basic concepts of semantic, i.e. the meaning and the understanding, and, when the act of seeing is not disconnected from the act of naming, the language can be used in a concrete, not to say incarnated, way. Some kind of magical-natural thinking is then undertaken, not at all androcentric and definitely more peaceful than any male rationale, that subtends what the Greeks called physis. Your second solo show at pinkummer is called “Embody” and it is part of an articulated project titled “Think Less - Feel More”. Is that a political plan?
ILC: Do you mean Think Less - Feel More, when you ask if it is political plan? Yes you might see that as a political plan. A statement like this is two edged, counter to its message it does indeed demand thinking. But in our mind it is still somtimes important to stop counting on the rational thinking we are all praising so much and let the emotional realm rule. Rational thinking has not saved us from tragedy in the world, perhaps more the contrary. It is love, empathy and emotional activity that grounds ethics. So we urge people to feel more, and trust their feelings and listen to their hearts.
It is true that in medieval time only three women were burnt at the stake for witchcraft or heresy in Iceland, as opposed to 19 men, between 1500 -1700. (History tells of incidents in Scandinavia, were witches were put to fire in groups.) On the other hand 18 women were drowned for becoming pregnant out of wedlock in Iceland (the last one in 1749). So the statement that they were free in their sexuality back then, is ambigous.
The subject / object mystery is on-going. A material and its nature and physis can evoke complicated emotional activity. For Embody we have created material sculptures that are deriving from performance. That is what the title of our show refers to. The sculptures or objects are an embodiment of a performance, which is kind of strange since performance usually involves the body, but we want to stress that even though a performance involves a body it is nonetheless mostly a subjective or spiritual thing. So these objects that we are presenting at pinksummer have gone through the mill of thought and then been presented as action or moments of abstract (or not so abstract) feeling, the performance, which then has become something material. So it is incarnated performance.
When we started working togethere our works were mostly performance but soon we began working with objects and all kinds of other medium as well. We belief that all of our works can be seen to have roots in performance.
Like most sculpture, our three-dimensional work is created in relation to the form of the human body and its proportions, but our works additionally play on the borders between sculpture, object, prop, costume, body. In order for our sculpture to work, one must approach them through the form and subjectiveness of a human body. In this way we find it interesting to investigate the connection between material and emotion.
And now we even suspect that material itself can ignite emotion between itself, building on the experience created in performance. Wich blurs even further the distinction between material objects and performance.
One of the works in the exhibition is a giant weaving of nylon pantyhose which in its colorful and mulitlayered character has spiritual or shamanistic qualities, although it is quite geometrical in its construct. Just like language. Even though it is a structural thing, with its rules and grammar, it has magical qualities.
P: In the movie La Ciociara, directed by Vittorio De Sica in 1960 after the homonymous novel by Alberto Moravia, there is a very tragic scene showing Cesira, played by Sofia Loren, slapping her thirteen years old daughter Rosette's face, who gave herself to the truck driver Florindo for some pantyhose. The little girl was already raped together with her mother by a group of north African soldiers, who tracked them down in a ruined church, while the two women were on their way back to Rome after evacuating the city to escape World War 2 bombings. Pantyhose get an emblematic value in this movie, marking the traumatic passage of a woman from her childhood to her adulthood.
It seems that for the women who lived beyond the iron curtain, pantyhose embodied the dream of the wealthy Western lifestyle, and, until not much time ago, Eastern European girls were seen wearing pantyhose in the middle of summery sultriness too as emblems of their eventually acquired wealthy condition.
Wikipedia reports that although pantyhose are considered socks, they are not exactly such and even that in the western world they are a feminine article, but that the situation could suddenly change, as actually designers have begun to insert them in male fashion shows and the producers have begun to propose them in Europe also for males just responding to the increasing request.
Perhaps we already touched that topic in our last press release, but we would like to go back to the pantyhose theme because that seems to be a favorite and recurring material in your work.
ILC: We have a long-term relationship with nylon. We have used nylon pantyhose for a variety of purpose. As pantyhose, but also to make paintings, sculpture and installation. They can be used in a surprisingly diverse way.
From early childhood most females of the western world have an experience with this material in some special way. It is like you say, still mostly in the female realm, but with contemporary cross transmission between all types of gender and identity it has become more attractive to all different kinds of people.
In Iceland we recognize the same slut-shaming concept that you describe in the reference to the Vittorio de Sica film, because English and American soldiers who occupied Iceland (then a colony of Denmark) during World War II, gave local women and girls nylon pantyhose in exchange for sexual favors. Why did these guys have this in their possession? Was this an act of war and an imperialist move? To equip all soldiers with a few pairs of nylon stockings? Or did they individually pack them, just in case? This is an interesting research topic.
Nylon and specifically nylon pantyhose are very interesting objects in such, as they raise diverse emotional reaction. The material nylon is a total showstopper in the realm of materials. The nylon stockings were marketed in 1939 and immediately became immensely popular. Nylon was first produced by DuPont in 1935 and has this intricate convoluted relationship to war, the victory of capitalism and western thought in general.
It is quite a divine invention per se. Made from raw crude oil, it is the replica of silkworm thread previously used to make very expensive stockings, but stronger and thinner, and as such a symbol of how technology strives in replicating natures own creation, usually in a very clumsy way, but with nylon it is actually an improvement! Nylon is a multi faceted material. Super strong and super flexible, and thus ideal and very attractive in character. But if there is a small fracture it all comes apart... (like sometimes happens in society or life in general). So we have ambivalent feelings towards the nylon. Synthetic has stigma. Obviously, it represents all that is destroying the planet. Out of control industrialisation, consumerism and single-use culture. But the nylon stockings that we have been using for several years have very little commercial value, we get them from a factory in Finland (the last factory in Scandinavia to manufacture nylon stockings) and they are mostly stuff that they would bring to the recycling bin anyway. The run off of the factory. So this also turns around this value matter. We are working with materials that do not have value but still resemble objects of value and objects of dominance, dominance over nature, the female body, the female soul. But we still love the nylon pantyhose. They are a great gift to mankind and all people who like to wear them.
P: Would you please tell us about your exhibition at pinksummer and the performance you are going to present during the opening at White Hole Space caviar?
ILC: We will be showing a video documentation of our performance piece Think Less - Feel More, and objects that embody this performance and its spirit.
Think Less – Feel More, presents the multi – layered interplay of different symbols and myths, which might look abstract at first glance, but are in fact familiar images that we recognize from our collective culture. The work raises questions on power structures, control, chaos, abundance, activity and passivity, which emphasize the invisible rules and systems in our society. 21 performers, actors, musicians, dancers and an architect, took part in the show which lasted approximately 51 minutes and was performed twelve times at The National Gallery of Iceland. Only 40 guests were allowed each session and they were all required to wear black clothes.
During the process after we did the performance and started focusing on the sculptural element, these objects that we will be showing at pinksummer, have obviously taken on their own form and gradually withdrawn from the performance they have their origin in. This is the natural process of all entities. So it will be very interesting to see them realized in the gallery space.
Our whole body of work is connected. One thing spawns another and a new thing can cast a deeper light on what was going on in the previous stuff. So it is a web as opposed to a chronological progression. These new works are made with similar materials as we have been using, natural things juxtaposed with synthetic materials. All quite familiar stuff, but presented in a new and unexpected manner. Thus we connect with surrealist legacy by creating something new from familiar things.
We are three people working together and we depend very much on intuition and flow. The ideas flow between us and the milieu, and we connect with them and none of us has a totally clear and rational concept of what it all means. It is a flow. But it still has to make sense, but hopefully not only rational sense. Through aesthetic approach we hope to carve out a deeper and extended understanding of human existence.
We still don't know exactly what we will be doing for our performance at White Hole. It will have something to do with proximity and intimacy and will probably involve disco music.