The Institute of Things to Come #4 – Louise Hervé & Chloé Maillet
Per il quarto capitolo di The Institute il duo di artiste francesi Louise Hervé & Chloé Maillet rivela importanti scoperte sulle proprietà dell’acqua marina.
Comunicato stampa
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta The Institute of Things to Come, un centro di ricerca temporaneo sul futuro che da Febbraio a Settembre 2017 propone un ciclo di quattro mostre personali collegate a un programma di formazione. The Institute of Things to Come, a cura di Ludovica Carbotta e Valerio Del Baglivo è realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando ORA! Linguaggi contemporanei produzioni innovative.
Per il quarto capitolo di The Institute il duo di artiste francesi Louise Hervé & Chloé Maillet rivela importanti scoperte sulle proprietà dell’acqua marina. Dopo una lunga ricerca sulla fauna acquatica le artiste presentano The Waterway un film che si svolge al crocevia tra storia e fantascienza. Mischiando insieme fantasie acquatiche, creature marine fittizie e l’ipotesi di una futura vita subacquea dell’uomo, The Waterway è costruito intorno a tre racconti, che mirano a scoprire e documentare l’immaginario acquatico come fonte di conservazione di oggetti e corpi. Il luogo principale è un resort di mare sulla costa atlantica francese, dove tre differenti gruppi di protagonisti (rispettivamente degli archeologi subacquei, degli scienziati ed un gruppo di clienti della spa) discutono e sperimentano gli effetti dell’acqua per preservare e rendere immortali le vite umane. Il film procede su ellissi e dicotomie narrative nelle quali i suoi personaggi, alla maniera di figure simboliche della mitologia antica come le ninfe, i Ciclopi o le sirene, agiscono giustificando gli elementi provenienti dalla collezione iconografica delle due autrici, nonché l’assunto fantasioso al centro della sinossi del film. La pellicola di Hervé & Maillet affronta i problemi legati ai temi dell’ antropocentrismo e della post-umanità sollevando implicitamente la domanda: il futuro dell’umanità risiede forse sott’acqua?
Utilizzando testi, performance e film, il duo collabora dal 2000, sviluppando progetti di ricerca a lungo termine, spesso incentrati sull’intreccio tra la ricostruzione storica, l’archeologia pseudoscientifica e la fantascienza. I loro scenari stabiliscono connessioni tra le speculazioni mitologiche e le indagini intorno alle impasse della scienza, rendendo i loro film più come momenti di esplorazione che studi plausibili. Senza proporre alcuna conclusione definitiva The Waterway affronta una delle paure più vivide degli esseri umani: quale sarà il prezzo da pagare in futuro, per la longevità del genere umano?
In concomitanza con la mostra le artiste conducono un laboratorio che prende il titolo da un film di Jacques Tourneur del 1965, il quale a sua volta aveva citato un famoso poema di Edgar Allan Poe, The City in the Sea. Il laboratorio esplora i temi dell'archeologia subacquea e dell'immaginario della vita sottomarina con un focus sulle problematiche della convivenza tra mondo umano e animale nell'area mediterranea. Durante il laboratorio il biologo marino Daniele Tibi condurrà una lezione sulla vita dei mammiferi marini ed i partecipanti avranno l’occasione di prendere parte ad una sessione di avvistamento balene nel Mare Ligure. I partecipanti sono: Andrea Aversa, Rachel Dedman, Carl Ghent, Bettina Hutschek, Sikarnt Skoolisariyaporn, Marco Strappato, Lucia Veronesi.