The mountain touch / Adolf Kunst
La mostra The Mountain Touch, a cura di Andrea Lerda, prosegue il Programma Sostenibilità del Museomontagna, avviato nel 2018. A questa si aggiunge la mostra dedicata al Fondo Adolf Kunst, costituito con la donazione di 330 beni da parte degli eredi dell’artista.
Comunicato stampa
L’esposizione presenta le opere di 14 artisti italiani e internazionali, in dialogo con una narrazione scientifica a cura di Federica Zabini e Francesco Meneguzzo, ricercatori presso l’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale per le Ricerche, che da anni sta conducendo la più ampia campagna sperimentale mai effettuata sugli effetti della terapia forestale e delle immersioni negli ambienti verdi insieme al Club Alpino Italiano e al Centro di Riferimento per la Fitoterapia della Aou Careggi a Firenze.
In parallelo al configurarsi della montagna come laboratorio educativo naturale, nel quale percorsi di sensibilizzazione e attività ecopedagogiche sono in grado di coinvolgere le persone in un nuovo rapporto empatico con il mondo, si va affermando la consapevolezza dell’azione terapeutica e rigenerativa che essa è in grado di esercitare sul corpo e sulla mente dell’uomo.
Per secoli le persone hanno spesso agito sulla base dell’intuizione che gli esseri umani abbiano bisogno di entrare in comunione con il mondo naturale a beneficio del proprio stato affettivo-emotivo, del proprio corpo, del cervello e della propria psiche.
In un momento storico caratterizzato da emergenze pandemiche e ambientali, da più parti si sommano le attività che scienziati e ricercatori stanno conducendo per dimostrare quanto fino a qualche decennio fa è stato studiato e dimostrato empiricamente senza una validazione da parte del mondo della scienza.
Recenti studi dimostrano che il contatto con il mondo naturale riduce i livelli infiammatori nel cervello, collegati a depressione e altri disturbi dell’umore e disordini della salute mentale. Le ricerche dimostrano che sono sufficienti solo due ore in un bosco per abbassare significativamente i livelli di citochine nel sangue e alleviare lo stato infiammatorio.
Il contatto con ambienti naturali – come aree verdi, boschi e foreste – si traduce in una minore incidenza di allergie, di disturbi autoimmuni e di alti livelli di stress e, di contro, un miglioramento delle funzioni cardiovascolari, degli indici emodinamici, neuroendocrini, metabolici e ossidativi, nonché dei processi mentali e del benessere psichico.
Oggi, però, l’estinzione dell’esperienza diretta in natura – concepita come elemento estraneo alla vita quotidiana per la maggior parte delle persone è causa di un vero e proprio disturbo da deficit di natura, soprattutto nei bambini, alimentata da una cultura della sedentarietà e dallo sviluppo delle tecnologie – è legata alla forte urbanizzazione e alla conseguente perdita di spazi naturali e di biodiversità, con un enorme impatto sulla nostra salute fisica, psicologica ed emotiva.
Se consideriamo che entro il 2050 il 68% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane, quali saranno le implicazioni e le conseguenze di questa trasformazione epocale? Qual può essere il ruolo della montagna nella possibilità di riscoprire nuovi modi di abitare il mondo? Quale il ruolo dei parchi urbani e delle aree verdi nel generare benessere psico-fisico? Come la situazione pandemica e una sua diversa narrazione da quella fatta finora possono contribuire allo sviluppo di un nuovo sguardo sulla natura, incentivando altresì la cura dell’ecosistema e dei suoi elementi?
The Mountain Touch vuole essere uno spazio di riflessione sul legame stretto e profondo, seppur dimenticato, che esiste tra l’essere umano, la montagna e la natura più in generale, e sui benefici di questa relazione, se vissuta come scambio e non come semplice esperienza di sfruttamento delle risorse.
Mediante un percorso narrativo immersivo – che raccoglie i lavori di tredici artisti italiani e internazionali – il pensiero della “montagna che cura” si coniuga con quello della “cura della montagna”.
Il progetto si avvale della prestigioso sostegno da parte del Mondrian Fund e del CBK – Center for VIsual Arts di Rotterdam, grazie ai quali è stata prodotta l’opera dell’artista Giuseppe Licari.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue che raccoglie testi di Qing Li, immunologo e presidente della Società giapponese di medicina forestale, Università degli Studi di Tokyo; Marina Boido e Alessandro Vercelli, Neuroscience Insitute Cavalieri Ottolenghi dell’Università degli Studi di Torino; Francesca Cirulli e Marta Borgi, Center for Behavioral Sciences and Mental Health. Istituto Superiore di Sanità; Lucy Jones, scrittrice, giornalista e autrice del libro “Losing Eden”; Rita Berto e Giuseppe Barbiero, Groupe de Recherche en Education à l’Environnement et à la Nature, Laboratorio di Ecologia Affettiva, Università della Valle d’Aosta; Marco Battain, Presidente del CAI Torino e referente del gruppo “La montagna che aiuta”; Francesco Riccardo Becheri, Psicologo Psicoterapueta, Fondatore e Responsabile Scientifico Stazione di Terapia Forestale Pian dei Termini, Psicologo Referente CAI Commissione Centrale Medica / Comitato Scientifico Centrale; Giulia Villari, Ricercatrice del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino.
La stagione espositiva 2022 del Museomontagna si chiude con la mostra dedicata al Fondo Adolf Kunst, costituito con la donazione di 330 beni da parte degli eredi dell’artista, la famiglia Lutz di Hof, in Germania. Si tratta principalmente di opere incisorie corredate da materiale documentario (ritratti fotografici di Kunst al lavoro e in famiglia, rassegna stampa delle principali mostre, alcune pubblicazioni e manufatti di destinazione privata).
Il percorso di acquisizione del patrimonio dell’artista tedesco è iniziato nel 2019 e si è concluso tra 2021 e 2022. Ad esso ha fatto seguito una campagna di catalogazione, digitalizzazione e studio che ha consentito di rendere il Fondo fruibile online sul portale del patrimonio culturale del Club Alpino Italiano CAISiDoc.cai.it.
Adolf Kunst è nato a Ratisbona nel 1882 e ha studiato architettura a Monaco di Baviera, dove è morto nel 1937 dopo essere stato a lungo docente del politecnico della città.
In quella stagione particolarmente fervida per l’incisione mitteleuropea, Kunst guadagna un posto di rilievo tra i nomi della grafica degli esordi del Novecento, sebbene i suoi lavori abbraccino un’ampia gamma di tecniche oltre all’acquaforte, alla xilografia, alla litografia, alla linoleografia: design in legno e metallo, pittura a olio e acquerello, disegno a matita. Tale versatilità riflette l’ideale della Gesamtkunstwerk, opera d’arte totale che fonde in sé i diversi campi artistici.
Il periodo di attività artistica di Kunst è compreso tra il 1904 e il 1936 e conserva tracce significative dei frequenti viaggi che toccano le Alpi, in Germania, Austria, Italia, Dalmazia e Francia. Le opere – generalmente caratterizzate dalla compresenza di leggerezza atmosferica, profondità di rappresentazione ed equilibrio compositivo – vedono la più sofisticata espressione nella rappresentazione di ambienti naturali, in particolare vedute montane ed elementi del paesaggio alpino.
L’esposizione, a cura di Daniela Berta, direttore del Museo, e Veronica Lisino, conservatore del Centro Documentazione, è pensata per portare alla conoscenza del pubblico la varietà e la qualità della produzione grafica – indubbiamente la più cospicua – così come dei i lavori non noti di Kunst: pitture ad olio, acquerelli, manufatti di vari materiali e finalità.
La mostra si articola dunque in un percorso tematico che prende avvio dal profilo biografico dell’artista, influenzato dalla sensibilità spirituale e culturale dell’altipiano bavarese e delle sue bellezze. Stampe fotografiche originali e documenti introducono quindi i soggetti favoriti: paesaggi montani innanzitutto, ma anche elementi botanici, con freschi e delicati ritratti floreali, e le architetture alpine: chiese, cappelle, abitazioni tradizionali.
In questo racconto sono esposte prevalentemente opere di grafica (compresi lavori minori, quali eleganti carte d’occasione), ma vi trovano spazio anche una parte dei taccuini di disegni dei viaggi, che comprendevano tappe in numerose località dell’arco alpino; gli strumenti del mestiere (la cassetta dei colori, la spatola e alcune matrici incisorie in legno e rame); alcuni degli album illustrati che dal 1925 al 1933 accompagnarono la crescita delle due figlie Gertraud e Irmingart con disegni acquerellati che ricordano i momenti più piacevoli e significativi della vita famigliare, piccoli quiz e divertenti giochi pop-up; le marionette di legno dipinto ispirate a personaggi della tradizione popolare per le rappresentazioni nel teatrino domestico realizzato da Kunst stesso.
Una suggestiva installazione multimediale, a cura di auroraMeccanica | Narrative Space Studio di Torino, anima – con tecnica mista di motion graphic 2D e stop motion – i personaggi e i giochi creati su carta dall’artista tedesco. Infine una sezione espositiva è interamente dedicata al design.
Se dai lavori grafici emerge un’impostazione tradizionale, rigorosa nella composizione, essenziale nel gusto ed estremamente curata nei dettagli, è nei manufatti di uso domestico e nelle immagini di momenti privati, che l’artista rivela un animo giocoso e ironico, amante della vita nella natura prima ancora che della sua rappresentazione.
La visione del mondo di Kunst è ancora ispirata al Romanticismo e a un sentimento del sacro e grandioso della natura ma, parallelamente, è già presente il mutamento verso il Realismo, sfociante nel Naturalismo. Le sue opere sono la rappresentazione diretta della realtà, ancora idealizzata, senza concessioni a visioni intimiste. La figura umana è quasi totalmente assente dai suoi paesaggi: una natura potente e maestosa esalta la lontananza dell’uomo, non solo piccolo al suo cospetto, ma quasi insignificante.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue (ita/eng). Il volume comprende – oltre al testo delle curatrici – il contributo offerto da Gerhard Lutz, nipote dell’artista e attento garante della sua eredità artistica, che ha redatto una serie di apparati contenenti informazioni inedite – il regesto dei viaggi sull’arco alpino, l’albero genealogico e l’elenco delle esposizioni – e aggiornate, come la biografia e la bibliografia. Lo storico dell’arte Armando Audoli traccia una panoramica del contesto in cui si mosse Kunst, con una serie di riferimenti internazionali fondamentali per l’inquadramento della sua opera. Cristian Perissinotto è il compilatore di tutte le schede catalografiche in calce al volume, accompagnate da una nota sul Fondo Kunst in relazione alle arti dell’incisione, al quale Vincenzo Gatti, incisore e docente dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dedica il suo contributo di approfondimento tecnico.
Nella primavera 2023, la mostra Adolf Kunst sarà allestita a Trento, Palazzo Roccabruna, in collaborazione con la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, in occasione del 71° Trento Film Festival.