The Second Summer of Love
Rassegna di film commissionata e prodotta da Gucci e Frieze.
Comunicato stampa
Dal 6 al 25 novembre il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci proietterà in anteprima italiana la rassegna The Second Summer of Love, commissionata e prodotta da Gucci e Frieze. La presentazione continua il programma di eventi legato ai trent’anni di attività del Centro Pecci, prima istituzione dedicata al contemporaneo ad esser stata costruita ex novo in Italia. A partire dalla sua inaugurazione nel 1988 il Centro Pecci è stato un luogo di produzione, dibattito e promozione culturale, impegnato nella ricerca artistica nel più ampio senso del termine. Negli anni, il Centro ha prodotto oltre 250 eventi, tra mostre d’arte, design e moda, un articolato programma di attività connesse ai campi della letteratura, musica, performance, teatro, con una particolare attenzione per la musica.
Wu Tsang, Into a Space of Love, 2018 (video still). Commissionato e prodotto da Frieze e Gucci. Courtesy l'artista.
The Second Summer of Love è una serie di film d’artista che richiamano un altro trentennale che ricorre quest'anno: nel 1988 infatti la musica elettronica e la cultura giovanile esplodono nel Regno Unito, per espandersi subito dopo in Europa e negli Stati Uniti. Le radici dell’acid house e la scena rave – il modo in cui hanno rivoluzionato lo stile di vita dei giovani e hanno avuto un impatto duraturo sulla cultura contemporanea, comparabile a quello della controcultura degli anni ’60 – rappresentano l’ispirazione dell’opera di Jeremy Deller, mentre gli scenari che hanno preceduto e influenzato la cultura rave ispirano le opere di Wu Tsang e Josh Blaaberg. Trent’anni dopo la Second Summer of Love del 1988, l’influenza del movimento radicale giovanile che esplose intorno alla musica acid house è ben visibile in quasi ogni aspetto della cultura contemporanea.
THE SECOND SUMMER OF LOVE
Programma delle proiezioni
6 – 11 novembre: Wu Tsang
Into a Space of Love (25'33"), 2018
In questo documentario magico-realistico, Wu Tsang esamina la storia e l’eredità della house music newyorkese, radicata nelle autentiche esperienze di vita di una comunità queer, prevalentemente di neri e latini, e nelle lotte dei suoi movimenti di liberazione. Il film unisce visioni del passato, del presente e del futuro prossimo della vita notturna di New York City, dal punto di vista dei protagonisti e dei DJ appartenenti a generazioni diverse, e chiama in causa la tensione ciclica, rappresentata dall’uroboro – il serpente che si morde la coda – fra cultura underground e appropriazione culturale. Il film giustappone la tenerezza legata al passare degli anni con la sovreccitazione della gioventù, e va alla ricerca del vero significato di una passione profonda, che dura per tutta la vita, nei confronti della vita notturna.
Wu Tsang è una regista e artista visuale che ha ricevuto diversi premi. I suoi progetti sono stati presentati in musei e festival cinematografci internazionali (MoMA, Guggenheim, Whitney, LACMA, Tate Modern, Stedelijk, Berlinale, Hot Docs e SXSW).
13 – 18 novembre: Josh Blaaberg
Distant Planet: The Six Chapters of Simona (28'44"), 2018
L’italo disco è spesso vista come la parente povera della musica pop USA e britannica, sulla base di una gerarchia culturale fondata su una serie di presupposti condivisi e relativi all’idea di nazione, lingua, identità e originalità. In Distant Planet, Josh Blaaberg mescola fantasia, materiale d’archivio e interviste per esplorare come gli impulsi emotivi siano al centro di tutti i presupposti culturali, e di come realtà e desiderio siano, per loro natura, intimamente legati. Il film immagina un universo dove la New York a metà degli anni ’80 si scatena per le più recenti novità dell’Italo disco, e dove fontane da cui sgorga Campari vengono erette per decreto presidenziale. Attraverso immagini d’archivio, interviste e irrealtà re-immaginate, Distant Planet prende tre star dell’italo disco e le segue in un viaggio durante il quale si riconnettono con le fantasie dimenticate della musica. Così facendo, le star vengono elevate al loro giusto rango nella storia del pop. Acquisita l’immortalità come semidei sulle pendici dell’Etna, ogni senso di perdita si dilegua e le gerarchie culturali vengono superate.
Josh Blaaberg è un regista e artista visuale le cui attività spaziano tra la cinematografia e il mondo dell’arte. Il suo lavoro esplora l’identità nazionale, la memoria e la perdita. Sue opere sono state presentate al Sundance Film Festival e al festival cinematografico e musicale South by Southwest (SXSW).
20 – 25 novembre: Jeremy Deller
Everybody in The Place: An Incomplete History of Britain 1984-1992 (61'35"), 2018
Il fenomeno acid house viene spesso descritto come un prodotto sui generis, ispirato da un manipolo di DJ che lavorava a Londra e aveva scoperto l’ecstasy durante una vacanza a Ibiza nel 1987. In realtà l’esplosione dell’acid house e dei rave nel Regno Unito fu il prodotto di un più vasto e profondo insieme di punti di rottura, già presenti nella cultura britannica, che si estendevano dal cuore delle città alla campagna più remota, attraversando linee di demarcazione fra classe, identità sociale e geografa finora ritenute impenetrabili. Con Everybody In the Place l’artista Jeremy Deller, vincitore del Turner Prize, ribalta i comuni concetti di rave e acid house ponendoli al centro dei cambiamenti sociali di portata sismica che sconvolgono la Gran Bretagna negli anni ‘80. Materiali d’archivio rari o inediti raccontano il passaggio dai movimenti di protesta ai rave party nei capannoni abbandonati, l’agitazione degli operai che tracima nello sfogo caotico in pista da ballo.
Jeremy Deller, vincitore del Turner Prize nel 2004, si occupa di storia sociale, spesso facendo luce sui punti critici dove cultura pop e politica si scontrano.
IL MUSEO IMMAGINATO
La mostra Il museo immaginato in corso fino al 25 giugno 2018 rilegge la storia del museo attraverso un percorso inedito di fatti, dati statistici, ricordi e opere dalla collezione e dalla storia delle mostre, ideato dalla nuova direttrice Cristiana Perrella. Più che una celebrazione, un racconto in cui la realtà di quanto accaduto si alterna a una visione immaginativa del museo che reinterpreta e confgura il passato alla luce della sensibilità del presente, proiettandolo in un futuro possibile. Accompagna la mostra un programma di eventi - teatro, video, performance - che include anche la rassegna The Second Summer of Love.