The Tellers

Informazioni Evento

Luogo
VILLA ROMANA
Via Senese 68, Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Da martedì a venerdì 14.00 – 18.00 e su appuntamento
in ottemperanza alle normative anti-Covid.

Vernissage
18/03/2022

ore 16

Generi
incontro - conferenza

The Tellers nasce dalle stesse domande alla base della mostra virtuale A Whole Population of Poets promossa da Sumac Space, una piattaforma digitale mirata a valorizzare l’arte contemporanea del Medio Oriente attraverso un fitto programma di incontri, contributi critici e progetti di ricerca.

Comunicato stampa

The Tellers nasce dalle stesse domande alla base della mostra virtuale A Whole Population of Poets promossa da Sumac Space, una piattaforma digitale mirata a valorizzare l’arte contemporanea del Medio Oriente attraverso un fitto programma di incontri, contributi critici e progetti di ricerca.

Sin dall’avvento del The Green Wave in Iran nel 2009 sono pervaso da un’ambivalenza di ottimismo e di ansia per il futuro: un futuro che non sarò mai in grado di articolare come un evento puramente temporale ma che piuttosto vorrei navigare liberamente, come lungo la timeline di un’applicazione di post produzione, senza l’obbligo di “snap” a una data specifica.

Sto sperimentando alcuni metodi per trasformare quest’ansia. Uno degli strumenti più potenti è l’immaginazione e i paesaggi che si delineano in sogno, in uno spazio onirico che rappresenta per me una forma di resistenza al mondo vissuto e percepito. So che non è la promessa di un universo alternativo e nemmeno offre una scappatoia per sottrarci a quello in cui viviamo. Tuttavia, mi aiuta a creare le condizioni per un diverso modo di esistere all’interno dell’universo presente.

Il passato del Medio Oriente si dispiega in una serie di forme interconnesse. In esso confluiscono – qui come altrove – i cambiamenti che si verificano nella vita delle persone e dei gruppi, delle culture e dei paesi nel corso del tempo. Racchiude in sé le narrazioni che le persone condividono di sé stesse e degli altri in rapporto a queste transizioni, i miti che le aiutano a dare un senso alle proprie esperienze e che tentano di gettare nuova luce sulla strada che conduce al futuro. Queste narrazioni rappresentano uno strumento per creare un nuovo paesaggio come possibilità di sfuggire alle strutture di potere preesistenti.

In The Tellers, gli artisti ci invitano a entrare in un tempo immaginario. La costruzione di scenari futuri agisce come una sorta di ciclo di retroazione temporale, connettendo queste diverse versioni del futuro al presente o al passato remoto. Si tratta di speculazioni in forma d’intuizioni riferite a oggetti, luoghi o addirittura eventi collocati nel futuro o relegati in un passato lontano, siano essi immaginari o semplicemente così traumatici da sottrarsi alla memoria. Gli artisti ricorrono allo storytelling per costruire nuovi miti e nuove storie, per mettere in discussione la storia ormai dimenticata e rimossa usandola come simulacro per una critica sociale. Per loro, diventare narratori comporta l’impegno a esaminare le narrazioni esistenti e a costruire nuove verità che si collochino al di fuori della storia culturale dominante. Questi artisti sfidano ognuno di noi a comprendere la prospettiva dell’altro, ci accolgono nei loro mondi nuovi e ci spingono ad avventurarci sulla confusa linea di demarcazione tra reale e immaginario.

Davood Madadpoor

Sumac Space è una piattaforma virtuale dedicata all’arte contemporanea in Medio Oriente. Promuove programmi digitali, studi critici e ricerca. Nello specifico, Sumac Space si focalizza sul dialogo quale canale per presentare forme alternative di ricerca. Questo formato stimola l’interazione e la polivocalità e incoraggia il pensiero critico e la conversazione intima non limitata dalla distanza fisica o da particolari mezzi di espressione. Con l’ausilio di programmi digitali, Sumac Space attiva il ruolo degli artisti e dei curatori nel re-immaginare e ri-modellare i nostri tempi e intende fornire uno spazio pubblico per la loro ricerca e le diverse forme di espressione.

Mohamed Abdelkarim è un artista, performer, regista e ricercatore che vive e lavora tra il Cairo e Maastrich. Nel 2016 ha ricevuto il suo Master of Arts in Public Spheres presso l’Istituto d’Arte édhéa/ecav, in Svizzera, ed è attualmente candidato al Ph.D. presso l’Akademie der bildenden Künste di Vienna. La prassi artistica di Abdelkarim è orientata alla performance, da lui considerata come un metodo di ricerca e una pratica attraverso cui produrre testi e immagini che incarnano la molteplicità delle forme. Esegue e riflette su atti performativi come narrare, cantare, riconoscere e indagare, fare, romanzare e, recentemente, speculare. La sua recente ricerca si concentra sul ruolo attivo del paesaggio quale testimone di “una storia che abbiamo perduto e di un futuro a cui non abbiamo ancora presenziato”. Le sue opere sono state incluse nella XI Biennale di Sharjah; ha assunto il ruolo di maître de guilde presso lo spazio sperimentale Cabaret der Künstler - Zunfthaus Voltaire, nella cornice del Manifesta 11; Live Works Performance Act Award Vol.5, Italia; nel 2022 ha preso parte alla 72 Berlinale / Forum Expanded.

Ali Eslami è un artista e ingegnere iraniano attualmente attivo ad Amsterdam, dove sperimenta usa la realtà virtuale dal 2014. Il suo lavoro dà vita a progetti di ricerca a lungo termine che si consolidano e si evolvono nel tempo mediante la formulazione di ipotesi, speculazioni e la costruzione di mondi, osservando con attenzione la natura della realtà, la condizione umana e i costrutti che vengono dati per scontati, per giungere a un superamento, cercando di sondarne i contorni e forzarne i limiti. L’ossessione per la cibernetica, che scaturisce dal suo background ingegneristico, lo porta a creare nuovi mondi sotto il profilo formale e funzionale. Queste esperienze si manifestano come realtà che confondono le narrative immaginarie e non con l’intento di articolare futuri possibili mettendo in discussione i vincoli di spazio, tempo e corpo. Nel 2016, il progetto virtual reality si è aggiudicato il premio IDFA DocLab Award for Best Immersive non-fiction e nel 2020 il Golden Calf for Best interactive al Nederlands Film Festival (Nerd_Funk). Tra le attività collaterali è co-curatore allo STRP Festival e ricopre il ruolo di program advisor presso IDFA Doclab.

Maha Maamoun è un’artista, curatrice ed editrice indipendente. Il suo lavoro prende in esame la forma, la funzione e il valore di scambio delle immagini visive e letterarie condivise come punto di partenza per indagare il tessuto culturale che intessiamo e in cui siamo intessuti. È co-fondatrice del Contemporary Image Collective (CIC), della piattaforma editoriale indipendente Kayfa ta, membro del team curatoriale di Forum Expanded (Berlinale), e membro dell’Akademie der Künste der Welt di Colonia.

Basim Magdy è un artista e regista. I suoi film, dipinti e lavori fotografici sono complesse stratificazioni di dettagli poetici e osservazioni ricche di colore che alludono all’assurdità come evento quotidiano. Il suo lavoro mescola elementi di umorismo e finzione, riferimenti storici e delirio collettivo, il tutto apparentemente inquadrato in una confusa percezione del tempo nella quale il passato, il presente e il futuro sono continuamente intercambiabili. Il lavoro di Magdy è stato recentemente esposto in personali presso le seguenti sedi espositive: Röda Sten Konsthall, Göteborg; MuHKA - Museum of Contemporary Art, Anversa; MAAT - Museum of Art, Architecture and Technology, Lisbona; La Kunsthalle, centro d’arte contemporanea, Mulhouse, Francia; MCA Museum of Contemporary Art, Chicago; MAXXI, Roma; Jeu de Paume, Parigi; CAPC Museum of Contemporary Art, Bordeaux; Deutsche Bank KunstHalle, Berlino e in alcune collettive al MoMA e al Centre Pompidou.

L’opera di Islam Shabana prende in esame le intersezioni tra tecnologia, mitologia e filosofia islamica. Esplorando concetti quali le dinamiche sistemico-sociali, i rituali performativi religiosi e le pratiche occulte, l’artista crea simulazioni, poesia, fantascienza e riflette su scenari futuri. Shabana si avvale di molteplici tecnologie per intrecciare questi concetti, producendo/riproducendo strutture intessute tra mito, finzione e realtà fisiche. Il suo lavoro è stato esposto in diverse mostre collettive: Townhouse Gallery, Cairo, The Mosaic Rooms, Londra, Iwalewahaus, Bayreuth, Cairotronica; Cairo Electronic e New Media Arts Symposium. Le performance audiovisive di Shabana sono state presentate alla Boiler Room, RNCM - Royal Northern College of Music di Manchester, e all’HAU Theater, CTM festival 2018 a Berlino.

Sabato 19.03.2022
Simposio
The Tellers

In concomitanza con The Tellers, sabato 19 marzo 2022, a partire dalle 11, Villa Romana ospita un simposio che intende approfondire e dare spazio alla discussione intorno ad alcuni punti centrali della mostra, attraverso i contributi di Raffaella Baccolini (Università di Bologna, sede di Forlì), Nat Muller (curatrice indipendente, scrittrice e accademica) e Santiago Zabala (professore di filosofia presso l’Università Pompeu Fabra, Barcellona, Spagna), seguiti da un dibattito pubblico e da una performance di Mohamed Abdelkarim che concluderà la giornata. Le lecture e la performance saranno in inglese e trasmesse in diretta streaming da Radio Papesse.

11:00
Benvenuto di Angelika Stepken, direttrice di Villa Romana
Davood Madadpoor, Introduzione alla piattaforma Sumac Space

11:15
Katharina Ehrl (Sumac Space), Introduzione al simposio

11:30
Raffaella Baccolini, Memoria, linguaggio e narrazione come resistenza.
Baccolini propone un’analisi del ruolo e dell’importanza del linguaggio, della comunicazione, della narrazione e della memoria come forme di resistenza. La distopia classica spesso impiega la convenzione di un “libro ritrovato” dal passato come uno degli strumenti che risvegliano i personaggi distopici. Analizzando in che modo le distopie critiche contemporanee hanno rinnovato e aggiornato la convenzione del “libro proibito”, Raffaella Baccolini investigherà l’importanza della lingua e della narrazione (e il loro legame con la comunicazione, la memoria e la negoziazione) non solo come un mezzo per aiutare i protagonisti a sopravvivere ma anche come un modo per resistere al mondo distopico. Nella lingua – nel suo recupero e uso – emerge il bisogno di impegnarsi in una resistenza complessa e difficile, che spesso inizia dall’accettazione di una (inter)dipendenza negoziata. Nell’attuale clima di razzismo e odio che si manifesta attraverso le politiche disumanizzanti che le persone nere, migranti e rifugiate devono affrontare in tutto il mondo, queste opere offrono una riflessione puntuale sul linguaggio e la negoziazione come strumenti di resistenza. Esse sono inoltre necessarie a mantenere la speranza anche in condizioni estreme di oppressione.

12:30
Santiago Zabala, Dov’è il futuro? I moniti dell’arte
La filosofia è un monito, cioè una richiesta di farsi coinvolgere in segni che riguardano il nostro futuro. Questi segni possono riferirsi alla nostra esistenza, all’ambiente o anche alla politica. Il problema è che questi moniti, contrariamente alle predizioni, sono concetti deboli, vaghi e poco chiari (sotto forma di dichiarazione) che sono spesso ignorati. Questo è il motivo per cui vengono spesso scartati come inutili o insignificanti – un po’ come gli ambientalisti, i filosofi, gli artisti – quando in realtà sono vitali.
I moniti piuttosto che una rappresentazione mentale oggettiva, possono essere capiti solo attraverso l’interpretazione, cioè, attraverso un coinvolgimento che riguarda la nostra esistenza. Ne sono un esempio le recenti filosofie sugli animali, le piante e gli insetti che ci mettono in guardia su specifiche questioni che ignoriamo, come la perdita della biodiversità o il cambiamento climatico. Quello che spesso emerge nella grande arte, come in altri ambiti delle pratiche umane, non è una rappresentazione della bellezza, ma piuttosto la rivelazione di un evento che è invisibile ai nostri sensi estetici, alle nostre capacità intellettuali e ai nostri interessi culturali. Oggi l’arte funziona spesso meglio delle dichiarazioni ufficiali scientifiche come modo per rivelare i moniti. Questo non è solo un effetto della capacità degli artisti di creare bellezza ma piuttosto dell’intensità e profondità delle loro opere. Le foto documentarie dello scioglimento delle calotte polari che è in corso, per esempio, possono essere veritiere ma sono di rado potenti come le opere d’arte che parlano di questa emergenza. Quando l’arte parla dei nostri moniti, il futuro rivela se stesso.

13:30
Pausa

14:30
Nat Muller, Il futuring è un verbo: cercare possibilità nelle rovine nell’arte contemporanea del Medio Oriente
Attingendo al lavoro degli artisti contemporanei del Medio Oriente, fra cui l’artista palestinese Larissa Sansour, gli artisti e registi libanesi Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, l’artista kuwaitiana Monira Al Qadirri e l’artista libanese Akram Zaataru, questa presentazione mette alla prova due premesse. In primo luogo, si chiede se le rovine possano essere considerate come modelli di futuro, invece che come indicatori di decadenza ed entità bloccate nel passato. In secondo luogo, domanda quale tipo di immagini speculative, immaginari e posizione politiche siano necessari per sbloccare questo potenziale e vedere il futuro attraverso lo sfacelo. Come l’ampliamento della temporalità della rovina verso il futuro cambia il suo significato e quale tipo di sogno sociale può esservi legato? Quali nuove possibilità offre un simile approccio a livello storico, politico e artistico?

15:30
Pausa

16:00
Dibattito moderato da Nat Muller

17:30
Performance
Mohamed Abdelkarim, Quando non c’è il sole: i fulmini illuminano il cielo. 40’
Una performance composta da testi e immagini generati dal “modello GPT-2 di Intelligenza Artificiale”, combinati in una narrazione non lineare. La narrazione è partita dalla testimonianza di un avvistamento UFO ad Asyut, Egitto nel 1989, e spazia su altri eventi dello stesso anno. La narrazione generata dall’IA si sposta fra diversi ambienti e personaggi, tra creature spaziali, rapimenti alieni, colpi di stato e l’estinzione di specie terrestri. La narrazione frammentata è generata dall’inserimento di parole chiave e concetti come vedere, distrazione, guardare, credere e desiderare un futuro incerto.
Il progetto è stato commissionato da Sharjah Art Foundation 2020/2021.

Raffaella Baccolini insegna Gender Studies e letteratura americana e britannica presso l’Università di Bologna, sede di Forlì. Ha pubblicato numerosi articoli su scrittura delle donne, distopia e fantascienza, trauma e memoria, modernismo, e letteratura Young Adult. Ha curato diversi volumi, fra cui Dark Horizons: Science Fiction and the Dystopian Imagination (con Tom Moylan, 2003), Utopia, Method, Vision: The Use Value of Social Dreaming (anch’esso con Tom Moylan, 2007), e Transgressive Utopianism: Essays in Honor of Lucy Sargisson (con Lyman Tower Sargent, 2021). Attualmente lavora su gentilezza, solidarietà ed educazione femminista come atti utopici e politici.

Santiago Zabala è professore ordinario (ICREA) di filosofia presso l’Università Pompeu Fabra a Barcellona. È autore di molti libri, fra cui Being at Large: Freedom in the Age of Alternative Facts (McGill-Queen’s University Press, 2020) e Why Only Art Can Save Us: Aesthetics and the Absence of Emergency (Columbia University Press, 2017). Scrive articoli per The New York Times, Al-Jazeera, The Los Angeles Review of Books e altri media internazionali.

Nat Muller è curatrice e scrittrice indipendente esperta di arte contemporanea del Medio Oriente. Collabora regolarmente a pubblicazioni d’arte internazionali come Ocula e Hyperallergic e ha curato una serie di monografie su vari artisti fra cui Walid Siti (Kehrer Verlag, 2020), Nancy Atakan (Kehrer Verlag, 2016) e Sadik Kwaish Alfraji (Schilt Publishing, 2015). Ha inoltre curato proiezioni di video e film per il Rotterdam's International Film Festival (Olanda), il Norwegian Short Film Festival (Norvegia), l’International Short Film Festival Oberhausen (Germania) e il Video D.U.M.B.O (USA) fra gli altri. Fra i suoi recenti progetti espositivi vi sono il padiglione danese per la 58a Biennale di Venezia (2019) con l’artista palestinese Larissa Sansour e la mostra collettiva Trembling Landscapes: Between Reality and Fiction all'Eye Filmmuseum di Amsterdam (2020). Sta portando a termine un dottorato di ricerca finanziato dall’AHRC presso la Birmingham City University sulla fantascienza nell’arte contemporanea in Medio Oriente.

Streaming partner: Radio Papesse

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