Thea Djordjadze – Oxymoron Grey
Le sculture di Thea Djordjadze appaiono spesso non finite e, allo steso tempo, si presentano come suggestive composizioni tese a enfatizzare la trasformazione dello spazio che abitano.
Comunicato stampa
kaufmann repetto è lieta di annunciare Oxymoron Grey, la seconda mostra personale di Thea Djordjadze in galleria, nei cui spazi sarà presentata un’installazione site specific.
Le sculture di Thea Djordjadze appaiono spesso non finite e, allo steso tempo, si presentano come suggestive composizioni tese a enfatizzare la trasformazione dello spazio che abitano. Thea Djordjadze unisce scultura a gesti performativi e pittorici, creando un’esperienza totalizzante dello spazio – uno scenario enigmatico che diventa il prolungamento di un mondo interiore, immaginato.
Utilizzando materiali solitamente celati all’interno di una scultura – cavi, gesso, gommapiuma – Thea Djordjadze crea oggetti effimeri ed eleganti, che sembrano ripercorrere la storia della loro creazione. Come reperti o memorie, tali oggetti sono accomunati da un’aura soggettiva, una sensazione, un’atmosfera. Impronte, vernici miscelate tra loro, una massa di argilla informe posata casualmente su un tappeto orientale: di fronte alle opere di Thea Djordjadze lo spettatore avverte uno spettro della presenza individualizzante dell’artista. Forma e materiali si integrano, e ciò che appare statico o inerte diventa, a uno sguardo attento, dinamico e animato.
Per Thea Djordjadze una mostra inizia con frammenti di lavori non finiti, materiali manipolati, rielaborati e infine posizionati. Grazie anche alla sua formazione pittorica, per l’artista lo spazio è modellato come un dipinto su tela, in cui profondità e dimensioni possono essere enfatizzate o anullate. Create in-situ, le opere sono protagoniste di uno spettacolo inscenato attraverso un processo di elaborazione in costante divenire. Thea Djordjadze parla un linguaggio ambivalente, a tratti materico, a tratti puramente sensibile, le sua opere vivono all’interno di un paradosso: Oxymoron Grey.
Thea Djordjadze (1971, Tbilisi, Georgia) ha studiato pittura alla Kunstakademie Düsseldorf con Rosemarie Trockel, attualmente vive e lavora a Berlino. Tra le sue mostre recenti si ricordano il Padiglione Georgiano alla 55ma Biennale di Venezia (2013), e le mostre personali alla Kölnischer Kunstverein (2013), Malmö Konsthall (2013), Kunstverein Lingen Kunsthalle (2013), Kunstverein Nurnberg (2010), Kunsthalle Basel (2009), e dOCUMENTA (13), Kassel (2012).
Le sue mostre collettive includono la 50ma Biennale di Venezia (2003), la 12ma Biennale di Lione (2007), la 5a Biennale di Berlino (2008) e, inoltre, Centre Georges Pompidou, Parigi; Hayward Gallery, Londra; Contemporary Art Museum St. Louis; Sculpture Centre, New York.
Per scaricare la cartella stampa, utilizzare il seguente link
http://www.kaufmannrepetto.com/wp-content/uploads/2013/11/press-kit_thea-djordjadze_ITA.zip
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Ketuta Alexi-Meskhishvili
Things Are Going Great In My Absence
21 Novembre – 1 Febbraio 2013
kaufmann repetto è lieta di annunciare Things Are Going Great In My Absence, prima mostra personale in Italia di Ketuta Alexi-Meskhishvili.
Per Ketuta Alexi-Meskhishvili, il soggetto della fotografia risiede tanto nell’immagine quanto nei suoi parametri tecnici e concettuali. Sovrapponendo la tradizionale camera oscura alle tecniche digitali, Ketuta Alexi-Meskhishvili crea immagini melanconiche e spettrali – tattili, e al tempo stesso dolorosamente sfuggevoli. Alcuni negativi sono ritagliati e ricomposti manualmente, altri vengono scansiti; una fotografia dipinta a mano è affiancata a una composizione digitale. Il risultato è un mondo in cui analogico e digitale scaturiscono in un immaginario contraddittorio e complesso.
Nella sua recente serie German Flowers, Alexi-Meskhishvili presenta lavori che vedono i fiori come soggetto principale. Queste fotografie appaiono tuttavia controllate e algide, come White Flower, che presenta un’insolita orchidea completamente bianca. Più severe che seducenti, quelle presenti in mostra sono immagini che soppiantano, invece che soddisfare, desideri e aspettative – precorritrici non di bellezza, ma di un’inevitabile fine.
Con un richiamo a uno dei teorici fondamentali della fotografia moderna, Ketuta Alexi-Meskhishvili sembra perpetuare la cosiddetta “morte piatta” a cui Roland Barthes condanna il medium, esplorando la “testimonianza figgevole” della fotografia, il decesso dell’immagine, più che la sua vita.
Nata a Tbilisi, Georgia, Ketuta Alexi-Meskhishvili ha studiato fotografia al Bard College di New York, e attualmente vive e lavora a Berlino. Le sue mostre recenti includono personali presso la galleria Micky Schubert, Berlino; Ancient & Modern, Londra; ed Eight Veil, Los Angeles.