Theo Mercier – Ghosts and Gods
La mostra Ghosts and Gods presentata da Artevalori è composta da una selezione di opere che sottolineano il gusto dell’artista per il mondo archeologico e i suoi simboli.
Comunicato stampa
La mostra Ghosts and Gods presentata da Artevalori è composta da una selezione di opere che
sottolineano il gusto dell’artista per il mondo archeologico e i suoi simboli, i riti e gli oggetti sacri, le reliquie di una civiltà passata, come se fosse stato segretamente creato un canale di comunicazione con l´aldilà, da cui creature del passato, come un esercito di scheletri, nonché dei e fantasmi, si presentano sotto forma di sculture ed installazioni, in cui tuttavia l’artista francese non dimentica un tratto leggero, divertito, umano e ricco di humor.
Il giovane artista francese Theo Mercier incarna la resistenza di quegli artisti che
desiderano rimanere liberi da tutti i confini e dai movimenti artistici, senza alcun paura di
ferire o di essere respinto. Il suo lavoro non è il sintomo di un´epoca o di una ricerca
astratta concettuale, ma è un´opera di scrupoloso assemblaggio di oggetti, di sculture di
personaggi provocanti con riferimenti multi-culturali volti al surrealismo, ai fumetti, al
primitivismo ma anche all´archeologia ed alla museologia. Come appassionato
collezionista di questi oggetti, Mercier conosce bene, attraverso il suo notevole senso
dell´umorismo, come trasformarli in “incarnazioni” di forte impatto. Il suo mondo non ha
limiti nelle associazioni più bizzarre come l’opera dei suoi predecessori Yves
Tanguy o Rene' Magritte.
In alcune interviste Mercier ha evidenziato
come i suoi viaggi in Messico siano stati una fonte d’ispirazione importante per il suo
lavoro. In quei luoghi ha scoperto i culti pagani e l´uso degli oggetti devozionali. Questo
interesse per il bizzarro e l´esotico ci ricorda i “cabinets of curiosity” dei collezionisti del 19°
secolo e in un certo senso alcune sue opera esposte (come “L’archéologie pour les
chiens“ o “Avant moi le deluge”) cosi come l´allineamento del suo esercito di mini scheletri
(“Horizons d’os”) fanno riferimento alla museologia del secolo scorso.
Ma il lavoro di Mercier ha qualcosa di più viscerale per essere limitato ad un puro
repertorio di vanità e teschi: attraverso il suo personale tocco “rock and roll” proveniente
dalla giocosità del suo spirito, egli si posiziona come il continuatore della tradizione di riti
ancestrali piuttosto che un artista contemporaneo pomposo che tenta di flirtare con lo
sciamanesimo. In questo esercizio di fittizio scavo del passato vediamo comparire anche
alcuni dei: ma in questo caso Zeus ha un brutto naso umano e peloso mentre Moai un
grande naso rosso. Se chiediamo perché tutto questo, l’artista ha come risposta per
entrambi il loro titolo: “God Knows” ovvero “Dio lo sa”, la cui pronuncia inglese puo’ pero’
anche ricordare “Il naso di Dio”, a dimostrazione ancora una volta del lato ironico che
l’artista pone nella sua opera.
La stessa domanda potrebbe essere posta anche per i fantasmi dell’opera più importante
della mostra che si intitola “Le Grand Public”. Quest’imponente installazione a scala reale
presenta alcuni fantasmi nascosti sotto lenzuola bianche. A prima vista essi ci ricordano
personaggi ironici dei cartoni animati, ma la scoperta di alcuni dettagli, come le mani
scheletriche che spuntano da sotto le lenzuola, ci porta a pensare che dietro quei
fantasmi, apparentemente simpatici e divertenti che indossano occhiali da sole e scarpe
da tennis, c´è la dura realtà del nostro comune destino fatale. Questo lavoro, vanitoso nel
suo aspetto comico, ha un pizzico di malinconia: Mercier sceglie di premiare la morte
attraverso la sua celebrazione ironica. Come egli cita in una delle sue interviste con
Stephane Correard: «Nelle mie sculture, mi rendo conto che ci sono elementi nascosti che
sono sempre dissimulati da lenzuola, pelliccie, spaghetti (...) e poi c´è il dettaglio di un
elemento, come mani od occhi che fuoriescono dalla testa (...) forse l´anello mancante tra
la vita e la morte. Gli esseri umani che diventano scheletri o scheletri che diventano esseri
umani».
Questo semi-spettacolo apocalittico è in ogni caso una celebrazione della vita, tramite
l’umorismo e la derisione, ed è proprio questa capacità di ridere in maniera lucida sulle
cose più gravi che rende l´arte di Mercier piacevole in modo deliziosamente colpevole.
Theo Mercier (b.1984 Parigi, Francia) è un artista acclamato da gran parte della critica. Si
è laureato presso l´Ecole Nationale Supérieure de Création Industrielle a Parigi nel 2005 e
successivamente ha lavorato come assistente nello studio di Matthew Barney (2008). Nel
2014 è stato candidato al famoso Premio Marcel Duchamp (con opere esposte al Grand
Palais di Parigi, al Musée des Beaux Arts di Rouen ed al Wilhelm-Hack Museum
di Ludwigshafen in Germania).
Il suo successo e’ immediato quando l’opera “Le Solitaire” - un mostro di spaghetti di 300
Kg - viene mostrato al Musée de l´Art Moderne de la Ville de Paris nel 2010. Fanno
seguito diverse mostre personali, tra cui "Le Grand Mess" presso Le Lieu Unique di
Nantes (2013) e "Droma" presso Villa Medici a Roma (2013), e collettive al Centre
Pompidou (Le surrealisme et l’object - 2013), Fondation Maison Rouge (2011), Biennale di
Mosca (2011) e Palais de Tokyo (2010).
Per il 2015 sono in programmazione una mostra personale per l´inaugurazione del
Musée de l’Homme di Parigi e le collettive al MACVAL ed al Museo Picasso di Parigi.
Nei primi mesi dell’anno partecipera’ anche ad una residenza presso Casa Maaud a
Citta’ del Messico