Thomas Berra / Andréa Spartà – Superomantico
SUPEROMÀNTICO è il nome del progetto dell’estate 2023 del progetto itinerante Spaziolalepre, nato nel Gennaio 2021, in Abruzzo.
Comunicato stampa
SUPEROMÀNTICO
promosso da Spaziolalepre
a cura di Giorgia Rosa
con un testo di Francesca Brugola
Spaziolalepre nasce nel Gennaio 2021, in Abruzzo, in un paese di 11.861 persone radicato nel più
classico tradizionalismo artistico - e nella quasi totale assenza di musei e spazi espositivi -
spaziolalepre ri-utilizza luoghi in origine pensati per un uso totalmente diverso. L’obiettivo è quello
di colmare il vuoto lasciato dalle istituzioni nella diffusione dell'arte Contemporanea, in particolare
nel territorio del teramano e nell'area nord della costa Adriatica.
I primi progetti sono nati da un concetto che riprendeva un’idea di allestimento ben definito, che
rimaneva al di fuori degli spazi espositivi e delle gallerie, e che coinvolgeva ogni centimetro del
territorio in cui il progetto risiedeva.
Da rimesse per biciclette a ex edicole, Spaziolalepre è ora tornato nello spazio in cui è nato e che
in origine era lo studio dell'artista Matteo Capriotti.
Considerando la natura vagabonda del progetto e la volontà di oltrepassare le barriere istituzionali
che si impongono inutilmente nel mondo dell'arte contemporanea, non escludiamo la possibilità
di tornare, comunque, a occupare spazi che non sono nati come luoghi artistici.
SUPEROMÀNTICO è il nome del progetto dell'estate 2023 che vedrà dialogare le opere di
Thomas Berra (Desio, 1986) e Andréa Spartà (Parigi, 1996).
Pur appartenendo a una generazione diversa - ma non distante - e pur utilizzando mezzi artistici
differenti, le opere di entrambi sono pervase da una dimensione poetica molto forte, una sorta di
estetica ben definita che, almeno in noi, ha provocato un sentimento simile alla malinconia.
“Se la malinconia fosse un luogo avrebbe una tenda a fare da porta. Un sipario verso ciò che nell'
epoca post capitalista si fa condizione esistenziale e reazione alle dinamiche del sistema stesso.
Lo spazio fisico della malinconia si potrebbe immaginare come una stanza dove degli oggetti
dall'aspetto familiare sono stati lasciati sul pavimento e nei quadri alle pareti si vedono case sole,
paesaggi vaghi.
Tutto è affaticato
la luce che filtra dalle finestre,
le prese che escono dal muro.
È il tempo stanco della malinconia, la fatigue, la lassitude, che attiva uno stato di resistenza
all'iper-performatività.
È qui che l'abbandono, la perdita di tempo, la banalità rivendicano il loro stato esistenziale e
diritto ad esistere, innescando processi che possono portare a sistemi reazionari.
Entrando nella malinconia non sarà difficile riconoscersi negli oggetti dimenticati, nelle erbacce
dipinte nei quadri. Scoprirsi abbandonati ma non soli, potrebbe allora condurre verso un
sentimento di tenerezza stanca nei confronti di tutto ciò che nella sua ordinarietà esiste ed
occupa uno spazio e scandisce un tempo.” (estratto dal testo della mostra, F. Brugola)