Tim Plamper – Security
La Galleria Eduardo Secci Contemporary è lieta di presentare “Security”, mostra personale dell’artista Tim Plamper, a cura di Domenico de Chirico.
Comunicato stampa
“Gli occhi umani non sopportano né il sole, né il coito, né il cadavere, né l’oscurità, ma con reazioni differenti”
Georges Bataille, L’anus solaire
(tr. it. in L’ano solare, a cura di Sergio Finzi, SE, Milano, 1998, p.16)
La Galleria Eduardo Secci Contemporary è lieta di presentare “Security”, mostra personale dell’artista Tim Plamper, a cura di Domenico de Chirico. L’inaugurazione sarà il 23 novembre 2019 dalle ore 18:30, presso i nostri spazi espositivi in Piazza Goldoni 2.
L’interdisciplinarità di Tim Plamper è originata da un interessamento verso molti campi della conoscenza: dalla letteratura all’antropologia, dalla filosofia alla sociologia, dalla storia dell’arte all’erotismo e alla trasgressione. Di matrice empirica, teoria secondo cui la mente umana è l’origine di ogni conoscenza poiché riceve le impressioni dal mondo esterno, le organizza e le esprime attraverso il linguaggio, l’esplorazione dell’esperienza fisica e la multiforme nudità, tra cui l’edonistica nuditas naturalis, la caritatevole nuditas temporalis, l’innoncente nuditas virtualis e la lussuriosa nuditas criminalis, ripensata oltre gli abiti simbolici in bilico tra Eros e Thanatos sono caratteristiche peculiari nei lavori più recenti di Tim Plamper.
Nei virtuosi e meticolosi disegni di Plamper, la nudità, impregnata di “mistero personale” e volta a rivelarne la bellezza, appare come un buco in cui la magnificenza e crudeltà sono indicibilmente avvinghiate l’un l’altra e nella zona d’ombra avviene la celebrazione del rito d’unione tra la vita e la morte. Si tratta di una grotta, di un orifizio lussureggiante, caldo e umido, odorante si di vita che di morte, in cui frenesia estetica e sublimazione della forma sono qui pronte a danzare: l’auto-proiezione emotiva e i meccanismi di difesa psicologi decadono.
Il tentativo di Tim Plamper è quello di riunire tutti questi tumulti e spaccature in una cornice classica: quella del disegno. I tre disegni di grandi dimensioni previsti per la nuova mostra
personale intitolata Security, prendono forma attraverso la fusione di due spazi differenti e reali: una grotta in Grecia e uno scorcio di strada davanti allo studio dell’artista a Berlino. In uno dei disegni Plamper giace nudo tra due ragazze, circondato da uno sciame di api che qui è visibilmente costituito da una mandria di droni e tutt’intorno delle automobili metaforicamente leggibili come la barca di Caronte, in cui “Egli, vegliardo, ma Dio di cruda e verde vecchiaia, spinge la zattera con una pertica e governa le vele e trasporta i corpi sulla barca di colore ferrigno.” Altro elemento fondamentale di questo corollario è il concetto di gravità: quella forza che ci collega al nostro pianeta, dovuta all’attrazione che la terra esercita su tutti i corpi materiali, quella forza che ci permette di cadere verticalmente al suolo e di sprofondare nei nostri desideri più reconditi e nel nostro destino fatto auspicabilmente di amore e devozione.
Plamper trova l’emisfero irrazionale decisamente più interessante rispetto alla zona confortevole del suo opposto e pertanto tutto ciò che egli esperisce può certamente essere incorporato nel suo lavoro, dando così vita ad una serie di metafore sempre nuove e in bilico tra l’osceno e il raffinato che in medias res si intrecciano e si confondono secondo la regola delle immagini surrealiste per poi disvelarsi e riunificarsi secondo un ritmo circolare che no ha fine.
Tim Plamper, nato nel 1982 a Bergisch Gladbach, Germania, vive e lavora a Berlino. Ha studiato Belle Arti alla Stuggart State Academy of Art and Design insieme ad Alexander Roob e poi, dal 2003 al 2009, presso la University of East London con John Smith. Le sue opere sono state esibite sia in Germania sia all’estero. Tra le sue mostre più recenti, ricordiamo: Exit II (Prolog) (2019), Megamelange, Colonia; Reflection is a Wall (2019), Unttld Contepmorary, Vienna; Not dark yet (2018), Kunsthaus Muerz, Muerzzuschlag, Austria; Zone (2017), Suzanne Tarasieve, Parigi; L’œil du collectionneur (2016), Museum of Modern & Contemporary Art, Strasburgo; Atlas (2016), Unttld Contemporary, Vienna; Hausbesetzung (2014), Nassauischer Kunstverein, Wiesbaden.