Tina Sgrò – Animae lux
Animae Lux è una mostra rappresentativa di tutto il lungo lavoro maturato in questi anni dell’artista; più di 15 opere di vari formati che portano prepotentemente l’attenzione del fruitore sulla forza della luce, sui suoi bagliori accecanti, sui chiari e oscuri ottenuti con un fare sapiente del pennello veloce
Comunicato stampa
Dopo diversi successi seguiti alla Targa d’Oro del Premio Arte Mondadori e dopo tanta strada percorsa nell’ambiente dell’arte contemporanea, l’artista calabrese Tina Sgrò torna ad esporre le sue opere presso la Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni che con la sua mostra “Animae Lux” inaugura quest’anno nuovamente lo Spazio Purgatorio.
Animae Lux è una mostra rappresentativa di tutto il lungo lavoro maturato in questi anni dell’artista; più di 15 opere di vari formati che portano prepotentemente l’attenzione del fruitore sulla forza della luce, sui suoi bagliori accecanti, sui chiari e oscuri ottenuti con un fare sapiente del pennello veloce; la luce che svela segreti e angoli bui, che regala un’anima a quel passato dolente, intriso di sentimenti ed emozioni.
La Luce, da sempre, protagonista assoluta delle opere di Tina Sgrò.
Ecco come Rolando Bellini descrive il lavoro dell’artista:
Tina Sgrò, semplicemente, come dicessi: Francesco De Sanctis o Arnold Böcklin. Non trovo titolo migliore per presentarla. Per presentarla e introdurre alle sue “stanze dipinte”. Perché, di fatto, lei è la pittura, questo suo dipingere filamentoso e lieve, d’una indicibile leggerezza e al contempo d’una carnale grevità, d’un fremito emotivo e di un sognante lirismo. E al tempo stesso di realtà pungente. (…)
Inopinati ritorni, sommessamente alimentati da un fascio di istanze che non si debbono pronunciare, che fanno vibrare e oscillare come fili d’erba i segni, le tracce del pennello, caricandoli di senso. Impensabili sconfinamenti oltre i confini della realtà, che paiono lì per accadere a un universo mondo parallelo, solitamente occulto, su cui si sono incamminati artisti come Rodin o Matisse, sulle tracce di Paul Gauguin e Vincent Van Gogh (…)
La memoria e il sogno, il freddo registro d’ogni cosa che ne scandisce un inventario cartesiano e l’animazione emozionale, turbata e sentimentale, d’ogni spazio che all’improvviso pare prendere fiato, sembra sospirare confessando ardori e sogni indicibili che fluttuano nell’aria assieme a sbuffi di polvere e il fantasma incorporeo del desiderio, facendo sorridere l’austero dottor Sigmund Freud (…)
Il brusio di queste e di altre presenze pur invisibili riempie gli interni alitanti, animosi e sentimentali di Tina Sgrò, dando vita alla sua pittura lucente e umbratile, perlacea, grigia e nera (perché nasconderlo? Il primo nome che sovviene è quello di Velazquez, seguito a ruota da Monet); una pittura arrossata dai rosa: l’antico, l’osceno, rosa acceso con esplosioni di rosso, e il nostalgico, il rosa d’una scolorita tenda di tulle, gonfia di vento e di ricordi; una pittura di sensazione e di virtuosismo che non si sottrae allo scontro, in vero frontale, con la cruda realtà esistenziale (…)
E allora queste stesse stanze dipinte da Tina finiscono per ricordarmi l’azzardo scottante imbastito da Michel Foucault quand’egli tenta di smantellare una costruzione costrittiva e ambigua come quella che assedia da ogni lato termini come “sesso” e “sessualità”. Gli stessi, a ben vedere, che animano, che scaldano fino all’eccitazione questa pittura di Sgrò. E ne fanno espressione di punta, di primissima linea sulla scena artistica contemporanea.