Tino Aime – Il bianco poesia del tempo
Il bianco come luogo dell’anima e dimensione spirituale di ricerca, tra le meraviglie della montagna povera rivisitate dalla inconfondibile pronuncia poetica di Tino Aime, amatissimo artista di rara finezza.
Comunicato stampa
Il bianco come luogo dell’anima e dimensione spirituale di ricerca, tra le meraviglie della montagna povera rivisitate dalla inconfondibile pronuncia poetica di Tino Aime, amatissimo artista di rara finezza: “Il bianco, poesia del tempo” è il titolo della mostra che la Galleria Losano Associazione Arte e Cultura di Pinerolo inaugura il 23 febbraio (resterà aperta fino al 30 marzo), nella quale Aime propone una selezione particolare di opere, immerse nella dimensione più intima di una contemplazione rivelatrice, che ricorda da vicino la poetica montaliana dei “Limoni”, lontano dai “poeti laureati” che “si muovono soltanto tra le piante dai nomi poco usati”. Nell’appartata geografia di Aime, che “non sa staccarsi da terra”, davvero “tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza”, ed è il nitore terso del bianco, la «tregua del cielo» – come scrive Giorgio Cattaneo nella presentazione del catalogo – che svela «la bianca verità, l’assorto fermento del silenzio». Aime decifra anche «l’ultimo frullo d’ali tra le siepi, nel vasto grembo del tramonto», attraverso una pittura nutrita di evocazioni e alimentata da una profonda dedizione, poetica e civile, condivisa con scrittori come Nuto Revelli e Mario Rigoni Stern. «Bianca è la strada medicata da memorie care», intraviste da «finestre bianche come l’anima del mondo nell’attimo segreto che precede lo sfacelo». Finestre che Tino Aime custodisce, per tutti, al riparo dalla bufera: «Bianca è la luce, nitida e tersa oltre il peso sfinito di perduti passi». Bianco su bianco, «fin dove si nasconde l’infinito».
Note biografiche
Tino Aime nasce a Cuneo nel 1931, frequenta la Libera Accademia di Torino sotto la guida di Idro Colombi. Risiede a Gravere in Val di Susa.
Inizia come scultore, sarà poi pittore e incisore a livello internazionale.
Tino Aime ha intrecciato la sua vita con quella di molti scrittori e poeti tra i quali Lorenzo Mondo, Davide Lajolo, Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern, Laura Mancinelli, Nico Orengo, Ernesto Caballo, Renzo Guasco, Mario Franceschetti, Giorgio Calcagno, Mike Berra, Giorgio Cattaneo.
Nel 1963 espone per la prima volta le sue opere in una mostra personale. Seguono riconoscimenti in Italia, Francia, Germania, Romania e Stati Uniti. In Provenza incide e dipinge il mondo di Frèderic Mistral; ne nasce una mostra itinerante a Gap, Digne, Dreaguignan, Aix en Provence e Nice.
Dal 1983 le sue opere grafiche sono presenti sul catalogo Prandi di Reggio Emilia e nel 1992 la Regione Piemonte gli dedica una mostra nel Palazzo della Regione a Torino.
In seguito progetta il francobollo commemorativo di Galileo Ferrari emesso il 7 febbraio 1997 e nello stesso anno realizza il dipinto per il Palio di Susa e il bozzetto del biglietto della Lotteria Italia Susa-Moncenisio, oltre al monumento per la Corsa Automobilistica Susa-Moncenisio.
Nel 1998 realizza il monumento per i 100 anni della nascita di Cesare Pavese a Santo Stefano Belbo.
Espone alla Fiera della Parola presso l'Archivio Storico Olivetti di Ivrea, partecipazione ripetuta nel 2009 e 2010. Del 2009 è anche l'importante mostra presso l'Espace Wallonie di Bruxelles dal titolo "Piemonte, Confins du Silence" voluta dalla Regione Piemonte e dalla Provincia di Torino e ripetuta nel 2010 al Palazzo delle Feste di Bardonecchia.
Nel 2011 espone nella Chiesa di Santa Marta a Ivrea e sempre nello stesso anno ottiene, a Santo Stefano Belbo, il premio "una vita per l'arte" dal Centro Pavesiano, Museo Casa Natale.
Nel dicembre 2011 viene inaugurata una mostra antologica al Museo della Montagna di Torino "I Segni del Silenzio", che si è conclusa il 5 febbraio 2012.
Nell'estate del 2012 espone ad Aosta nella Chiesa di S. Lorenzo, mostra a cura della Regione Autonoma Valle d'Aosta.
Nel 2013 è invitato alla rassegna "Alpi dell'Arte” nel complesso Monumentale Chiesa di San Francesco a Cuneo e in seguito nella Chiesa di San Domenico ad Alba.