Tino Stefanoni – La pittura e la poesia
Retrospettiva dell’esponente della pittura concettuale con una ventina di opere, sia quelle piu’ ‘oggettuali’ degli inizi, sia i recenti paesaggi dal gusto metafisico.
Comunicato stampa
Tino Stefanoni, esponente della pittura concettuale, in Galleria «Ezio Mariani»: in mostra 50 di ricerca pittorica.
«La pittura è poesia silenziosa, la poesia è pittura che parla». La frase del poeta e lirico greco Simonide Di Ceo ben si adatta a «La mistica delle cose», retrospettiva di Tino Stefanoni che scandisce 50 anni di ricerca pittorica, dagli anni Sessanta ad oggi.
In mostra, dal 12 novembre al 4 dicembre presso la Galleria Civica «Ezio Mariani» (via Cavour, 26),una ventina di opere: sia quelle più «oggettuali» degli inizi sia i recenti paesaggi dal gusto metafisico. La mostra, promossa dal Comune di Seregno, sarà inaugurata sabato 12 novembre alle ore 17.00.
«Può un dipinto di estrazione figurativa essere al tempo stesso immagine del reale e la negazione di ciò che rappresenta?». Con questa domanda il grande regista Ermanno Olmi spiega perché la sua scelta sull’artista da portare al Padiglione Italia, curato da Vittorio Segnale 15 (1969 - ferro verniciato a forno) Sgarbi, della Biennale di Venezia 2011 è caduta su tino Stefanoni. «Questa – spiega il regista del “Il villaggio di cartone” - è la sfida tra la raffigurazione e il suo "oltre" che Tino Stefanoni propone da più di trent' anni».
Tino Stefanoni, nato a Lecco nel 1937, ha iniziato a dipingere negli anni Sessanta: all’inizio riproduceva oggetti d'uso quotidiano, come tazze, camicie, poltrone, ombrelli, stilizzati e resi con le linee essenziali del contorno. I segni pittorici individuano le lettere dell' alfabeto. Dalla metà dagli anni Settanta, gli oggetti sono dipinti con la lente di ingrandimento, perché la loro resa deve essere veritiera e dettagliata e i segni dell'alfabeto diventano parole ben definite. Nel 1967 vince il primo premio San Fedele di Milano, importante rassegna per giovani artisti, e, tre anni dopo, nel 1970, è a Venezia per partecipare alla XXXV Biennale, Padiglione sperimentale, dove, con una macchina per il «sottovuoto», produce opere meccaniche in plastica vendute direttamente al pubblico.
Poi arrivano i paesaggi con macchie di colore separate da linee nere di contorno. La realtà è descritta attraverso forme geometriche pure: il cubo, il cono, la piramide. «Il risultato – spiega Luca Tommasi, curatore della mostra - ricorda le immagini create da Morandi o da Piero della Francesca, permeate da una silenziosa immobilità dove parla solo la purezza della geometria».