Tino Vaglieri – Disegni politici e fumetti
Circoloquadro dedica una mostra a Tino Vaglieri (1929 – 2000), importante protagonista dell’arte del Novecento. Sulle tracce della grande retrospettiva al Castello di Legnano del 2009, qui si riprende la produzione grafica di Vaglieri, disegnatore eccezionale, paragonabile ai più grandi artisti europei, da Hoghart a Goya, da Dix a Grozs, da Beckmann a Orozco.
Comunicato stampa
Circoloquadro dedica una mostra a Tino Vaglieri (1929 – 2000), importante protagonista dell’arte del Novecento. Sulle tracce della grande retrospettiva al Castello di Legnano del 2009, qui si riprende la produzione grafica di Vaglieri, disegnatore eccezionale, paragonabile ai più grandi artisti europei, da Hoghart a Goya, da Dix a Grozs, da Beckmann a Orozco.
In mostra una raccolta di disegni politici, datati dalla metà degli anni ‘60 all’inizio degli anni ’80, cronaca di anni difficili e dolorosi per l’Italia. Ciò che stupisce e colpisce di questa produzione è l’inaspettata contemporaneità, non solo per i temi trattati, ancora tragicamente attuali, ma anche per il gesto veloce e il segno nervoso. Sono lavori unici nei quali si intrecciano la sfera pubblica e quella privata, l’individuale e il sociale, con risvolti epici e intimi: in questa contraddizione sta la straordinaria creatività di queste carte.
Insieme ai disegni si potrà ammirare una serie di fumetti che ha come soggetto Giangiacomo Feltrinelli, il facoltoso editore milanese che, nella sua voglia di essere proletario, Vaglieri irride con ironia e sarcasmo. Al di là dei contenuti, pure stimolanti per una revisione di certi episodi del nostro passato recente, queste strip mostrano la maestria dell’artista in questo genere. Il fumetto, rigorosamente in bianco e nero, secondo la migliore tradizione, presenta un segno puntuto e analitico, che riporta a certe atmosfere noir delle strisce americane.
Lasciamo la parola a Tino Vaglieri che in una intervista del 1977 a Mario De Micheli dichiarò:
“Il disegno politico e no è, per me, contaminazione continua di maiuscolo e minuscolo, di pubblico e di privato (di me e degli altri). Naturalmente un disegno cosiffatto, che pure ha una buona componente sociale e a volte di vero e proprio momento politico non è facilmente strumentalizzabile. In qualche modo si rifiuta di essere mangiato e cagato in un batter d’occhio. È pesante, bisogna seguirlo dentro, ha uno spessore: io ci metto dentro fatti miei, umori miei, malumori miei soggettivi (che sono anche oggettivi se riesco a dargli una forma), e poi i fatti che tutti sappiamo, che leggiamo. Il mio lavoro è di far diventare questa quantità di cose una situazione. Allora vuol dire che ho fatto diventare omogenee e generali delle grandezze diverse. Forse il senso più vero del mio lavoro sta appunto in questa ricerca e affermazione di una sostanziale omogeneità, stretta correlazione tra il privato, l’esistenziale e il momento sociale. L’arco che intendo coprire è ampio. È questo arco che intendo per «spessore»”
Tino Vaglieri (Trieste 1929-Milano 2000) durante gli anni '50 partecipa all'avventura artistica del “Realismo Esistenziale”. Espone in numerose collettive e personali in Italia e all’estero e nelle principali gallerie di Milano (Pater, Bergamini, Galleria delle Ore); scrivono di lui i maggiori critici del periodo, Valsecchi, De Micheli, Kaisserlian, De Grada. Nel 1960 e nel 1964 è presente alla Biennale di Venezia con sala personale. Nel 1995 la Permanente di Milano gli dedica una mostra personale. Da allora, a Milano, si susseguono mostre presso la Fondazione Stelline, la Galleria Bellinzona, lo Studio Gariboldi, lo Studio d’Arte del Lauro per finire con la grande retrospettiva al Castello di Legnano del 2009, curata da Flavio Arensi e Arianna Beretta.