To die to sleep…perchance to dream
La mostra, che sarà inaugurata alla conclusione dei lavori, illustrerà attraverso pannelli didattici e supporti multimediali, l’intervento di restauro sul letto d’osso, condotto sotto la direzione lavori dell’ISCR.
Comunicato stampa
Finalmente ricomposto ed esposto al pubblico il letto decorato in osso rinvenuto nella necropoli abruzzese di Navelli nel corso dei lavori di assistenza archeologica per il rifacimento dell’asse stradale l’Aquila- Pescara.
Il reperto archeologico viene presentato al termine dell’intervento di restauro diretto dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro e portato a compimento da tre restauratori ex allievi dello stesso Istituto. Era formato da un telaio a fasce, sorretto da quattro gambe, e con due fulcra (sorta di cuscini) adagiati sui lati corti; la struttura era costituita da legno di conifera ed era rivestito da elementi decorativi in osso.
Molti indizi portano ad pensare che questo letto funerario fosse appartenuto ad un personaggio femminile d’alto rango. Lo testimoniano gli oggetti da toletta rinvenuti sul luogo e, soprattutto, i profili femminili che ricorrono nella decorazione. Queste testine hanno anche suggerito la datazione del manufatto; le figure sono infatti pettinate “all’Ottavia” (con un ciuffo sulla fronte e una crocchia appuntata sulla nuca) in voga nel I sec. a.C.
Come era usuale per questo genere di oggetti, il tema della decorazione richiama i riti dionisiaci: sulle gambe sono raffigurate le Menadi danzanti o in procinto di sacrificare un animale. Il richiamo a Eros, raffigurato al colmo dei fulcra è invece un elemento innovativo rispetto all’iconografia abituale.
Letti decorati affini a questo sono stati recuperati dagli archeologi in molti siti dell’Italia centrale e datano prevalentemente dal II sec. a.C al I sec. d.C. Trovarono ispirazione dagli esemplari ancora più preziosi di epoca ellenistica che impiegavano come materiali decorativi anche l’avorio e il bronzo. I pannelli in mostra illustreranno anche altri esemplari italici provenienti sempre dalla necropoli di Navelli (tomba 5) e da quella di Fossa (tomba 520) strutturalmente analoghi e anch’essi rivestiti in osso, materiale duttile e facilmente reperibile.
Il meticoloso lavoro di recupero archeologico dei frammenti e l’attento lavoro del team di restauratori ha permesso di ricostruire, con un buon margine di certezza, l’immagine completa del letto che ha rivelato grandi qualità di eleganza e pregevole fattura.
Il restauro è stato condotto secondo l’ormai consolidati principi metodologici della teoria del restauro, elaborata da Cesare Brandi, fondatore e primo direttore dell’ISCR (allora ICR). Il letto è sostenuto da un struttura invisibile di ferro e alluminio che libera dal peso i fragili elementi originali; le integrazioni, necessarie vista la perdita di parte degli elementi, sono state eseguite con lamelle di legno d’acero, materiale che si fonde esteticamente con il complesso dell’opera ma rispetta anche il principio della “riconoscibilità”.
Il titolo dell’iniziativa, che riecheggia un verso del monologo di Amleto nell’atto terzo dell’omonima tragedia, si pone come un richiamo agli aspetti dell’immaginario escatologico dei nostri progenitori italici.
L’iniziativa, articolata in un seminario di studi e una mostra è organizzata dalla Direzione Generale per le Antichità, dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, in collaborazione con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo e con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo
Il seminario dedicato agli studi più recenti su questo genere di manufatti, affronterà dapprima la problematica dei letti funerari rivestiti in osso rinvenuti in Abruzzo, prendendo spunto dagli esemplari scavati tra il 2007 e il 2008 nella necropoli di Navelli (L’Aquila). Nel pomeriggio si esamineranno le più recenti acquisizioni di reperti analoghi rinvenuti nelle altre regioni dell’Italia centrale. Gli atti del seminario saranno successivamente pubblicati sui siti istituzionali dell’ISCR e della Direzione Generale per le Antichità.
La mostra, che sarà inaugurata alla conclusione dei lavori, illustrerà attraverso pannelli didattici e supporti multimediali, l’intervento di restauro sul letto d’osso, condotto sotto la direzione lavori dell’ISCR. Una sezione sarà dedicata ad un analogo intervento di restauro portato a termine dal Centro Conservazione e Restauro di Venaria Reale (presso Torino) sul letto funerario dalla tomba 5 della stessa necropoli di Navelli.
Uno spazio particolare sarà dedicato alle immagini realizzate da Stefano Graziani, che offre una lettura fotografica contemporanea di questo oggetto “ri-manufatto”, della sua seconda vita nel restauro, nella sua nuova condizione di estraniamento inattesa di collocazione.
La necropoli di Navelli venne individuata nell’anno 2006 nel corso di lavori di assistenza archeologica per il rifacimento dell’asse stradale che collega l’Aquila con Pescara, nel tratto compreso tra Navelli e San Pio delle Camere. Gli scavi, finanziati dall’ANAS e diretti dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, portarono alla luce quattro tombe a camera con altrettanti letti funerari rivestiti in osso la cui eccezionalità spinse il MiBAC ad elaborare, in collaborazione con il Consorzio Civita, un progetto intitolato “La via dei Vestini”. Proprio per la ricchezza dell’apparato iconografico e decorativo, il letto della tomba 4 fu immediatamente sottoposto alle cure dell’Istituto Centrale per il Restauro (ora ISCR) che operò, oltre che con i suoi specialisti, con i restauratori del Museo Archeologico di Kabul nel quadro di un accordo internazionale gestito dal Ministero per gli Affari Esteri tra l’Italia e l’Afganistan.
Alcuni frammenti del letto sono già stati esposti a Villa Adriana a Tivoli, al Castello del Buonconsiglio a Trento e alla Gliptoteca di Monaco di Baviera. Ora, per la prima volta, il manufatto del I sec. a.C. sarà visibile nella sua interezza presso il Complesso del San Michele del MiBAC.
Come annunciato dal Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo Fabrizio Magani il maggio scorso in occasione della mostra di Onna I Vestini tra L’Aquila e Onna 3000 anni fa, il letto e l’intera mostra potranno essere di nuovo esposti al pubblico per la festa aquilana della Perdonanza Celestiniana, nel prossimo agosto.
Stefano Graziani (1971), artista fotografo, vive e lavora a Trieste. Assieme ad altri colleghi è ideatore della rivista San Rocco, insegna all’Università degli Studi di Trieste al Master della Fondazione Fotografia di Modena e della Fondazione Forma di Milano. Ha collaborato con diverse riviste e case editrici, ha esposto in Italia e all’estero e i suoi lavori fanno parte di collezioni private e pubbliche. E’ autore di numerose pubblicazioni; tra le più recenti Taxonomies, a+mbookstore, Milano 2006, e Under the Volcano and Other Stories, Galleria Mazzoli, Modena 2009.