Tomaso Binga
La mostra copre un arco creativo che va dal 1973 al 2020, con opere che raccontano da una parte l’aspetto performativo del lavoro di Tomaso Binga, dall’altro la sua attitudine alla collaborazione e al confronto.
Comunicato stampa
La Galleria Tiziana Di Caro presenta la terza mostra personale nei suoi spazi di Tomaso Binga (alias Bianca Pucciarelli Menna, Salerno, 1931), che inaugura sabato 17 ottobre 2020, dalle ore 11:00 alle 19:00.
La mostra copre un arco creativo che va dal 1973 al 2020, con opere che raccontano da una parte l'aspetto performativo del lavoro di Tomaso Binga, dall'altro la sua attitudine alla collaborazione e al confronto, sottolineando come molti dei suoi progetti siano il risultato di incontri e collaborazioni con donne alle volte note, altre del tutto sconosciute.
Il progetto espositivo si apre con una sequenza fotografica relativa alla prima performance che Tomaso Binga abbia mai realizzato: Vista Zero del 1972. L'artista indossa un abito bianco e con una garza si ricopre la testa lasciando liberi solo gli occhi. L'azione consiste nell'applicarsi sul volto degli occhi di carta ritagliata. I ritagli sono di diverse dimensioni e i più grandi si trovano sulla fronte. Il volto di Binga è completamente ricoperto al punto da inibire l'uso della vista.
La seconda sala della galleria sarà in parte ricoperta di fotocopie distribuite sui muri come fossero parati. Al centro della sala un plinto ospita una coppia di diari: il più vecchio è datato 1985, il meno vecchio 1995.
Diario Romano 1895 – 1995 è un'opera a cui Binga lavora per un anno e che presenta per la prima volta nel 1996. In un vecchio antiquario l'artista compra un diario datato 1895. É il diario di una signora della quale Binga inizia ad indagare l'identità, scoprendo che era di origine siciliana, frequentava la nobiltà romana e aveva un marito napoletano. L'azione di Binga non si esaurisce con l'identikit della donna. Per un anno (1995) scrive lei stessa un diario, dimostrando come a distanza di cento anni vi siano delle consuetudini che riguardano le donne e che si ripetono tessendone la vita in modo preciso. Le fotocopie di cui è ricoperta la stanza riproducono le pagine dei due diari.
Nella terza sala Tomaso Binga propone uno degli ultimi lavori, anche esso realizzato in collaborazione con una donna della quale non si conosce l'identità. Nell'agosto del 2017 Tomaso Binga riceve, ogni giorno, una fotografia via e-mail. Si tratta di fotografie di paesaggi, di incontri, di eventi di cronaca accaduti nell'arco del mese. L'idea di questa donna misteriosa è di fare compagnia a Binga a distanza, raccontandole per immagini, la sua quotidianità nel periodo delle vacanze estive. Ognuna di queste foto (sono trentuno, tante quanti sono i giorni del mese di agosto) viene stampata e lavorata dall'artista attraverso la pratica del collage, per essere poi stampate su tela. Una elaborazione articolata funzionale alla resa sintetica dei due interventi: la foto della donna, il collage di Binga diventano un'unica opera.
Nell'ultima sala la tendenza alla condivisione e della collaborazione assume forza ulteriore perché Tomaso Binga cede lo spazio ad altre artiste da lei scelte e che intende supportare. L'idea è che in seno ad ogni progetto che svolgerà da ora in poi, ci sarà sempre riservato un posto per le opere di altre. L'artista accoglie, si fa promotrice, mentore.
Nato dal desiderio di ritornare a una necessaria partecipazione attiva tra artiste di generazioni diverse, Transumanze Creative è un progetto in continuo movimento e aggiornamento che pone al centro dell’attenzione il desiderio di ritornare al dialogo, al dibattito, ad azioni plurali da reinventare e rinvigorire mediante la forza aggregante dell’arte.
Si tratta, nello specifico, di un processo di coinvolgimento attivo e interattivo, di un discorso a più voci che parte da una artista il cui volere è quello di creare unione e dunque di invertire la chiusura stagna dell’esposizione personale in apertura conviviale, in spazio dell’accoglienza e dell’ospitalità, in sentiero della tolleranza, in rapporto di partecipazione e di coinvolgimento, in confronto alla pari, in piacere polifonico! (Tomaso Binga)
In questa prima tappa del progetto Transumanze Creative la galleria Tiziana Di Caro ospiterà opere di Elvi Ratti e Grazia Menna.
Tomaso Binga (Salerno, 1931) in arte ha assunto questo nome per contestare, con ironia e spiazzamento, i privilegi del mondo maschile. Si occupa di scrittura verbo-visiva ed è tra le figure di punta della poesia fonetico – sonora - performativa italiana.
Tra le mostre recenti: “Per-formare una collezione”, Museo MADRE, Napoli (2013); “TV 70: Francesco Vezzoli guarda la Rai”, Fondazione Prada, Milano (2017); “The Body as Language. Body Art and performance. What is left”, a cura di Paola Ugolini, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma (2017); “Chi ha paura del disegno” (Who’s afraid of drawing?), 20TH CENTURY ITALIAN WORKS ON PAPER, Museo del Novecento, Milano; “Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia”, FM Centro per l’arte contemporanea, Milano (2019); “Tomaso Binga: A Silenced Victory”, Mimosa House, Londra (2019); “Doing Deculturalization”, a cura di Ilse Lafer, MUSEION, museo d'arte moderna e contemporanea di Bolzano (2019); “This is my body – My body is your body – My body is the body of the word”, Le Delta, Namur (2019), a cura di Lilou Vidal; “Scrivere disegnando - When Language Seeks Its Other”, Centre d'art contemporain Genève (2020), a cura di Andrea Bellini e Sarah Lombardi; “Radio-Activity - Collective Approaches to Art and Politics”, Städtische Galerie im Lenbachhaus und Kunstbau München. Monaco (2020)