Tommaso Andreocci – Trittici
L’esposizione consente di viaggiare attraverso la lunga ricerca progettuale del suo percorso, dalla fine degli anni Settanta ad oggi, in una sorta di tour artistico nel tempo.
Comunicato stampa
Il secondo appuntamento del 2014 di MAD ON PAPER è domenica 16 marzo alle 19,00 a La Feltrinelli di Latina. Sulle pareti rosse della libreria, ormai divenute spazio espositivo permanente, sarà allestita la mostra Trittici Di Tommaso Andreocci. L’esposizione consente di viaggiare attraverso la lunga ricerca progettuale del suo percorso, dalla fine degli anni Settanta ad oggi, in una sorta di tour artistico nel tempo. Non si tratta tuttavia di una semplice antologica: Andreocci ha rielaborato a posteriori le opere originarie, trasferendo su carta collage di ritagli di giornale su cui è stata effettuata una ridipintura; nature morte su cui è intervenuto con pastelli e matite colorate; composizioni dagli effetti ottico–illusionistici; ricerche grafiche in cui il colore si contrappone al bianco e nero; studi sulla prospettiva geometrica lineare centrica di matrice brunelleschiana. Il titolo dell’esposizione, “Trittici”, deriva dall’assemblaggio di tre opere su ogni pannello, unite tra loro su base tematica, tecnica, stilistica o simbolica, sempre tenendo conto della funzionalità estetica. L’impaginazione circolare rappresenta l’approdo di un processo d’indagine di vari progetti e tecniche della carriera di Andreocci. La figura del cerchio, inoltre, sin dall’antichità è stata caricata di significati alludenti alla perfezione del cosmo, che in questo caso si traduce in perfezione stilistica e tecnica.
Lo storico e critico dell’arte Paolo Portoghesi, che ha sempre guardato con ammirazione la produzione dell’artista, e ha scritto su di lui in varie occasioni, commenta: “Andreocci utilizza la figurazione - e quindi la sua straordinaria capacità tecnica - in una direzione che è opposta al concepimento per i risultati “gradevoli” del proprio fare. Figurare, imitare, rappresentare sono per lui un modo per interrogarsi sul significato e sul valore - nel nostro mondo dominato dall'informazione e dalle immagini - di quell' istitntivo e “naturale” atteggiarsi della mano per fissare nella materia il ricordo e la pregnanza della percezione visiva. Nell'era della informazione il dato percettivo, visivo o sonoro che sia, può essere” registrato” in mille modi con diversa efficacia e diverso grado di astrazione.
Chi possiede l'istinto della rappresentazione e la competenza tecnica sufficiente - sembra volerci dire con le sue opere grafiche e pittoriche - deve reagire all'universo della facilità, della disponibilità immediata dei più straordinari ordigni tecnologici e applicarsi con distacco scientifico a sperimentare, a far reagire tra loro, come farebbe un chimico nel suo laboratorio, tecniche e immagini con voce sommessa, senza pretendere di raggiungere risultati definitivi.
Si conferma così la complementarità tra l'atteggiamento concettuale e la prassi figurativa.
Nei disegni a matita è la perfezione “meccanica”, l'atta definizione, la nitidezza e la forza astraente del bianco e nero che interessano il pittore e lo spingono a sfidare con i suoi mezzi artigianali il prodotto della macchina; nelle tele dipinte, al contrario, è la sparizione del contorno lineare, la “sfocatura”, il carattere indefinito e acquoso di certe immagini fotografiche, la loro immaterialità, che stimola l'immaginazione a descrivere un mondo senza dettagli, fatto di impressioni cromatiche e di grovigli di luce.
Sembra che l'artista voglia raccontarci la natura vista da occhi diversi dai nostri, occhi meno attenti ad analizzare ed a conoscere razionalmente, occhi di esseri viventi immersi però nell'equilibrio di un ecosisistema”.