Torbjörn Vejvi / David Robbins
“Matter Matter Pshically Dead” è la quarta personale dell’artista Torbjörn Vejvi (Vätjö, Svezia, 1972 – vive e lavora a Los Angeles) nella Galleria Raucci/Santamaria di Napoli. Mentre David Robbins presenta “The Lift Trilogy” (2006-2011), la sua seconda mostra a Napoli dal 1995.
Comunicato stampa
Gallery A: “Matter Matter Physically Dead” – Torbjörn Vejvi
Inaugurazione venerdi 25 Novembre 2011 – dalle 19 alle 21,30
Dal 25 Novembre 2011 al 27 Gennaio 2012
“Matter Matter Pshically Dead” è la quarta personale dell’artista Torbjörn Vejvi (Vätjö, Svezia, 1972 - vive e lavora a Los Angeles) nella Galleria Raucci/Santamaria di Napoli. Vejvi realizza le sue sculture avvalendosi di materiali semplici e leggeri come legno, cartone, stoffe, creando strutture che svelano sottili rapporti esistenziali tra forma e memoria, tra introspezione e quotidianità.
La mostra consiste nella presentazione di un video accompagnata dall’allestimento di due sculture e di alcuni collages. La preparazione del video, pratica nuova nel percorso artistico di Vejvi, ha richiesto quasi sette anni ed è stato girato all’interno dell’ormai dismesso Zoo di Los Angeles, attualmente parte di un parco pubblico che ospita la famosa insegna di Hollywood. Pur senza alcun permesso, nelle prime ore dell’alba, l’artista si è introdotto clandestinamente nelle gabbie ormai vuote, appendendo all’interno con dei fili trasparenti alcune sculture di legno dalle forme geometriche astratte, smaltate con tinte brillanti. L’idea di utilizzare oggetti colorati sospesi trae ispirazione da una frase di Jean Luc Goddard, che, nel commentare il suo film “Contemp”, parlava del colore come un’armatura che sostiene e supporta la messa in scena di un lungometraggio. Nel video si susseguono infatti le immagini delle gabbie, riprese in una luce fioca, in cui spiccano colori brillanti ed acidi, trasformando le sequenze in una sorta di scultura narrativa, in cui l’assenza di vita e l’immobilità di un luogo semi-abbandonato stride con la lucentezza dei colori, riflettendo sull’ambiguità dei rapporti tra uomo e animale, tra natura e cultura. L’elemento teatrale, uno dei cardini del linguaggio di Vejvi, pare ambientare atmosfere sganciate dalla vita reale, ricalcando il titolo della mostra “la morte fisica della materia”. Anche la colonna sonora, organo e chitarra del musicista Mark Lightcap, accompagna il fluttuare degli elementi scolpiti da Vejvi per colmare la sensazione del vuoto.
Anche la scultura composta da un uomo ed un leone, che osservano un oggetto amorfo chiuso in una cella, si presenta come una trasposizione scenica e tridimensionale del video e ne spiega anche il significato potenziale di un’arte in gabbia, dietro le sbarre. Metafora di un’opera che altro non è che il pensiero dell’artista tradotta in forme ed offerta allo sguardo dello spettatore. Una descrizione della condizione di reciproca interazione tra un lavoro ed il suo osservatore, un palcoscenico in cui un'opera d'arte contempla la sua stessa esistenza.
La seconda scultura ricalca, in modo meno diretto, il concetto precedente della dicotomia tra interno ed esterno, tra libertà e costrizione, tra fisico ed immateriale: in una sorta di cella in legno sono infatti allestite una sedia, una lampadina, una sigaretta ed una fotografia circolare di una serie di cancelli. Una ironica gabbia a misura d’uomo, una sorta di pensatoio in cui albergano i simboli di vizi e di nevrosi.