Trame parallele
Primo appuntamento di un ciclo di mostre che, con cadenza irregolare e in location diverse, vedrà protagonisti due artisti le cui ricerche possano contaminarsi e dialogare trasversalmente, mantenendo al contempo intatte le proprie specificità linguistiche.
Comunicato stampa
Agnese Guido / Stefano Serusi
TRAME PARALLELE
a cura di Andrea Lacarpia
Quando si ha a che fare con l'opera di un artista, si aprono diverse possibili fruizioni: si può utilizzare un freddo punto di vista formale, magari sfoderando la propria erudizione in materia, oppure optare per una lettura più legata al sentimento e all'interiorità. Entrambe le modalità sono valide, dato che ogni opera è un'intreccio di motivazioni interiori e scelte estetiche, ma spesso la prevalenza della cura formale fa sì che tutto si riduca ad un'automatica ripetizione di codici stilistici già noti e accettati.
Agnese Guido e Stefano Serusi utilizzano mezzi espressivi differenti, pittura istintiva e gestuale l’una, assemblaggio e ricontestualizzazione di oggetti ed immagini preesistenti l'altro, ma con un'affine libertà nel modificare la forma del proprio linguaggio in modo fluido, per raccontare il proprio essere al mondo senza vincoli e preconfezionamenti. La mostra si delinea come il punto d'incontro e quasi di sovrapposizione delle ricerche di entrambi gli artisti, dalla simile propensione all'atteggiamento romantico di mitizzazione dei moti interiori, ai quali le forme si adeguano in una dinamica metamorfosi. Una parte dello spazio dell'Underdogstudio viene letteralmente invasa dall'installazione di Agnese Guido “Tua madre non spruzzava il profumo nell'aria e ci passava dentro?”, un ambiente tappezzato da carte dipinte, allestite e sovrapposte liberamente sulle pareti, come fossero giganti block notes nei quali l'artista ha appuntato le proprie visioni. Sogni e quotidianità si confondono, combinati e descritti con immediatezza come frammenti di realtà, vissuta con veloce e vorace intensità. Tra le carte dipinte, un cuscino accoglie un cioccolatino e potenzia la dimensione quasi domestica dell'ambiente, mentre il poster con il titolo dell'installazione, stampato a grandi lettere come fosse un manifesto, ribadisce l'aspetto narrativo ed anarchico, un gioco nel quale nulla viene preso troppo sul serio. Più riflessivo è invece l'approccio di Stefano Serusi, il quale presenta un gruppo di opere di piccolo formato, suggestioni e frammenti legati alla dicotomia resa – aggressività, indagata nei suoi aspetti personali e sociali. La serie Introbio presenta personaggi che appaiono immersi nelle loro attività; le stampe, e le cornici che le contengono, sono ricoperte da un pattern mimetico semitrasparente, che rimanda all'aggressività militare, bilanciata dalla rassicurante colorazione azzurra delle macchie. Gli stereotipi di bellezza e femminilità vengono ribaltati nell'opera "Barbara nella folla", composta da un mattone avvolto da un foulard annodato, corpo del reato che documenta l'atto violento attuato da una donna spinta dai propri ideali. Ad un personaggio maschile è invece associato il messaggio di "Lorca in italiano": un basco ospita frammenti delle poesie di Garcia Lorca, ritagli che sembrano nascosti per superare la censura. Infine, "Thank you for the Modernism" ritrae un elegante giovane in abiti indiani, foto d’epoca dal raffinato esotismo, che l’artista ha scelto di accostare all’opera di Carlo Spiga in cui compare una scena di lotta.
Frammenti di immagini, parole e oggetti appartenenti all'esperienza dei due artisti convivono e dialogano, senza ideologie, aprendo il processo creativo a nuovi e inattesi sviluppi.
Andrea Lacarpia