Tribes
In esposizione 13 grandi ritratti di Arturo Delle Donne.
Comunicato stampa
È stata presentata oggi, martedì 9 febbraio 2021, al Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma tramite conferenza stampa on-line, la mostra fotografica “TRIBES, the last breath on earth”, programmata da tempo e finalmente visitabile dal 10 febbraio al 30 aprile 2021.
Il Museo dei missionari Saveriani da tempo è impegnato a salvare le culture nate prima della moderna tecnologia, cresciute nell’isolamento, mai contaminate e ora violentate e disperse. E il matrimonio con il fotografo Arturo Delle Donne era quindi inevitabile. “Io amo indagare la diversità culturale, una diversità che lentamente e silenziosamente scompare” – ha affermato l’artista –“. Così è nata questa mostra.
I corpi sono come le tele degli artisti. Accolgono forme e colori. Poi si mostrano e parlano. Il loro è un linguaggio forte e antico. Attraverso i disegni sulla pelle, gli uomini hanno trasmesso per millenni preziose informazioni: l’appartenenza a una tribù, il rango sociale, la volontà di attaccare il nemico, l’imminenza di un “matrimonio” o di un’iniziazione, un sentimento profondo come il lutto o semplicemente la propria identità.
Il progresso, che, incauto, può soffocare grandi elementi di intere civiltà, sta cancellando dal pianeta, insieme a tante lingue e modi espressivi, questa nobile forma di linguaggio corporale.
Già a inizio ‘900 il grande antropologo Bronislaw Malinowski parlava di etnografia di salvataggio ponendo l’accento sulla necessità di documentare tutte quelle usanze che, si intuiva, sarebbero andate disperse.
L’artista recupera potenti stilemi tribali da Papua Nuova Guinea, Amazzonia, Australia, Etiopia, Perù, Burkina Faso, Nuova Caledonia, riproducendoli con scrupolo e precisione sui volti di studenti, operai, giovani laureati, gente presa a prestito dalla quotidianità di massa occidentale. “In questo progetto – spiega – ho utilizzato un tipico stile fashion della fotografia per sottolineare l’analogia che c’è tra il vestirsi per il mondo occidentale ed il truccarsi per le popolazioni indigene”.
“Non è un caso – racconta Padre Alfredo Turco, direttore del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico – che le immagini di Delle Donne, saranno esposte in uno spazio contiguo alla mostra ancora allestita ‘Mode nel mondo’, oltre che nel nostro spazio dedicato alla collezione permanente, a testimonianza della nostra centenaria missione volta a custodire e valorizzare le culture extraeuropee”.
“È significativo – suggerisce Chiara Allegri, vice direttrice del Museo e curatrice della mostra - che nel momento in cui i corpi delle tribù vengono ridotti al silenzio, nel nostro mondo l'Uomo vada riscoprendo il linguaggio del corpo come strumento per comunicare con gli altri. Quasi un macabro paradosso. Mentre i popoli che da secoli praticano la pittura corporale, l'inserimento del disco labiale, body piercing e body modification si stanno estinguendo, nella società occidentale queste antiche pratiche vengono scoperte e fatte proprie senza conoscerne le origini. Tatuaggi e piercing sono gli eredi di ‘parole antiche’. Le parole dipinte”.
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19. In ottemperanza alle disposizioni del D.P.C.M. del 14 gennaio, osserverà la chiusura il sabato e la domenica.
Si riaprirà in totale sicurezza, limitando il numero massimo di visitatori compresenti e garantendo modalità di fruizione contingentata nonché il rispetto delle regole di distanziamento sociale.
“Tribes - The last breath on earth”
Dal 10 febbraio al 30 aprile 2021
Ingresso standard € 3
Ingresso ridotto (under 18) € 1.50
Arturo Delle Donne
Laureato in biologia e dottore di ricerca in ecologia, artista, fotografo professionista, direttore della fotografia, regista, inizia la sua attività professionale con il reportage pubblicando diversi servizi su riviste specializzate come Gente Viaggi, Mondo Sommerso ed Aqva, alcune sue foto sono state pubblicate da Whitestar/National Geographic specializzandosi poi in fotografia di moda.
È docente a contratto di fotografia presso l’Università di Parma e consulente per la divulgazione scientifica per la fondazione Reggio Children.
Ha al suo attivo una ventina di mostre personali nazionali ed internazionali e diverse campagne pubblicitarie.
Ha pubblicato una decina di libri di fotografia e nel 2019 vince a Taormina il TaoAward per la fotografia di moda.
Dal 2005, in collaborazione con la Solares Fondazione delle Arti di Parma, ha iniziato un progetto fotografico “Closer Portraits” con più di 80 ritratti di personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura tra cui Wim Wenders, Mario Monicelli, Ernest Borgnine, Bernardo Bertolucci, Daniel Pennac, Michelangelo Pistoletto, Hanna Schygulla, Edoardo Galeano, Gerard Depardieu, Emir Kusturica, James Ivory, Peter Greenaway e tanti altri.
Nel 2009 partecipa ad una spedizione imbarcandosi da Southampton sulla nave RRS Discovery per un reportage sulle ricerche in campo climatico con la Environmental Ocean Team.
Nel 2016 collabora per le riprese del documentario “Pope Francis - A MAN OF HIS WORD”, con la regia di Wim Wenders. Grazie a questa collaborazione nell’ottobre del 2017 ha filmato le operazioni di soccorso dei migranti a bordo della Nave CP941 “Diciotti” della Guardia Costiera.
Il Museo d’Arte Cinese di Parma, voluto nel 1901 dal fondatore dei missionari saveriani e grande visionario Guido Maria Conforti (allora vescovo di Parma) proclamato santo nel 2011, rappresenta un contenitore artistico e documentario di eccezionale importanza, frutto di un lungo percorso storico. Per alcuni decenni i Saveriani operarono esclusivamente sul territorio cinese e fu proprio ai missionari presenti in Cina che il Conforti si rivolse, chiedendo loro di inviare periodicamente a Parma oggetti significativi di arte e vita locali. Dagli anni Sessanta il museo si arricchì di materiale di natura etnografica proveniente da altri paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, divenendo testimonianza della vita e cultura di tre continenti. Accanto alla collezione fondante di terrecotte, porcellane, paramenti, statue, dipinti, fotografie, oggettistica varia e monete rare provenienti dall’Estremo Oriente, sono infatti esposti ad esempio oggetti del popolo Kayapò, un piccolo gruppo indio dell'Amazzonia che rappresenta le tante minoranze depositarie di un immenso bagaglio di valori. Ristrutturato nel 2012 presenta un allestimento moderno ed è ricco di iniziative anche per bambini. Periodicamente si organizzano mostre temporanee come questa sulle “Mode nel mondo: i vestiti raccontano la vita dei popoli. Dal kimono al burqa” ed eventi di ampio respiro culturale.