True Fictions
Mostra collettiva dedicata alla staged photography, curata da Walter Guadagnini.
Comunicato stampa
TRUE FICTIONS – AI CONFINI DELLA REALTÀ, la collettiva dedicata alla staged photography, curata da Walter Guadagnini e allestita a Palazzo Magnani, ATLANTI, RITRATTI E ALTRE STORIE, la mostra allestita a Palazzo da Mosto e dedicata a sei progetti selezionati dalla open call lanciata in occasione del festival 2020 a tema FANTASIE. Narrazione, regole, invenzioni
Le mostre sono state pensate non soltanto per creare continuità con il grande lavoro messo in campo per realizzare la quindicesima edizione del festival, annullata a causa dell’emergenza Covid-19, ma anche per accompagnare il pubblico alla prossima edizione di FOTOGRAFIA EUROPEA, che si terrà nella primavera 2021.
TRUE FICTIONS – AI CONFINI DELLA REALTÀ è la prima mostra retrospettiva mai realizzata in Italia sul fenomeno della staged photography, la tendenza che a partire dagli anni Ottanta ha rivoluzionato il linguaggio fotografico e la collocazione della fotografia nell’ambito delle arti contemporanee.
La mostra presenta, dunque, il lato più immaginifico della fotografia attraverso le invenzioni di alcuni tra i maggiori autori degli ultimi trent’anni e le sperimentazioni nate dall’avvento della tecnologia digitale.
Pesci rossi che invadono le stanze, cascate di ghiaccio nei deserti, città inventate, Marilyn Monroe e Lady D. che fanno la spesa insieme: più di cinquanta opere di grandi dimensioni dimostrano come la fotografia abbia raggiunto, fra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, vertici di fantasia e di invenzione prima affidati quasi esclusivamente al cinema e alla pittura.
Gli autori presenti in mostra, dai precursori e maestri di questo genere come Jeff Wall, Cindy Sherman, James Casebere, Sandy Skoglund, Yasumasa Morimura, Laurie Simmons, David Lachapelle, ai protagonisti della prima ora raramente visti in Italia come Bernard Faucon, Eileen Cowin, Bruce Charlesworth, David Levinthal fino ad arrivare a giovani, ma ormai affermati, come Paolo Ventura, Lori Nix, Miwa Yanagi, Alison Jackson, Alekasandr Petlura, Jung Yeondoo, Jiang Pengyi, dimostrano non solo la diffusione di questo linguaggio, ma anche la sua longevità.
La staged photography rivela il desiderio di ampliare non solo i confini del linguaggio fotografico, ma anche quelli della percezione del mondo; la fotografia, regno di (presunta) oggettività, diventa il regno della fantasia, dell’invenzione e della soggettività, compiendo l’ultima decisiva evoluzione della sua storia: la macchina fotografica, un tempo considerata “specchio del mondo”, diventa un generatore di sogni e di inganni, mettendo lo spettatore in guardia nei confronti di ciò che vede.
La seconda mostra che la Fondazione Palazzo Magnani propone è ATLANTI, RITRATTI E ALTRE STORIE – 6 giovani fotografi europei: la collettiva, allestita a Palazzo da Mosto, raccoglie le personali dei tre vincitori dell’open call lanciata da FOTOGRAFIA EUROPEA 2020, a cui si aggiungono altri tre progetti selezionati sempre dalla giuria composta da Walter Guadagnini – direttore artistico del Festival, Maria Pia Bernardoni – curatrice progetti internazionali del LagosPhoto festival e Oliva Maria Rubio – curatrice indipendente.
La scelta della direzione artistica di ampliare lo spazio dedicato ai giovani artisti, nasce dalla volontà di approfondire, attraverso lo sguardo della fotografia contemporanea, il tema delle fantasie e delle narrazioni, in un momento storico in cui la proiezione verso il futuro si fa necessaria.
Alessandra Baldoni (Perugia, 1976) presenta Atlas una mappa di analogie per immagini in dittici e trittici; Alexia Fiasco (Parigi, 1990) con The Denial accompagna il pubblico in un viaggio fotografico alla scoperta delle proprie origini; Francesco Merlini (Aosta, 1986) con Valparaiso attiva un confronto tra le proprie memorie familiari e i luoghi dell’infanzia; Manon Lanjouère (Parigi, 1993) con Laboratory of the Universe, mostra una serie di immagini che raccontano l’origine dell’Universo; Giaime Meloni (Cagliari, 1984) con Das Unheimliche rappresenta una metafora sulla condizione dell’abitare contemporaneo; Denisse Ariana Pérez (Dominican Republic, 1988) con Albinism, Albinism II, presenta una serie che cattura la bellezza dei ragazzi nati con l'albinismo.