Try again. Fail again. Fail better

Informazioni Evento

Luogo
JUGOPETROL
Viale Antonio Silvani, 10a, Bologna, BO, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

31 gennaio, 18-21 | 1, 2 febbraio, 15-20 | 3 febbraio, 15-22 | 4 febbraio, 12-18

Ingresso libero

Vernissage
31/01/2024

ore 18

Artisti
Flavio Favelli, Juan Pablo Macias, Igor Grubic
Generi
arte contemporanea, inaugurazione, collettiva

Il progetto è costituito da tre blocchi di opere che i tre artisti considerano emblematiche nell’evoluzione del loro lavoro e significative per delineare alcuni dei loro specifici ambiti di ricerca.

Comunicato stampa

In occasione della cinquantesima edizione di Arte Fiera e di ART CITY Bologna 2024, Flavio Favelli (Firenze, 1967) insieme agli artisti Igor Grubić (Zagabria, 1969) e Juan Pablo Macías (Puebla, 1974) apre al pubblico Jugopetrol, il suo spazio in viale Silvani, a pochi passi dal quartiere della Manifattura dell’Arti e dal MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, con la mostra Try again. Fail again. Fail better. Il progetto è costituito da tre blocchi di opere che i tre artisti considerano emblematiche nell’evoluzione del loro lavoro e significative per delineare alcuni dei loro specifici ambiti di ricerca.

 

Flavio Favelli presenta una serie di opere fra collage, assemblaggi, composizioni di vari documenti e prodotti autentici appartenenti ad un tempo recente, vissuto dall’artista, che indagano i segni e simboli tipici dell’identità italiana ma anche i suoi conflitti. Si tratta di adesivi pubblicitari, biglietti, copertine di libri (c’è anche un esemplare dei primi cataloghi di Arte Fiera degli anni Settanta), francobolli, banconote e ritagli di giornali che veicolano informazioni e immagini di grande seduzione. Questi oggetti possiedono immaginari capaci di creare mondi autonomi. Sono ormai immagini cristallizzate che si sono impossessate del vivere quotidiano delle persone. Queste opere parlerebbero con un linguaggio comprensibile a tutti, tipico della pop art, ma in realtà sono distanti dal gusto popolare del paese e, nonostante l’artista utilizzi immagini e segni spesso conosciuti, marcano un conflitto fra generi, identità, appartenenza e idee.

 

Juan Pablo Macías espone una serie di lavori incisi a puntasecca su lastre trovate e in procinto di essere smaltite. Le lastre sono state recuperate a Firenze, nell’atelier della Fondazione il Bisonte, dove si è realizzata l’opera. Nel cortile, invece, è conservata un’urna in pietra, con incisioni etrusche, contenente le ceneri della sua fondatrice, Maria Luigia Guaita. Da questo incontro nasce guaita_bisonte_proudhon_jousse: cinque incisioni con testi tradotti in alfabeto etrusco e stampati su carta giapponese di 20 gr. I testi sono ripresi da citazioni dell’economista, politico, filosofo e anarchico Pierre-Joseph Proudhon, altri sono termini in aramaico tratti dal libro “L’Antropologia del Gesto” di Marcel Jousse, antropologo gesuita che studia l’importanza del gesto e delle sue implicazioni nella creatività e nell’evoluzione umana.

 

La serie di collage di Igor Grubić nasce dall’interesse che l’artista ha sviluppato negli anni Novanta per l’ideologia del Costruttivismo Russo, che credeva onestamente che l’arte potesse coltivare e nutrire lo spirito delle persone. Essi sono un lavoro seminale della sua pratica, come disegni o schizzi, e rappresentano il suo primo pensiero critico attraverso l’arte, su cui poi si fonderà la sua poetica futura. L’artista ha utilizzato i due colori base rosso e nero e ha giocato con le forme per creare messaggi che diventano come una campagna minimalista agitprop. Semplici e chiari ideogrammi accompagnati da scritte, immagini iconiche o personaggi, da Vladimir Majakovskij a Sergei Eisenstein, queste prime opere riflettono l’idea che l’arte trova la sua strada attraverso la pubblicità, mentre la politica usa l’arte per trasmettere pensieri rivoluzionari. Con questi collage Grubić ha voluto suggerire, sognare e creare un orizzonte utopico dopo aver vissuto il trauma della guerra in Croazia nel 1991-1995.

 

Cenni biografici

Flavio Favelli (Firenze, 1967), dopo la Laurea in Storia Orientale all’Università di Bologna, prende parte alla stagione più sperimentale del Link Project (1995-2001). Ha esposto con progetti personali e in mostre collettive in musei pubblici e privati, in Italia e all’estero, tra cui: MACRO e MAXXI, Roma; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; Castello di Rivoli, GAM e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro; GAMeC, Bergamo; Fondazione Arnaldo Pomodoro, Museo del Novecento e Albergo Diurno Venezia, Milano; Museo Marino Marini, Firenze; Cà Rezzonico, Museo del Settecento veneziano e Cà Pesaro, Venezia; Palazzo Collicola, Spoleto; Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma; La Maison Rouge, Parigi; 176 Projectspace, Londra; XI Biennale de L’Avana. Partecipa alla mostra “Italics” di Palazzo Grassi, Venezia, 2008 e a due edizioni della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia: la 50°, all’interno della mostra “Clandestini” a cura di F. Bonami, e la 55° nel Padiglione Italia curato da B. Pietromarchi. Nel 2008 realizza la Sala d’Attesa, ambiente permanente nel Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna che accoglie i funerali laici. Nel 2015 l’opera Gli Angeli degli Eroi viene scelta dal Quirinale per commemorare i militari caduti per la ricorrenza del 4 Novembre. Nel 2017 il progetto Serie Imperiale vince la seconda edizione dell’Italian Council.

 

Igor Grubić è nato a Zagabria, Croazia, nel 1969. Il suo lavoro è stato esposto in varie istituzioni internazionali tra cui: Biennale di Tirana 2 (2003); Manifesta 4 (Francoforte, 2002); Manifesta 9 (Genk, 2012); 50° October Salon (Belgrado, 2009); “Gender Check”, MuMOK (Vienna, 2009); 11° Biennale di Istanbul (2009); 4° Fotofestival Mannheim Ludwigshafen, Heidelberg (2011); “East Side Stories”, Palais de Tokyo (Parigi, 2012); Biennale di Gwangju (2014); “Zero Tolerance”, MOMA PS1 (New York 2014); “Gradi di libertà”, MAMbo (Bologna, 2015); 5a Biennale di Salonicco (2015); “Cut / Rez”, MSU (Zagabria, 2018); “Heavenly creatures”, MG+MSUM (Lubiana, 2018); “The Value of Freedom”, Belvedere 21 (Vienna, 2018); 58ma Biennale Internazionale d’Arte,Venezia (2019); Yerevan Biennial - The Time Complex (2020); “Bigger than myself”, MAXXI (Roma, 2021); “Body and Territory”, Kunsthaus Graz (2023).

 

Juan Pablo Macías è nato nel 1974 a Puebla (MEX), vive e lavora a Livorno. Le sue opere sono state esposte al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, al Casino Luxembourg, alla Maison Rouge di Parigi, al Confort Moderne Poitiers, al Concordia’s 4th Space di Montreal, a Villa Romana Firenze, al tranzitdisplay di Praga, al National Center for Contemporary Art di Mosca. A Città del Messico ha esposto al Museo Universitario de Arte Contemporáneo (MUAC), al Museo de Arte Moderno (MAM), al MUCA, al Museo Carrillo Gil, al Museo Ex Teresa Arte Actual, alla Sala de Arte Publico Siqueiros (SAPS), al Museo Amparo di Puebla. Ha partecipato alle Biennali di Istanbul, Jakarta e alla seconda edizione di Yinchuan ed è stato residente alla Fondazione Antonio Ratti di Como, al Database di Carrara, al Guilmi Art Project in Abruzzo, a La Stanza della Seta in Sicilia, al Thread della Josef and Anni Albers Foundation in Senegal e, più recentemente, alla Fondazione Arthur Cravan di Milano.