Tuo il sogno, mia la ferita

  • PVQ322

Informazioni Evento

Luogo
PVQ322
Via Cervese 322 Pievequinta , Pievequinta , Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
13/10/2018

ore 17

Curatori
Federica Fiumelli
Generi
arte contemporanea, collettiva

Partendo da una rilettura del film di Martin Scorsese – “Shutter Island” – basato interamente sull’imbroglio che alimenta l’illusione del protagonista – la mostra vuole riflettere sull’ambiguità e la duplicità di senso che accompagna la parola “Trauma”- τραῦμα, dal greco”ferita”; in tedesco, invece, “Traum” è “sogno”.

Comunicato stampa

In occasione della quattordicesima Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, PVQ322 ospita, per la prima volta, nei suoi spazi la collettiva “Tuo il sogno, mia la ferita” a cura di Federica Fiumelli con i lavori degli artisti Alessandra Gellini, Monica Camaggi, Laura Guerinoni, Oreste Baccolini e Roberto Dapoto.

Partendo da una rilettura del film di Martin Scorsese - “Shutter Island” - basato interamente sull’imbroglio che alimenta l’illusione del protagonista - la mostra vuole riflettere sull’ambiguità e la duplicità di senso che accompagna la parola “Trauma”- τραῦμα, dal greco"ferita"; in tedesco, invece, “Traum” è “sogno”.

Sogno e ferita sono dunque parole unite da relazioni antiche; parole connesse da un rapporto sempre presente sia nella ragione che nell’istinto.

Dal film “Shutter Island” di Martin Scorsese, scena (1:34 min)

Jeremiah Naehring: Che cos'è che la provoca? Le parole? Le critiche?
Edward Daniels: I nazisti.
Jeremiah Naehring: Sì anche quelli e naturalmente i ricordi, i sogni.
Lo sapeva che la parola trauma viene dal greco, vuol dire ferita. E qual è la parola tedesca per sogno? Traum, ein traum. Le ferite possono creare mostri, e lei, lei ha tante ferite, agente. E non è d'accordo che quando uno vede un mostro... lo deve fermare?

La riflessione proposta inoltre vuole creare un dialogo attivo con il contesto già prezioso e difficile del luogo. PVQ322, ex Casa del Fascio, nel 1937 si trovava ad essere un luogo di scambio, di fruizione sotto l’effige della vigente cultura fascista. Abbandonato nel corso degli anni, per volontà della ditta Bordandini e dell’artista Alessandra Gellini l’edificio è stato ristrutturato mantenendo le caratteristiche originarie dell’architettura razionalista.

Attualmente PVQ322 è il laboratorio artistico della Gellini dove incontra anche i suoi studenti, lo spazio inoltre dispone di una collezione del fratello Giuliano Giunchi di ben 5000 volumi che spaziano dalla narrativa, alla saggistica, alla storia, alla psicologia, alla tecnica.

PVQ322 con questa prima mostra vuole inaugurare un percorso nuovo, collaborando con altri artisti e curatori, intende aprirsi alla sperimentazione e alla promozione di un linguaggio innovativo e necessario come quello dell’arte contemporanea.

In “Tuo il sogno, mia la ferita” i cinque artisti attraversano il tema del trauma con la duplice valenza sogno/ferita con differenti mezzi espressivi.

Alessandra Gellini con l’installazione “Gravida Nube” - la forma della nube viene intesa, riletta ed eletta a metafora di cambiamento, possibilità e mutazione - un passaggio non solo materico, ma metafisico, simbolico verso una rinascita.

Monica Camaggi attraverso “Imagines Maiorum” un’opera audio-visiva, ci riporta a ricordi privati dell’artista, a memorie di parenti lontani e sogni confusi dove lo spazio dell’immagine viene reso rallentato ed evanescente.

Laura Guerinoni in “Trust” ci restituisce, dal macro al micro, dal nuovo all’antico, la sua personale interpretazione del luogo di Pievequinta, diviso tra un passato ingombrante e doloroso e la sua rinascita meravigliosa e diversa.

Oreste Baccolini, in “Fox-Hole” riflette quanto la pratica e la gestualità proprie della tecnologia contemporanea siano relazionate ad una dimensione religiosa: l’uomo si rifugia in una sorta di illusione collettiva ossessiva - come l’incessante battere i tasti di una tastiera del pc.

Roberto Dapoto, in “Anime” annulla l’immagine attraverso la ripetizione, dissolvendola come in un ricordo - un sogno. Il coro di anime nasconde però qualcosa di più profondo nel loro eco: una ferita - struggente e malinconica.

Il fruitore è invitato a condividere una ferita personale - quella dell’artista, intesa come esperienza e riflessione; la quale nell’atto stesso della visione - condivisione rompe l’indifferenza e genera un’ipotesi, un sogno— inteso come apertura sensibile allo spazio di interpretazione.

Tuo il sogno, mia la ferita.