Ubu Roi
Uno spettacolo che racconta due mondi: quello di provenienza testuale e letterario dell’Ubu Roi scritto nel 1896 da Alfred Jarry e il mondo del teatro secondo Roberto Latini che continua a scavare nei grandi testi del ‘900 per farne emergere flussi sensoriali ed emotivi di grande impatto.
Comunicato stampa
21 gennaio ore 21
U B U R O I
di
Alfred Jarry
adattamento e regia
Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
scena Luca Baldini
costumi Marion D’Amburgo
luci Max Mugnai
con
Roberto Latini
e con
Savino Paparella, Padre Ubu
Ciro Masella, Madre Ubu
Sebastian Barbalan, Regina Rosmunda/ Zar Alessio
Marco Jackson Vergani, Capitano Bordure/ Orso
Lorenzo Berti, Re Venceslao/ Spettro/ Nobili
Guido Feruglio, Principe Bugrelao
Fabio Bellitti, Palotini/ Orsa/ Messaggero
direzione tecnica Max Mugnai
collaborazione tecnica Nino Del Principe
assistente alla regia Tiziano Panici
cura della produzione Federica Furlanis
promozione e comunicazione Nicole Arbelli
foto Simone Cecchetti
produzione
Fortebraccio Teatro
un progetto realizzato con la collaborazione
Teatro Metastasio Stabile della Toscana
Mercoledì 21 gennaio alle ore 21, Roberto Latini, in attesa di debuttare la prossima settimana con i Giganti della Montagna, porta sul palco di Pubblico. Il Teatro di Casalecchio di Reno UBU ROI di Alfred Jarry.
Questo piccolo focus dedicato all’attore, premiato a dicembre con il Premio Ubu come miglior attore protagonista della Stagione 2013/14, intende presentare al pubblico bolognese il lavoro di un artista adottato dalla città qualche anno fa, direttore per alcuni anni del Teatro San Martino e oggi, a tutti gli effetti, considerato una delle figure di spicco del teatro contemporaneo nazionale.
Questo Ubu Roi, che chiuderà la sua tournèe proprio con la recita del 21 gennaio a Casalecchio, è un’occasione per riflettere sugli archetipi del teatro, offrendo attrazioni e trovate che Latini, forte del personale talento registico e della qualità espressiva propria e dei sette attori che lo accompagnano, sfrutta pienamente. Il testo è un’efficace allegoria del potere: Padre Ubu è un dignitario di Venceslao re di Polonia. Spinto dalla moglie, e grazie all’aiuto del capitano Bordure, uccide il re e ne prende il posto, ma dalla strage della famiglia reale si salva il quattordicenne principe Bugrelao. Re Ubu adotta fin da subito una politica autoritaria fondata sul terrore, la cui vittima più illustre è Bordure. Questo, fuggito alle catene, mette la propria spada al servizio dello zar Alessio e conduce quindi la guerra contro Ubu. Su un secondo fronte è Bugrelao a guidare l’esercito del popolo polacco, in rivolta contro il dittatore. Ubu e la moglie riusciranno a sfuggire ai loro inseguitori imbarcandosi verso l’Europa occidentale ma, al di là dei fatti narrati il nodo centrale del racconto di Jarry è la grettezza dei coniugi Ubu. Per loro anche il coraggio e la viltà non sono che strumenti di un disegno più grande: la conquista del potere.
Latini affida a un indifeso Pinocchio incatenato, omaggio al Pinocchio di Carmelo Bene da lui stesso interpretato, il ruolo rigoroso di guida, tessitore e testimone del succedersi degli eventi, per lasciare il campo circostante a una girandola di invenzioni, maschere e numeri circensi. Le vicende dell’ambizioso Ubu e di sua moglie slittano su inattesi accostamenti shakespeariani, ampliando quella catena di rovesciamenti di senso che il re e la moglie provocano, inconsapevoli della loro follia autodistruttiva.
Dice Roberto Latini di questo lavoro: “Scrivo Jarry e penso si possa leggere Shakespeare. Abbiamo lavorato tenendo questo continuo riferimento, tutti i parallelismi possibili. Li abbiamo distillati, scelti, evocati, da Macbeth ad Amleto, passando per Romeo e Giulietta o Giulio Cesare o La Tempesta. Abbiamo integrato Jarry col suo proprio modello e Shakespeare con l’inventore della patafisica, li abbiamo entrambi ricondotti al nostro tempo teatrale, al nostro sentire, al nostro modo di stare al Teatro. (…) Jarry è riuscito a ricondurci al Teatro, a riconvocarci, proponendo delle figure e una modalità di relazione tra testo e scena assolutamente contemporanei. Jarry propone una nuova convenzione, più che moderna, dentro l’assolutezza che soltanto i classici riescono a determinare. Ubu apre la strada al Teatro del Novecento. Per quel che ci accompagna, da Artaud a Leo de Berardinis. Jarry, insieme a pochi, pochissimi altri, è riuscito a darci un appuntamento dentro il futuro prossimo, spostando il luogo dell’incontro dalla convenzione stabilita alla relazione possibile. La patafisica, o scienza delle soluzioni immaginarie, è una parola che da sola può essere sinonimo di Teatro”
Uno spettacolo, quindi, che racconta due mondi: quello di provenienza testuale e letterario dell’Ubu Roi scritto nel 1896 da Alfred Jarry e il mondo del teatro secondo Roberto Latini, che con I Giganti della Montagna, che debutteranno a Pubblico Teatro il 29 e 30 gennaio, continua a scavare nei grandi testi del ‘900 per farne emergere flussi sensoriali ed emotivi di grande impatto che, come voleva Pirandello per il suo ultimo lavoro, vadano “al di fuori di tempo e spazio”.
E' possibile acquistare i biglietti on line
www.teatrocasalecchio.it
www.vivaticket.it
o presso la biglietteria dell'Arena del Sole,
via dell'Indipendenza 44, dal martedì al sabato dalle 11 alle 14 e dalle 16,30 alle 19