Ugo Carmeni – Venice Mapping Time
La mostra si inserisce nel quadro di un progetto che vuole mettere sempre più in comunicazione la grande eredità storica del museo con le esperienze nel contemporaneo.
Comunicato stampa
Il Museo di Palazzo Grimani, raro esempio di architettura rinascimentale tosco-romana a Venezia e luogo al cui interno il classico e il contemporaneo trovano un punto di unione unico, è lieto di presentare la mostra Ugo Carmeni. Venice Mapping Time. Curata da Daniela Ferretti con Dario Dalla Lana, promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e patrocinata dal Patriarcato di Venezia, la mostra è stata concepita espressamente per gli spazi del museo e sarà aperta al pubblico dal 5 luglio al 26 novembre 2023, proponendo uno sguardo inedito sulle “pietre di Venezia” e mettendo in evidenza il loro modo particolare di interagire con la luce. La mostra si inserisce nel quadro di un progetto che vuole mettere sempre più in comunicazione la grande eredità storica del museo con le esperienze nel contemporaneo: le mostre prodotte e coprodotte da Palazzo Grimani, infatti, mirano a valorizzare gli allestimenti permanenti e l’architettura di questo luogo attraverso proposte innovative e operazioni culturali create ad hoc per i suoi spazi.
“La mostra Venice Mapping Time nasce dalla volontà del Museo di valorizzare da un lato il legame con la città e dall’altro quello con la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico artistico di Venezia”, spiega Valeria Finocchi, direttrice del Museo di Palazzo Grimani. “Questo progetto espositivo sottolinea il modo in cui un lavoro di documentazione diventa un vero e proprio progetto d’arte, continuando il percorso del museo negli ultimi anni e mettendo in comunicazione l’antico e il contemporaneo al di là della fotografia”.
Al secondo piano del palazzo, solitamente dedicato alle mostre temporanee, Carmeni espone cinquantasette opere che partono da un lavoro di documentazione e mappatura delle superfici architettoniche della città avvenuto tra l’ottobre del 2020 e il marzo del 2023 nel contesto di una serie di restauri di alcuni edifici e chiese del Patriarcato di Venezia, a cui si aggiungono sguardi su altri luoghi della città. La mostra prevede inoltre una installazione multimediale, composta da una selezione più ampia di immagini montate in sequenza apparentemente casuale ma in realtà generata da un algoritmo che, reagendo alla presenza dell’osservatore, produrrà una lettura visiva sempre diversa lungo l’intero arco temporale di apertura della mostra mentre un analogo meccanismo, in collegamento con l’affluenza del pubblico, determinerà la composizione del sound design. La proiezione – ideata espressamente dall’artista per questa mostra in collaborazione con Federico Poni per l’algoritmo e Alessandro Gambato per il sound design – sarà quindi un flusso di immagini e suoni che si susseguono in una narrazione randomica, percorso personale sulla percezione intima dell’idea di Venezia tra passato, presente e futuro, senza soluzione di continuità. Mentre al piano nobile, negli ambienti che ospitano le decorazioni di Giovanni da Udine, Francesco Salviati, Federico Zuccari oltre alla collezione statuaria di Giovanni Grimani (rientrata a palazzo dopo oltre quattro secoli), un accento espositivo di particolare importanza accoglierà i visitatori. Nella Sala di Psiche, in cui è stato recentemente riportato alla luce un bassorilievo raffigurante una salamandra, Ugo Carmeni compone un rapsodico bestiario veneziano, costituito da un’accurata selezione di dieci fotografie di dettagli scultorei a soggetto animale quali leoni, draghi, serpenti e aquile disseminati nella città.
I sessantasette lavori esposti non sono semplicemente fotografie ma ingrandimenti di particolari stampati su carta di cotone in grande formato (fino a 100 x 150 cm); ciascuna fotografia è lucidata a mano con diversi strati di cera per proteggerne i pigmenti ed esaltarne la vividezza e infine applicata a pannelli di alluminio montati su un telaio in legno.
“Con spirito ruskiniano Carmeni si è inerpicato sui ponteggi dei molti cantieri di restauro delle facciate delle chiese e dei palazzi veneziani e ha osservato, annotato, analizzato, mappato, fotografato e infine selezionato, tra i molti scatti, quelli necessari alla propria personalissima narrazione”, spiega Daniela Ferretti, curatrice della mostra. “Quello di Ugo è un pellegrinaggio onirico fatto di trabocchetti e prodigi, meraviglie e incubi, corrosioni e superfici levigate, vertiginosi e iperbolici scorci architettonici, inquietanti e fascinose personificazioni allegoriche, mirabili lapidari e fantastici bestiari. Con dettagli illuminanti Ugo Carmeni ci squaderna davanti una polifonia di simboli semantici inattesa e insospettata che invita all’osservazione più attenta e ci guida alla scoperta di un ‘mondo intermedio’”.
“Da anni osservo le architetture e le superfici di Venezia con la mia macchina fotografica”, afferma Ugo Carmeni. “È un lavoro che implica una grandissima pazienza, essendo potenzialmente infinito. Il mio scopo è quello di esplorare e registrare la varietà cromatica degli intonaci, la tessitura dei muri e le trame delle coperture focalizzandomi sugli effetti del tempo che passa sulle pietre di questa città”.
Proprio per sottolineare la stretta correlazione tra il suo lavoro fotografico e il tempo, il titolo di ciascuna opera indica soltanto l’istante in cui la foto è stata scattata, non le sue coordinate spaziali: in questi dettagli, isolati dal loro contesto e non immediatamente collocabili nello spazio, si palesa in modo nuovo quella continuità di superficie e colore che costituisce l’essenza dell’architettura e del disegno urbano di Venezia.
La mostra è accompagnata da un catalogo prodotto dall’artista, parte integrante del progetto artistico ed espositivo.
Venice Mapping Time si aggiunge al vasto piano di rilancio e valorizzazione del Museo di Palazzo Grimani iniziato nel 2019 con il ritorno della collezione di statue antiche di Giovanni Grimani, patriarca di Aquileia, dopo più di quattrocento anni nella Tribuna e nella Sala del Doge. A questa operazione si sono aggiunte le mostre di arte contemporanea dedicate a Helen Frankenthaler (2019), Georg Baselitz (2021) e Mary Weatherford (2022). Il Museo ospita inoltre, come comodato a lungo termine, le dodici tele del ciclo Archinto realizzate appositamente per la Sala del Portego da Georg Baselitz.