Ulrich Egger – In alcun luogo
Conosciuto soprattutto per la sua produzione scultorea, da tempo Egger si è ampiamente dedicato anche alla fotografia, sperimentando ed elaborando attraverso di essa un vero e proprio manifesto di pensiero.
Comunicato stampa
La fotografia di Ulrich Egger è volta a sottoporre lo sguardo a un ripensamento sostanziale, invita a un'esplorazione attiva della manifestazione artistica, interrogando il processo mediale che ad essa sottende. La mostra "In alcun luogo" sarà inaugurata sabato 17 Ottobre 2015 alle ore 20.00 al Kunstforum Unterland di Egna.
A cura di Camilla Martinelli e visitabile dal 18 al 31 Ottobre 2015, l'esposizione presenta in anteprima un'ampia selezione di opere fotografiche realizzate dall'artista nel corso degli ultimi tre anni.
Conosciuto soprattutto per la sua produzione scultorea, da tempo Egger si è ampiamente dedicato anche alla fotografia, sperimentando ed elaborando attraverso di essa un vero e proprio manifesto di pensiero.
Le fotografie dell’artista di origini venostane, non mostrano quel che paiono rappresentare a prima vista, ma giocano sottilmente con la nozione di artificio e autenticità. Ciò significa che gli elementi che rintracciamo nelle immagini, non sono necessariamente sempre colti dall'artista nella simultaneità del medesimo instante fotografico, ma vengono liberamente accostati in un esercizio di libera sensibilità compositiva. L'elaborazione digitale consente a Egger di esprimere un'estetica svincolata da qualsiasi imperativo documentarista.
Il fotogiornalismo ha rappresentato una parte importante della storia della fotografia, ma le pratiche del fotomontaggio, del collage e della sovrapposizione, hanno d’altro canto ispirato la creatività di grandi artisti fotografi quali Man Ray, Aleksandr Michajlovič Rodčenko, László Moholy-Nagy; tra i più contemporanei uno su tutti David Hockney. Ma se il lavoro di questo artista britannico propone collage memori della lezione cubista, le fotografie di Egger non intendono sottoporre le immagini a un processo di frammentazione, bensì renderle aperte a contaminazioni che ne rinforzino l'effetto visivo. Ulrich Egger rivendica un formalismo immaginifico, che attraverso il libero accostamento di elementi colti in luoghi e contesti diversi, delinea scenari inediti, ma allo stesso tempo per nulla surreali. Qui la straordinarietà di questi lavori, che ci lasciano sottilmente immaginare l’artificio senza palesarlo. Il potere dell’immagine si esprime in una celebrazione formale che s’interroga sui confini tra realtà e finzione, sui limiti e poteri del mezzo fotografico, ma non impone a priori una riflessione vincolata a tali costrutti. L’osservatore è libero di immergersi nella scena attraverso la propria personale sensorialità e poi di chiedersi: cosa sto guardando davvero? Che posto è questo?
Ne Il visibile e l'invisibile (1945) Merleau Ponty affermava che «Niente è più difficile che sapere ciò che vediamo». Ciò che osserviamo nelle immagini di Egger, non lo conosciamo davvero, i suoi scenari rimangono enigmi apolidi. La forza e il carattere di un elemento architettonico, di uno strumento o mezzo utile alla costruzione, vengono ad essere associati alla forza e al carattere di una montagna, di un paesaggio. Come a ribadire che dal punto di vista compositivo non abbia alcun senso discernere tra elementi artificiali e naturali. La fotografia pone a confronto architetture e ambienti nella loro versione più dura e oscura. Superfici corrose, usurate, segnate dal tempo, dall'esposizione agli agenti atmosferici, esibiscono trame quasi pittoriche, materiche, tavolta con contrappunti cromatici, come i praticelli verdi isolati nel caos dei tetti di Istanbul o gli infissi delle facciate alienate dei palazzi di Napoli. E poi ancora: architetture iscritte in paesaggi in cui non ci si aspetterebbe di incontrarle, ma che ne integrano perfettamente l'atmosfera. Il brutalismo architettonico non é poi così distante dal brutalismo delle intemperie in alta quota, dal disfacimento e dalla rovina di luoghi un tempo attivi e ora non più. La trama dei diversi elementi compositivi è accostata in dialogo o contrasto, decontestualizzata e ricontestualizzata. Il grande assente dei non luoghi di Egger è certamente l’elemento umano, che accentua ancor più la desolazione delle sue immagini immobili, dai colori freddi. Dal punto di vista estetico ci sono solo variazioni di tonalità, superfici e piani, rimandi formali che trascendono significanti e significati. Così tutto il mondo, ogni dove, ogni luogo, rientra nel repertorio formale di una creatività artistica che desidera trascendere ogni barriera spazio-temporale. Il dialogo attivo tra i paessaggi urbani o naturali contemplati e colti nel mondo, si sostanzia in una dimensione anarchica e sincronica capace di reinventare il reale: quella dell’arte.
Durata della mostra: 18 - 31 Ottobre 2015
Orari di apertura: martedì - sabato dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle ore 18.00 e su prenotazione telefonica 333 9366551
Ulrich Egger è nato nel 1959 a San Valentino alla Muta in provincia di Bolzano. Ha conseguito il diploma in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze ed ha esposto da allora in occasione di mostre personali e collettive in Italia e all'estero. Nel corso degli anni ha collaborato con diversi architetti, dando il suo contributo artistico alla realizzazione di opere pubbliche e private. Da tempo si occupa di fotografia d’architettura e lavora su commissione per diversi studi in Italia e all’estero. Vive e lavora a Merano.