Umberto Prencipe e la Toscana
Pittore e incisore straordinariamente produttivo, presente alle principali rassegne nazionali e internazionali, più volte premiato, Umberto Prencipe (Napoli 1879 – Roma 1962), attraversa in maniera autonoma la prima metà del Novecento con il suo linguaggio lirico e intimista, aperto a soluzioni contemporanee ma allo stesso tempo saldamente ancorato nella cultura romantica e simbolista.
Comunicato stampa
Pittore e incisore straordinariamente produttivo, presente alle principali rassegne nazionali e internazionali, più volte premiato, Umberto Prencipe (Napoli 1879 – Roma 1962), attraversa in maniera autonoma la prima metà del Novecento con il suo linguaggio lirico e intimista, aperto a soluzioni contemporanee ma allo stesso tempo saldamente ancorato nella cultura romantica e simbolista.
Dopo le mostre Umberto Prencipe. Paesaggi dell’anima e Umberto Prencipe. Realtà e visione, organizzate rispettivamente nel 2008 nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e nel 2009 a Roma nelle sale di Palazzo Baschi (Museo di Roma), questa nuova esposizione promossa e organizzata dalla Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca intende prendere in esame il rapporto dell’artista con il paesaggio e la scena culturale della Toscana.
Le ragioni della mostra
Intenso e fecondo è il rapporto di Umberto Prencipe con la Toscana e in particolare con la città di Lucca e i suoi dintorni, che si svolge in tre diversi momenti della sua vita. Nel 1899, giovane pittore ancora in formazione presso l’Accademia di belle arti di Roma, l’artista trascorre un breve periodo estivo a Viareggio; tra il 1914 e il 1921 vive tra Lucca, dove insegna per un anno incisione al locale Istituto di belle arti, e la Versilia; tra il 1956 e il 1957, ormai anziano, soggiorna a Barga e a Saltino di Vallombrosa realizzando struggenti vedute.
È in particolare la stagione 1914-1921 quella più ricca di opere e di implicazioni. Si tratta di un periodo determinante, segnato dall’incontro con il pittore Alceste Campriani, allora direttore dell’Istituto di belle arti di Lucca, e artisti di cultura postmacchiaiola (Antonio Antony De Witt, Moses Levy e Giuseppe Viner), sensibili in quegli anni agli stimoli della cultura francese. Fondamentale anche l'amicizia con "il principe dei giornalisti italiani", Ugo Ojetti, vicino di casa a Forte dei Marmi, convinto sostenitore della necessità di conciliare la tradizione nazionale ottocentesca con la modernità cezanniana. Sono contatti densi di sviluppi, destinati a segnare nella pittura di Prencipe un deciso mutamento di rotta, ben evidente nei molti paesaggi realizzati nella campagna intorno a Lucca, Viareggio, Bozzano, Forte dei Marmi, Massarosa.
La mostra: le sezioni
Saranno esposte centonove opere tra dipinti, disegni e incisioni, quarantadue donate alla Fondazione Ragghianti nel 2009 da Giovanna Prencipe, figlia dell’artista, le altre provenienti da collezioni private e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, dall’Archivio Umberto Prencipe, dal Museo nazionale di palazzo Mansi di Lucca, dalla Galleria d’arte moderna di palazzo Pitti di Firenze, dalla Galleria d’arte moderna di Roma Capitale e dalla Galleria d’arte moderna e contemporanea di Viareggio.
Il percorso espositivo darà ampio spazio anche all’aspetto topografico della opere, mettendo in luce scorci e luoghi d'inizio secolo di Lucca e della Versilia.
1. Città del silenzio
Lucca, inserita da Gabriele D’Annunzio nel novero delle ventisette villes mortes italiane, con le sue torri, i suoi muri antichi, i suoi spazi chiusi e raccolti costituisce un prezioso hortus conclusus dove l’artista mette a frutto la sua peculiare sensibilità trasfigurante.
2. Il paesaggio come stato d’animo
Nella campagna della Lucchesia e della Versilia Prencipe ricerca corrispondenze con il proprio mondo interiore. I dipinti del periodo conciliano la tradizione del paesaggismo ottocentesco con la sintesi costruttiva di Paul Cézanne e le accensioni cromatiche del postimpressionismo, secondo una linea di moderata modernità.
3. Bozzano e le seduzioni del colore
Attratto dalla natura vivace e dalla serenità del luogo, tra il 1919 e il 1921 Prencipe realizza nel piccolo borgo della Lucchesia dipinti caratterizzati da una vera esplosione di colore.
4. La famiglia
I tre dipinti esposti in mostra dedicati alla famiglia rappresentano un unicum, sorprendente per qualità e intensità, all’interno di una produzione in cui la figura umana è costantemente assente.
5. Ombre a Viareggio
La serie di opere dedicate a Viareggio offre una visione insolita della cittadina balneare. L’artista, che rifugge la vita mondana e i soggetti alla moda, concentra la sua attenzione sulle barche ormeggiate nella darsena, la pineta e le onde spumeggianti del mare.
6. Silenzi a Forte dei marmi
Anche Forte dei Marmi fornisce stimolanti motivi pittorici. Prencipe si dimostra attratto dal fascino silenzioso del borgo marinaro con le sue attività legate al commercio del marmi e dalla vita dei cantieri navali.
7. Rientri in Toscana: Grosseto, Saltino di Vallombrosa, Barga
Anche dopo il trasferimento a Orvieto nell’estate del 1921, continuano a essere stretti i contatti con la Toscana, più volte visitata nel corso degli anni. Nel 1927 l’artista si reca nel grossetano, nell’estate del 1956 risiede a Barga e in quella del 1957 a Saltino di Vallombrosa.
8. Momenti di un percorso artistico
La sezione presenta, attraverso le opere donate alla Fondazione Ragghianti da Giovanna Prencipe, il percorso artistico di Prencipe prima e dopo il soggiorno toscano.
9. Amicizia toscane
Durante il suo soggiorno toscano toscano Prencipe si lega in particolare con alcuni artisti. Significativo è l’incontro con Alceste Campriani (Terni 1848 – Lucca 1933), all’epoca direttore dell’Istituto di belle arti di Lucca, che lo spinge un rapporto più diretto con la realtà naturale, libero dalle sovrastrutture letterarie del simbolismo. I più giovani Moses Levy (Tunisi 1885 – Viareggio 1968) e Giuseppe Viner (Seravezza, Lucca, 1875 – Pietrasanta, Lucca, 1925) condividono, invece, con lui la scelta di un linguaggio basato sulle pure potenzialità espressive del colore. Intenso è, infine, il rapporto con Antonio Antony De Witt (Livorno 1876 – Firenze 1967) di cui Prencipe apprezza la profonda cultura e la passione per le tecniche incisorie.
Umberto Prencipe (Napoli 1879 – Roma 1962)
Note biografiche
Formatosi all’Accademia di belle arti di Roma, dopo il successo ottenuto nel 1905 con il dipinto Clausura, premiato dall’acquisto della Galleria nazionale d’arte moderna, Prencipe si trasferisce a Orvieto, dove porta avanti una ricerca di tipo simbolista incentrata sul concetto di paesaggio stato d’animo, ritraendo angoli deserti della cittadina umbra in profondo accordo con la propria malinconica condizione interiore.
Durante una permanenza in Toscana (1914-1921) l’artista abbandona progressivamente le evocazioni simboliste, realizzando paesaggi in cui la tradizione dell’Ottocento si concilia con la sintesi costruttiva di Cézanne e le accensioni cromatiche dell’espressionismo francese.
Tornato a Orvieto nel 1921, Prencipe elegge nuovamente la “città del silenzio” a musa ispiratrice privilegiata, alternando una personale elaborazione del paesaggismo cezanniano e novecentista a un fare di ispirazione neoromantica, dalle sottili suggestioni atmosferiche. A fronte delle correnti che animano il ritorno all’ordine l'artista mostra, dunque, di preferire una linea alternativa, una sorta di moderata modernità.
Nel dopoguerra, lontano per scelta dalle problematiche e dai dibattiti della pittura del tempo, Prencipe, ormai residente a Roma dove dal 1936 insegna incisione all’Accademia di belle arti, rimane fino alla fine fedele alla sua estetica del silenzio, continuando a dipingere malinconiche vedute cittadine, spesso vicine, per la scelta di un raffinato tonalismo, alle atmosfere della Scuola Romana.
Le curatrici
Teresa Sacchi Lodispoto
Storica dell’arte specializzata presso l'Università "La Sapienza" di Roma, si occupa di arte italiana tra Ottocento e Novecento, con particolare attenzione all'ambiente romano, abruzzese e umbro. È tra i fondatori dell’associazione culturale Archivio dell’Ottocento Romano. Attenta anche alle tematiche della mediazione museale, collabora con il Centro di didattica museale dell’Università di Roma Tre ed è dottore di ricerca in Innovazione e valutazione dei sistemi di istruzione. Ha pubblicato saggi su Ernesto Biondi, Gennaro Della Monica, Umberto Prencipe, Giulio Aristide Sartorio e sull’associazionismo artistico e l’istruzione artistica romani negli ultimi decenni dell’Ottocento. Con Sabrina Spinazzè ha curato il volume Ernesto Biondi. La scultura viva (Archivio dell’Ottocento romano, 2006) e le mostre Umberto Prencipe 1879-1962 Reatà e visione (Roma, Museo di Roma, 2009) e Ilario Ciaurro. Pittura scultura grafica ceramica (Orvieto, Palazzo Coelli, 2012). È autrice con Eugenia Querci di Ernesto Biondi e l’America. L’avventura dei Saturnali oltreoceano (Fondazione Nevol Querci, 2008) e con Sabrina Spinazzè di Ilario Ciaurro 1889-1992 (Orvieto, Orvieto Arte-Cultura-Sviluppo, 2012). È membro della commissione scientifica del Catalogo generale di Francesco Paolo Michetti promosso dall’Archivio dell’Ottocento romano.
Sabrina Spinazzè
Storica dell’arte specializzata presso l'Università "La Sapienza" di Roma, si occupa di arte italiana tra Ottocento e Novecento, con particolare attenzione all'ambiente romano, abruzzese e umbro e alla produzione artistica femminile. È tra i fondatori dell’associazione culturale Archivio dell’Ottocento Romano e presidente dell’Archivio Umberto Prencipe. Ha pubblicato saggi su Umberto Prencipe, Duilio Cambellotti, Adolfo De Carolis, Ernesto Biondi, Giulio Aristide Sartorio, sulla politica espositiva del Ventennio, sulla storia della Galleria d’arte moderna di Latina, sull’attività artistica femminile durante il fascismo, su Attilio Simonetti e gli artisti-antiquari tra Otto e Novecento. Ha collaborato a lungo con la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e con la Galleria d’arte moderna di Latina. E’ autrice della monografia Umberto Prencipe (1879-1962) (Orvieto Arte-Cultura-Sviluppo 2008). Con Patrizia Rosazza Ferraris e Marcella Cossu ha curato il catalogo della mostra Marcel Duchamp ed altri iconoclasti, anche (De Luca 1997). Con Laura Iamurri ha curato il volume L’arte delle donne nell’Italia del Novecento (Meltemi, 2001). Con Teresa Sacchi Lodispoto ha curato il volume Ernesto Biondi. La scultura viva (Archivio dell’Ottocento romano, 2006), le mostre Umberto Prencipe 1879-1962 Realtà e Visione (Roma, Museo di Roma, 2009) e Ilario Ciaurro. Pittura scultura grafica ceramica (Orvieto, Palazzo Coelli, 2012), e la monografia Ilario Ciaurro 1889-1992 (Orvieto, Orvieto Arte-Cultura-Sviluppo, 2012). È membro della commissione scientifica del Catalogo generale di Francesco Paolo Michetti promosso dall’Archivio dell’Ottocento romano.