Un altro tempo. Tra Decandentismo e Modern Style
Una mostra di Lea Vergine che mette a nudo uno più interessanti fenomeni artistici e culturali del Novecento: un crocevia di artisti, poeti, scrittori e fotografi attivi tra Londra, Parigi e l’Italia tra la fine degli anni Dieci e gli anni Trenta del novecento.
Comunicato stampa
Provate un po’ a immaginare una situazione così: Virginia Woolf ricama a punto-non-so-che-cosa lo schienale di una seggiola, su disegno progettato da Duncan Grant mentre sua sorella Vanessa Bell disegna per lei la copertina di The Waves intanto che Percy Wyndham Lewis, tra un Blast e l'altro, dipinge il ritratto di Edith Sitwell fotografata con i suoi fratelli da Cecil Beaton. I tre Sitwell si fanno affrescare la Villa di Montegufoni in Val di Pesa da Gino Severini; dopodiché tutti giù a rovistare tra gli avanzi di gomitoli di lana per i calzerotti da inviare ad Alec Guinnes sotto le armi. Ma cos'è? Una burla, una sceneggiatura per una pièce? No. È tutto vero.
Tratteggiare una mescolanza di personalità illustri e individui burloni è sufficiente a dare un'idea solo molto approssimativa di uno dei luoghi bizzarri di un Novecento ancora sconosciuto.
Ricostruirlo è il compito di una mostra ideata da Lea Vergine al Mart di Rovereto: “Un altro tempo. Tra Decadentismo e Modern Style”, dal 22 settembre 2012 al 13 gennaio 2013. Attraverso un centinaio di opere bizzarre e audaci, l’esposizione mette in luce uno dei più interessanti fenomeni artistici e culturali del Novecento.
“Un altro tempo” è composta da sculture, dipinti e disegni, ma anche da oggetti d’uso, grafica editoriale, libri, fotografie e arredi. Sono oggetti quasi del tutto sconosciuti fuori dall’Inghilterra, e soprattutto esposti ora per la prima volta.
L’interesse di queste opere non sta solo nel loro valore artistico, ma anche nella capacità di evocare emozioni e sensazioni che appartengono appunto a “un altro tempo”: sono oggetti unici, spesso eccentrici rispetto ai canoni delle arti figurative. Vederli riuniti in un percorso espositivo offre al visitatore l’occasione per una rivelazione appassionante. “Una mostra non si fa solo per guardare e vedere ma anche per sapere” scrive Lea Vergine: l’ambizione di
“Un altro tempo” è quella di portare a conoscenza del pubblico un mondo mai considerato dalla storia dell’arte, ed oggi in parte scomparso, in cui le connessioni tra gli artisti sono spesso sorprendenti.
Un allestimento d’eccezione, ideato da Antonio Marras e curato da Paolo Bazzani, avrà il compito non di offrire un supporto alla mostra ma piuttosto di far rivivere questo “altro tempo” nell’esperienza soggettiva del visitatore. L’idea di Marras è quella di inserire le opere in un contesto estetico che evoca una casa londinese di Bloomsbury. Entrando in mostra attraverso uno stretto corridoio, si accede ad una serie di stanze dove sfondi e mobili sono verniciati con una curatissima palette di colori caldi e “molto polverosi”, secondo le indicazioni di Marras. Questo allestimento darà al visitatore la possibilità di immaginare e ricostruire quel tessuto di relazioni che rappresenta il vero cuore di “Un altro tempo”.
La mostra è accompagnata da un libro-catalogo, edito da Il Saggiatore.