Un magico ponte da Tiziano a Rubens
L’esposizione nell’ambiente suggestivo della Casa natale di Tiziano di due magnifiche stampe, entrate nel patrimonio della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, permette di rivelare ai visitatori l’affascinante vicenda del grande telero perduto dell’artista raffigurante la Battaglia di Cadore, e l’influenza che questo ebbe, un secolo più tardi, sul famoso artista fiammingo.
Comunicato stampa
Una preziosa occasione per conoscere nuovi aspetti dell'arte di Tiziano e scoprire la rete quanto mai intrigante di vicende interpretative, invenzioni, richiami e debiti iconografici, ma anche di vera ammirazione che lega due sommi artisti attraverso i secoli, ci viene offerta dalla piccola ma significativa mostra-dossier che si tiene dal 1° agosto al 1° settembre nella Casa natale di Tiziano a Pieve di Cadore, suo paese natale, nell’ambito della rassegna Estate Tizianesca 2024.
L'esposizione è frutto della collaborazione tra Magnifica Comunità di Cadore e Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, con il sostegno fondamentale della Camera di Commercio Treviso e Belluno/Dolomiti per l'intera rassegna.
L’iniziativa dà anche l’opportunità di visitare la Casa natale dell’artista che successivamente sarà chiusa per interventi di restauro.
“Un magico ‘ponte’ da Tiziano a Rubens. La fortuna di un dipinto perduto” è il racconto delle vicende di un’opera emblematica del Vecellio purtroppo perduta - e che ancora attende un’identificazione condivisa della battaglia raffigurata dal cadorino - e nel contempo della fortuna e influenza che un secolo più tardi le invenzioni di Tiziano ebbero nei confronti del grande artista fiammingo.
In mostra due importanti opere grafiche oggetto di donazione e lascito significativi a favore della Fondazione: la monumentale incisione datata 1623 tratta da un capolavoro di Rubens ora conservato all’Alte Pinakotheke di Monaco, la “Battaglia delle Amazzoni” (1613 circa), tradotta su rame da Lucas Vostermann, e la stampa di Giulio Fontana - citata già da Ridolfi e di cui sono conservati al mondo pochissimi esemplari di questa qualità e completezza - tratta da quella che doveva essere la grandiosa tela di Tiziano conosciuta come la “Battaglia di Cadore”, realizzata per la Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale, ma purtroppo distrutta nel devastante incendio del 1577.
Al centro della scena un ponte: potente fulcro dell’intera composizione nell’invenzione tizianesca, che ritorna nell’opera di Rubens, emblematico trait-d’union tra i due artisti.
L’incisione da Rubens, che ha arricchito recentemente la raccolta di stampe “di” e “da” Tiziano della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore - con i suoi 400 pezzi ormai la più ricca e importante sul cadorino - è in effetti straordinaria non solo perché realizzata dal più stretto collaboratore di Rubens in questo ambito
e per le notevoli dimensioni (85.6 × 120,8 cm) tratta da sei lastre su fogli incollati insieme, ma anche per i chiari riferimenti a Tiziano e all’opera del Ducale perduta.
Rubens poté conoscere il dipinto tizianesco non solo indirettamente attraverso copie, ma anche dal disegno preparatorio, che addirittura figurava nell'inventario della sua collezione e che oggi è conservato al Louvre.
La seconda stampa cinquecentesca esposta, incisa dal veronese Giulio Fontana, è un'importante testimonianza del grande telero di Tiziano ed è talmente rara da costituire quasi un unicum, quindi considerata di grande importanza documentale.
Dunque affascinanti rimandi, incroci d’arte, riflessioni attributive che gettano nuova luce sull’arte e la vita di Tiziano, di cui la curatrice della mostra, Stefania Mason, presidente del Consiglio scientifico della Fondazione, dà conto anche nel catalogo edito da ZeL Edizioni.
Era stato Tiziano a proporre al Gran Consiglio l’ardua impresa di realizzare un grandioso telero, raffigurante una battaglia, per la zona più complicata del salone nel Palazzo dei Dogi, “...da la banda verso la piaza, che è la più difficile et che homo, fino questo dì, non ha voluto tuor questa impresa”: in totale controluce.
Ma l’opera, consegnata nell'agosto del 1538, in ritardo rispetto alle previsioni e solo dopo che il Senato ebbe intimato al pittore la restituzione del denaro ricevuto, non avendo ottemperato all’incarico, dovette essere davvero grandiosa, capace come fu di influenzare contemporanei e posteri.
“Quel magico ponte inventato da Tiziano, per quei pochi decenni in cui fu visibile - scrive Stefania Mason - dovette impressionare altri artisti”, compreso Tintoretto che lo riproduce a sinistra nella giovanile “Conversione di san Paolo”.
Nella supplica, Tiziano non aveva chiarito quale battaglia intendesse dipingere, mentre Francesco Sansovino nell’affascinante descrizione della tela che ci ha lasciato, segnalando la mancanza della tabella esplicativa nell’originale – quella sorta di didascalia presente invece negli altri teleri – assecondava i dubbi della critica, che negli anni ha avanzato ipotesi diverse: talvolta la Battaglia di Ghiaradadda (ma si sarebbe trattato della terribile sconfitta dei veneziano ad Agnadello), talaltra la Battaglia di Spoleto (a seguito del sacco di Barbarossa nel 1155 della città umbra) e, soprattutto, la Battaglia di Cadore del 1508, con il trionfo dell’esercito della Serenissima guidato da Bartolomeo d’Alviano su Massimiliano I.
A sostenere l’ipotesi fu già Ridolfi nelle sue Meraviglie dell’arte (1648) e a riconfermarne l’attendibilità l’indimenticato Lionello Puppi (2009), che scorgeva il Castello di Pieve di Cadore nel simulacro del castello in fiamme dipinto da Tiziano, e forse il suo Rusecco (Riosecco) nel fiume che scorreva sotto il ponticello.
Rubens che pare fosse entrato in possesso del disegno preparatorio dell’artista cadorino, fu probabilmente colpito dall’invenzione tizianesca al punto da riproporne l’idea nella tela ora a Monaco, in cui raffigura la battaglia tra Teseo re di Atene e Talestri regina delle Amazzoni, sul ponte del Termodonte, il fiume sulle cui rive secondo la leggenda, vivevano, le donne guerriere.
Anche qui il ponte fa da perno a tutta la composizione, con il vuoto che crea al centro, la frenesia della battaglia sopra e le masse di corpi cadenti ai lati.
A distanza di un secolo la forza iconografica e la potenza compositiva del capolavoro di Tiziano permanevano ancora, e la stampa di Vostermann - entrato nel 1618 nella bottega avviata da Rubens proprio allo scopo di trarre da alcuni suoi dipinti diverse incisioni destinate a personalità importanti del tempo -, riproducendo l’originale fedelmente e con assoluta perizia (seppure en reverse) getta “un ponte” tra due straordinari protagonisti dell’arte.
Il 1 agosto dunque l’inaugurazione della mostra-dossier sarà preceduta (ore 17.30) da una conferenza della curatrice Stefania Mason che, nel raccontare le vicende evocate dalle due eccezionali stampe - ora conservate nella città natale di Tiziano grazie alla donazione di Fabio Zanella, in memoria dei genitori Luisa e Sincero, e del lascito di Giovanni Maria Susin - giunge alla conclusione, con un'attenta ricostruzione delle fonti, che il pittore abbia rappresentato proprio la Battaglia, combattuta vittoriosamente nel “suo” Cadore, avvalorando l'attribuzione avanzata da Lionello Puppi 15 anni fa.