Una linea d’ombra nei margini della pittura

Informazioni Evento

Luogo
FRAC - CONVENTO FRANCESCANO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
Via Convento , Baronissi, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

ven 9-12, lun-gio 9-12 e 16-19

Vernissage
30/06/2014

ore 18,30

Artisti
Italo Bressan, Marco Pellizzola
Curatori
Valeria Tassinari
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Attraverso le esperienze di Bressan e Pellizzola, la mostra propone una riflessione sulla pratica della pittura oggi, riscoprendo il valore che l’ombra assume quale prima traccia immaginativa di un percorso.

Comunicato stampa

Lunedì 30 giugno alle ore 18,30 nella Sale delle Conferenze del Museo-FRAC di Baronissi, il sindaco Gianfranco Valiante, l’assessore alla cultura Emanuela Migliore e Massimo Bignardi direttore del FRAC inaugurano la mostra Italo Bressan e Marco Pellizzola. Una linea d’ombra nei margini della pittura.

Curata da Valeria Tassinari l’esposizione è stata promossa dal museo ARCOS e dal Museo-Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi in collaborazione con il Dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena, il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Ferrara, la Galerie KOMA di Mons, la Galleria Goethe di Bolzano.
Essa propone, attraverso le esperienze di Italo Bressan e Marco Pellizzola – due artisti italiani entrambi docenti presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e dagli anni ottanta sulla scena espositiva nazionale ed internazionale –, una riflessione sulla pratica della pittura oggi, riscoprendo il valore che l’ombra assume quale prima traccia immaginativa di un percorso, precisa Bignardi, «avviato dalla relazione tra i segni e la superficie, l’ordito che nasce e dà vita all’immagine come proiezione di uno sguardo interiore che svela l’esistenza della sua presenza nel pensiero, nello spirito[…].» La mostra proporrà dipinti e installazioni (interventi pittorici realizzati site specific), nonché una scelta di disegni e di acquerelli.

Il tema dell’ombra trova una immediata verifica nel vasto dizionario di immagini offerto dalla storia dell’arte, precisa Valeria Tassinari, ovvero «la vasta letteratura che le è stata dedicata, se ne può parlare diffusamente, passando dall’ambito teoretico a quello scientifico, dalla letteratura alla teologia, scegliendo tra un repertorio lessicale vastissimo; eppure, anche davanti a tante definizioni, difficilmente riusciremmo a sentire di averla davvero catturata, di averne colto l’essenza.»
In tal senso l’esperienza di Italo Bressan, rileva Annamaria Restieri, dichiara una pratica della pittura, «in cui l’ombra non agisce solo per oscurare ma per intensificare la profondità dei piani, trasformare ogni apparenza e generare nuove visioni, in un reciproco e lento cercarsi, accostarsi con la luce e il colore. Mentre si impone lo stretto connubio fra ombra e anima, l’artista attende che dal buio flussi d’ombra si combinino alla luce originando accesi cromatismi che, al di là della tela, aspettavano già di essere evocati in superficie. ».

Mentre per Marco Pellizzola la pittura si fa esperienza diretta dell’anima, perché, ricorda Federica Pace, essa «compie un viaggio all’interno dell’enigma dell’immagine ponendoci davanti una sorta d’impronta che è, al tempo stesso, segno dell’ esistere e dello scomparire, vale a dire concretezza dell’oscurità ed evanescenza. Riesce a far da tramite con il mondo corporeo e quello incorporeo. Se provassimo a tracciare una storia dell’ombra nella cultura occidentale, attraverso questo opere, ci accorgeremmo che dominano di gran lunga le valenze negative. Presso le culture arcaiche è proiezione temibile del corpo umano, nell’immaginario classico e cristiano è simulacro dei morti, per Marco Pellizzola tuttavia l’universo umbratile rappresenta un inizio, un non-dove nel quale ricercare l’origine della propria esperienza. ».

Dopo l’allestimento nella galleria dei Frati del Museo-Frac di Baronissi, la mostra proseguirà per Siena, ove sarà ospitata nella Serra Storica e nell’Orto Botanico dell’Università di Siena; in autunno a Palazzo Turchi di Bagno complesso del Polo museale dell’Università di Ferrara, poi 2015 alla Galleria Goethe di Bolzano.

Accompagna l’esposizione il volume curato da Massimo Bignardi per i tipi di Gutenberg Edizioni, dal titolo Viaggio nell’ombra. Italo Bressan e Marco Pellizzola nei margini della pittura, con contributi di Ada Patrizia Fiorillo, Giovanni Iovine, Valeria Tassinari, Annamaria Restieri, Federica Pace, Ico Gasparri , Linda Gezzi , Pasquale De Cristoforo, Marco Gazzano, Mimmo Jodice intervistato da Pasquale Ruocco. Chiude il volume un’ampia antologia di brani dedicati all’ombra

Italo Bressan nasce a Vezzano (TN) nel 1950. Compie gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera dove insegna Pittura dal 1982. Fin dagli anni Settanta il suo lavoro si caratterizza per l’intima e coerente indagine sul senso profondo ed emozionale della luce e del colore. Chiave di volta del processo esecutivo di Bressan è l’esperienza ovvero l’osservazione di una serie di fenomeni percettivo-cromatici che accadono durante il fare creativo e che si rivelano lentamente tra le superfici e le profondità dei supporti: dalla carta e dalle tele dipinte degli anni Settanta ai lavori su garza e tulle degli anni Ottanta, fino all’acquisizione, nei primi anni del Duemila, del supporto vetrato.

A partire dal 1974 è stato protagonista di numerose mostre personali, fra queste quella alla Galleria Civica di Modena e alla Galerie am See di Zug (1990); alla Galleria Arte 92 di Milano (2004); alla Franfurter Westend Galerie a Francoforte (2005); alla Goethe Galerie di Bolzano (2009). Tra le collettive si ricordano: “Linee della ricerca artistica in Italia” (1982); Quadriennale di Roma (1986); “Situazioni” al Museo d’Arte Contemporanea di Trento e Rovereto (2003); “Pittura Aniconica” alla Casa del Mantegna di Mantova (2007). Nel 2009 espone allo Yuzi Paradise International Art Symposium di Guilin e l’anno successivo partecipa alla mostra “10 Anni di Museo a Lissone” al Museo di Arte Contemporanea di Lissone. Nel 2013 riceve il Premio alla carriera Bice Bugatti-Segantini e nel 2014 partecipa alla mostra “Call For Papers” in collaborazione con la Building Bridges Foundation e l’ Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles.

Marco Pellizzola, nato a Cento ( Fe) nel 1953, ha compiuto gli studi artistici a Bologna. Dal 1974 al 1982, ha lavorato nello studio bolognese del pittore e cartellonista pubblicitario Sepo (Severo Pozzati), con il quale ha approfondito la propria formazione culturale e tecnica.

All’inizio degli anni Ottanta ha iniziato un’intensa attività artistica, che lo ha portato ad esporre in numerose mostre personali e collettive in Italia e in Europa.Attualmente è titolare di cattedra di Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Il suo lavoro si è caratterizzato per un’intensa attività di ricerca, dapprima in ambito prevalentemente segnico e pittorico, poi sviluppando una particolare attenzione per il disegno,inteso sia come elemento di installazioni che come forma espressiva autonoma, e per la scultura di carattere installativo.

Tra i temi ricorrenti del suo lavoro figurano elementi legati all’impalpabile e alla spiritualità come i cieli stellati, il volo, le ombre. Oltre alle opere da studio realizza progetti di opere ambientali e sculture pubbliche. Particolare rilievo ha assunto negli ultimi anni la progettazione di interventi ambientali in contesti urbani, con opere di grande scala in mosaico ceramico, come Il Giardino del Gigante a Cento (Fe) opera ambientale con grandi sculture vivibili, l’opera Porta Celeste, realizzata al Parco Nord di Milano, l’installazione permanente L’ombre du loup presso il Parc Gilson a La Louviere ( Belgio), l’intervento Costellazioni dell’Arte nel parco del Museo MAGI’900 a Pieve di Cento (Bologna). Collabora con poeti e scrittori in edizioni d’arte e cura mostre e iniziative artistiche e culturali.